Caro Foa ora cambi l’Italia. Può riuscirci

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di Cristiano Puglisi.

Siamo da anni costretti a sorbirci salotti televisivi dove gli ospiti pendono tutti immancabilmente dalla stessa parte. Grave soprattutto è il fatto che le principali materie che consentono al cittadino, in epoca di globalizzazione, una maggiore comprensione della realtà socio-politica circostante, la geopolitica e l’economia, siano (volutamente?) affrontate con superficialità, e comunque sempre e solo seguendo un’unica scuola di pensiero, guarda caso quella delle parassitarie elites globaliste e mondialiste che hanno depredato questo Paese. Caro Foa, si metta all’opera subito lei che sappiamo avere a cuore questi temi

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Egregio Dottor Marcello Foa,

avendo seguito con grande apprensione la sua vicenda negli ultimi due mesi e potendo finalmente complimentarmi con lei per l’ottenuto risultato, mi permetto oggi di scriverle dalle colonne di questo prestigioso organo di informazione, che immagino essere a lei molto caro.

Vede caro Foa, il ruolo che andrà a ricoprire, quello di Presidente della Rai, è forse il più importante all’interno di questo Governo. Il motivo non glielo devo certamente spiegare, avendo letto avidamente i suoi saggi e i suoi articoli, so che lei comprenderà la natura di questa che solo apparentemente può sembrare un’esagerazione.

Se infatti è vero (ed è vero) che, parafrasando George Orwell in 1984 “chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato“, mentre i ministri di questo strano esecutivo dovranno occuparsi di problematiche contingenti, lei si occuperà del futuro degli italiani. Del loro modo di vedere, sentire, percepire la realtà.

Una realtà che, come lei ben sa, per essere compresa a fondo necessita di una narrazione plurale, sia del passato che del presente, non obiettiva giacché l’obiettività è forse utopia, ma aperta a più punti di vista, a più prospettive. Purtroppo, soprattutto negli ultimi anni, questo pluralismo ci è stato brutalmente negato, sostituito da un’opera pervasiva di indottrinamento coatto, per il tramite dell’industria culturale e della sua massima rappresentante, la Rai appunto, che non si è posta limiti. E forse, stante comunque la diffidenza verso le ONG che stilano queste classifiche, non è un caso che il nostro Paese sia sempre e comunque in posizioni di rincalzo quando si tratta di misurare la libertà di stampa e di espressione.

E così siamo da anni costretti a sorbirci salotti televisivi dove gli ospiti pendono tutti immancabilmente dalla stessa parte.
Grave soprattutto è il fatto che, a mio modesto avviso, le principali materie che consentono al cittadino, in epoca di globalizzazione, una maggiore comprensione della realtà socio-politica circostante, la geopolitica e l’economia, siano (volutamente?) affrontate con superficialità, e comunque sempre e solo seguendo un’unica scuola di pensiero, guarda caso quella delle parassitarie elites globaliste e mondialiste che hanno depredato questo Paese.

Basta, caro Foa. Si metta all’opera subito lei che sappiamo avere a cuore questi temi. È lei la persona giusta e noi crediamo in lei. Facciamola finita. Le hanno dato del complottista per aver scritto la prefazione a un saggio di Enrica Perucchietti sulle fake news. Ebbene, io quel saggio l’ho letto e posso dire che è un’opera notevole. Cominci da lì allora.

Cominci, dunque, a dare dignità a quella rete di ricercatori, giornalisti, blogger e scrittori indipendenti, di destra e di sinistra, che in cambio di spesso scarsi guadagni ma con tanta passione hanno in questi anni cercato di produrre informazione vera, con i loro libri, i loro siti web, le loro piccole case editrici, le loro conferenze. Sono loro il nostro più grande patrimonio e sono, in fondo, anche loro che hanno permesso che lei arrivasse dove è arrivato.

Penso a personaggi come il giovanissimo Sebastiano Caputo, che scrive tra l’altro anche per Il Giornale, coraggioso e validissimo conoscitore di questioni geopolitiche, che ha inventato quel gran pensatoio che è L’Intellettuale Dissidente. Penso a Gianluca Marletta, autore di saggi proprio con la Perucchietti. Ma anche a Enzo Pennetta e tanti altri che sono stati ostracizzati dal mainstream e che meriterebbero, nell’ottica di un’informazione plurale, ben altra considerazione.

E poi ci sono gli accademici e i professionisti già affermati o di lungo corso che in questi anni sono stati tenuti sapientemente alla larga dalle reti pubbliche probabilmente a causa della loro non adesione al pensiero unico. Penso all’ottimo Alberto Negri, giornalista e raffinato analista di politica estera, per esempio. Ma anche a Maurizio Blondet. Oppure a economisti come Giulio Sapelli e Antonino Galloni, che meriterebbero ben più attenzione di un Cottarelli qualsiasi. Avrei citato anche Giampaolo Rossi ma in quanto a lui, fortunatamente, sappiamo già con certezza che sarà al suo fianco in questa nuova avventura.

Vede, caro Foa, i nomi non mancano di certo e ce ne sono ovviamente molti altri, con i quali mi scuso fin da ora per la mancata citazione. Perché la cosa bella è che, in questa Italia che qualcuno ha cercato di zittire, sottomettere, addomesticare, le menti migliori non si sono arrese e hanno invece continuato a lottare. E ora? Ora tocca a lei farsi portavoce di questa voglia di reagire di una piccola ma ben attrezzata classe di intellettuali e portarla sul palcoscenico che merita.

Se ci riuscirà non io ma l’Italia, di oggi e di domani, gliene sarà grata.

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