di Andrea Zambrano.
Il vescovo spagnolo Xavier Novell è dovuto uscire dalla chiesa scortato dalla Polizia municipale facendosi largo tra gli insulti e le minacce inferocite di un nugolo di attivisti dell’associazione Lgbt De Transcantó. Ma che cosa aveva fatto di male questo vescovo? Niente, aveva semplicemente detto un’ovvietà: che nella persona con tendenze omosessuali manca la figura paterna. Una verità scientifica, prim’ancora che cattolica.
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La si rigetta perché queste violenze sono accadute in un lontano passato e non potranno mai più riaccadere. Invece certi episodi sono la spia di un fenomeno strisciante che l’opinione pubblica tende a minimizzare. Parliamo della persecuzione che sta subendo la Chiesa cattolica in Spagna. Persecuzione ormai alla luce del sole e non più evocata da qualche maniaco visionario. Nella parte del carnefice ci sono le associazioni Lgbt che sono diventate così forti da dettare l’agenda dei governi nazionali e locali. Carnefici, dicevamo. Sì, perché al loro posto negli anni ’30 del ‘900 in Spagna c’erano i rivoluzionari di estrazione marxista che dettero poi vita alla guerra civile, in cui la Chiesa pagò il suo tributo di sangue: prima di ammazzare preti e vescovi, in Spagna furono 13, iniziarono minacciando il clero, poi irridendolo pubblicamente con azioni dimostrative, ancora, impedendone l’esercizio, bruciando chiese e infine arrivando al delitto dopo essere passati per il pestaggio.
In Spagna siamo passati dalla fase della protesta provocatoria all’impedimento dell’esercizio episcopale. La storia ci insegna quale sarà il prossimo passo. Quando ci sarà la prima vittima, Dio ce ne scampi, tutti si accorgeranno che qualche cosa è accaduto.
Certe cose stanno riaccadendo con le stesse vittime, il clero, ma differenti carnefici, oggi le lobby Lgbt? Chi dice no forse non conosce la situazione spagnola che domenica ha visto l’introduzione di un ulteriore tassello nell’inquietante escalation di violenza verbale nei confronti di un vescovo, che è stato preso di mira con cori e insulti all’uscita da messa tanto che per allontanarsi il pastore ha chiesto aiuto alla Polizia (VIDEO).
Scene del genere in Spagna non accadevano appunto da quei giorni, che così si stanno diabolicamente riattualizzando sotto le insegne della dittatura di pensiero gay. Ma che cosa aveva fatto di male questo vescovo? Niente, aveva semplicemente detto un’ovvietà: che nella persona con tendenze omosessuali manca la figura paterna. Una verità scientifica, prim’ancora che cattolica. Ma al collettivo Lgbt della città di Tárrega, 16mila abitanti nella diocesi di Solsona, Catalogna, è bastato per attentare all’incolumità del pastore.
Lui, Xavier Novell, il vescovo più giovane di Spagna e tra i più giovani del mondo, è dovuto uscire dalla chiesa scortato dalla Polizia municipale facendosi largo tra gli insulti e le minacce inferocite di un nugolo di attivisti dell’associazione De Transcantó. Il pastore era arrivato domenica per impartire la cresima ai ragazzetti della parrocchia di Santa María del Alba, ma dopo la cerimonia ad attenderlo c’erano una trentina di attivisti con cartelli e bandiere minacciose.
E’ quello che in sudamerica viene chiamato “escrache”, una protesta di piazza rumorosa e intimidatoria contro i rappresentanti del governo. Questa volta ad essere preso di mira non era un politico, ma un vescovo. Gli attivisti Lgbt hanno apostrofato il vescovo con cori offensivi e minacce. Così il sindaco della cittadina ha pensato bene di far arrivare la polizia municipale per scortare il vescovo all’automobile. Fortuna che Novell ha trovato un primo cittadino comprensivo. Nella vicina Cervera, 9000 anime nella stessa diocesi il sindaco ha promesso un intervento del Consiglio comunale per dichiarare il prelato persona non gradita. E nel capoluogo diocesano, Solsona, il municipio ha preso le distanze dicendo che certe cose non devono accadere. Insomma: il vescovo è bandito.
Ovviamente i sindaci sono stati aizzati da un nugolo di associazioni Lgbt che con gran spolvero di accuse in questi giorni hanno preparato il terreno definendo Novell un omofobo, un cattivo cristiano e un pessimo vescovo. Il tutto per quell’articoletto pubblicato sul giornalino diocesano in cui il pastore, riferendosi anche agli studi di Joseph Nicolosi (il nemico è sempre lui con le sue teorie riparative!) diceva: “Mi chiedo se il fenomeno crescente della confusione sull’orientamento sessuale di molti adolescenti non si debba imputare nella cultura occidentale alla figura paterna, che è stata assente, deviata e svuotata fino alla messa in discussione della stessa virilità”.
Alla fine il vescovo, scortato, è riuscito a salire in auto e a tornare in diocesi, mentre alcuni parrocchiani si riunivano per pregare davanti alla folla inferocita e a due lesbiche che, provocatoriamente, si baciavano.
A questo punto ci si aspetterebbe un minimo sindacale di solidarietà da parte dello stesso mondo cattolico. Macché. A parte il silenzio della Conferenza episcopale spagnola, si segnala l’intervento a gamba tesa di un’associazione di gay cristiani, chiamata Asociación Cristiana de Lesbianas, Gais, Transexuales y Bisexuales (ACGIL) che sul portale cristianosgays.com non ha preso le parti del vescovo, ma dei compagni di lotta omosessualista. “Non è la prima volta che ci sentiamo profondamente feriti da questo uomo come cristiani di diverse sessualità – dicono – è ormai obsoleto cercare le cause dell’omosessualità come se fosse una malattia, con le sue parole il vescovo di Solsona sceglie di mettersi a fianco di persone e di una società più inumane”.
Non poteva mancare un riferimento che Gesù che “è venuto a instaurare un mondo nuovo in cui tutti quelli che si amano hanno diritto di cittadinanza indipendentemente dal loro essere uomini, donne, giudei, schiavi o liberi”. Ovviamente facendo finta di dimenticarsi delle parole di Gesù sulla triste fine di Sodoma. Ma quelle associazioni sono poi quelle che, con la complicità di molti vescovi organizzano le ormai note veglie anti omofobia, rafforzando così il partito di chi nella Chiesa ha deciso di sposare la tesi dell’omoeresia.
A occhio e croce, come si chiama quello scontro dove tra fratelli ci si accoltella e si gode nel colpire l’altro per le sue idee? A casa nostra si chiama guerra civile. Ma in Spagna è una parola che non si può pronunciare.
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana