Quando germoglia l’anima è un Buon Natale

I bambini leggono oltre i dati narrativi

Quando guardo questo affresco di Giotto, nella Cappella di Santa Maria della Carità, mi affascina il blu intenso della notte, dove il posto delle stelle è preso dagli Angeli e nei volti quieti di Maria e di Giuseppe traspare il cuore, che ha presente la missione del Figlio.

Un Natale diverso da quello dei telegiornali, che dicono: -C’è un clima di Natale per le strade: le bancarelle, le luci, la neve …

Davanti a questi due modi di vedere il Natale, ti auguro di porti la domanda: “Quale Natale scelgo per la mia vita?”

e il Prof. Roberto Filippetti, meditando nel suo Vangelo secondo Giotto raccontato ai bambini, scrive:

«… dormono le pecore, ma una veglia teneramente sul proprio agnellino e gli accarezza la schiena col muso. L’asinello con le orecchie tese e il bue dai grandi occhi fissano intensamente il Bambino. La levatrice e la Madre depongono il Nato nella mangiatoia. Gli occhi di Maria e Gesù si cercano, si attraggono si parlano senza parole. … San Giuseppe, con gli occhi socchiusi, col capo appoggiato alla mano, ha nel volto una mestizia composta, non avendo potuto trovare un posto più accogliente per la nascita del Figlio di Dio. … Lui, Giuseppe, così affezionato a quel Bambino così suo e così di un Altro …».

Queste parole dipingono nell’anima il riflesso delle forme e dei colori di Giotto, facendone rivivere il senso.

Spero che tutti noi adulti ci siamo ormai accorti, con l’ausilio di fotografie a buona definizione (non questa), per esempio, che S. Giuseppe non sta dormendo, ma meditando sul Mistero del Natale orientato alla croce, com’è simboleggiato dal nimbo del Bimbo.

Ho voluto proporre agli alunni di quinta elementare questa stessa Natività e  ho chiesto loro, dopo aver analizzato genere e numero dei quadrupedi accovacciati accanto ai pastori:

– Perché Giotto ha voluto dipingere sette animali?

– Per ricordare i giorni della Creazione!

– E perché, secondo voi, ha voluto ricordare questo particolare proprio nell’affresco sulla Natività?

Risposta: – Perché ora è nato il Creatore.

Certo, la spiegazione potrebbe andare un poco oltre, ma è un buon inizio. Natale e creazione, pensate: Che intuizione ben meditata! Forse ci conviene iniziare a meditare come Giotto!

Non è strano che a dei bambini di dieci anni riesca di spingersi tanto avanti. In realtà, accompagnati da parole e immagini, -le parole della Scrittura che illumina e le immagini che la interpretano oltre che descriverla e narrarla-, essi imparano la grammatica dei simboli, riuscendo a operare importanti collegamenti, che possono stupire anche veri specialisti. Escono, così, dalla prospettiva stereotipica del dipinto inteso, sempre e comunque, come didascalico.

 

San Martino

Raccontando agli alunni delle classi seconde elementari la storia di San Martino, ho provato a illustrarla con i suggestivi affreschi, tardo quattrocenteschi, -o di “ritardisti” del primo cinquecento-, della chiesina Romanica di S. Martino in Calcinate (BG), distante solo trenta minuti dal paese ove insegno.

Ho fatto notare ai bimbi che, dopo che S. Martino ha donato metà della sua clamide (mantello corto militare), nell’affresco accanto, la si vede sulle spalle di Gesù e non più su quelle del povero.

  • Perché Gesù ha “rubato” il mantello al povero?

La risposta non si è fatta attendere: – Gesù è in ogni povero. Chi fa un gesto di amore a un povero, lo fa a Gesù!

Buona risposta, no? Certo non è sempre così immediata la risposta illuminante. Io, prima di intuirlo avevo dovuto riflettervi un poco, ma loro sono stati immediatamente intuitivi. I bambini colgono il senso del simbolo nelle immagini e lo sanno collegare alle parole e alle fonti conosciute.

Questo è un Buon Natale!

 

Giotto e I volti del Padre e del Figlio

Qualcuno assai titolato e preparato, scrivendo della bellissima Cappella Scrovegni, ha detto che i volti del Padre (arco trionfale) e del Figlio (Giudizio universale della controfacciata) sono “inspiegabilmente” somiglianti tra di loro. Io, allora, ho chiesto alle mie scolaresche delle classi quinte come mai i due volti siano somiglianti. E gli alunni mi hanno risposto: -Ma Maestro, “Chi vede me, vede il Padre!”.

Già, così scrive l’Evangelista Giovanni. “Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti …” sgorga la bellezza della verità. E a Natale, vedere Gesù Bambino, significa vedere, in un volto diverso, e in un modo diverso, il Padre.

 

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *