L’uomo tra Amore e Croce

 

Le Nozze di Cana sono il primo segno nel Vangelo secondo Giovanni. La resurrezione di Lazzaro è il sesto. Nei Vangeli, come in tutto l’A. e N. Testamento, i numeri hanno significato simbolico, riferito alla creazione, all’uomo, all’Alleanza, al Popolo di Israele, alla Chiesa e così via.

 

Il mondo uscì dalle mani di Dio in sei giorni

Il sesto giorno, il Venerdì, fu la creazione dell’uomo. Lo ricordano anche le sei giare piene d’acqua, che verranno trasformate in vino. E quando Gesù morì? Morì nel sesto giorno, il venerdì, nel giorno in cui l’uomo vecchio, simboleggiato da Giuda, tradì il Messia, l’Uomo nuovo. Giuda ribadì, con il suo grave gesto, l’intenzione di peccato del primo uomo.

 

Il sesto giorno

Gesù, nel sesto giorno, celebra la Sua fedeltà al Padre, e all’Uomo, donando la propria vita nel sacrificio, offrendosi al Padre per gli uomini, vivendo come Adamo avrebbe potuto vivere. Giuda, invece, tradisce il Figlio dell’Uomo. Offrirsi, parola composta da ob (innanzi) e ferre (portare), portare davanti, offrirsi, significa che Egli porta sé stesso al Padre, ovvero, si dedica al Padre. Sacrificò sé stesso nella morte di croce. Rese, cioè, sacra la sua umanità, dedicandola al Padre fino alla separazione del corpo dal sangue. Cristo dà in cibo il “frutto” della sua vita, al posto del frutto del bene e del male, di opposto significato e latore di morte. Cristo dà ai discepoli, nell’ultima Cena, il pane della vita e, in figura, lo anticipa a Cana nell’acqua trasformata in vino.

 

Il sacrificio di Cristo

Questo sacrificio di Cristo si distingue da quello dell’A.T., perché sarà definitivamente efficace. Si distingue dal sacrificio pagano, perché non ha lo scopo di ingraziarsi la temuta divinità, ma di manifestare l’amore di Dio all’Uomo e dell’Uomo a Dio.

Gesù ti invita alla rinuncia di ciò che  rischi di idolatrare: la vita terrena! Nelle nozze di Cana, con questo segno, il Cristo pone la famiglia a simbolo nell’alleanza tra Lui  e il suo popolo, tra Lui e la Chiesa. Il dono della famiglia è immagine di un Altro e non fine.

 

Contemplazione del Mistero Pasquale

Papa Benedeto XVI, – Gesù di Nazaret I, Rizzoli 20071, 291s – ci aiuta a capire come solo la conoscenza-contemplazione del mistero pasquale ci dia il senso della preziosità del sacrificio di Cristo nel quale si rivelano la natura del sacerdozio e dell’eucaristia. Il sacerdote, con la sua vita trasformata in eterno in Cristo sacerdote e servitore, chiama i fedeli a partecipare all’offerta di Cristo e, nella comunione eucaristica, cui tu cristiano aspiri, compone in unità il Cielo e la terra, sanando la ferita del peccato. Se non contempli l’altezza, la larghezza e la profondità del Mistero, lo banalizzi e non capirai perché Papa Francesco, in Amoris Laetitia, citi la ricezione indegna dell’eucaristia, riferendosi a 1Cor 11,17-34, col rischio di mangiare  la tua condanna.  Ti accosti all’eucaristia non per sentirti socialmente accettato, ma per unirti all’Amore, che si dona per tutti, anche per i tuoi più accesi nemici, o, per coloro dei quali credi essere nemico. Per questo, prima di recarti all’altare,  riconciliati con tuo fratello.

 

Nel terzo giorno

A Cana, Gesù procura vino in sovrabbondanza, circa 520 litri. Ciò avviene nel terzo giorno (dalla sua manifestazione). È un terzo giorno simbolico. Nell’A.T. il terzo giorno è il giorno della manifestazione di Dio, come quando sul Sinai Dio incontrò Israele (Es 19,16-18). Questa prima teofania rimanda a quella finale: la resurrezione avverrà nel terzo giorno. Con gli incontri iniziali Dio irrompe sulla terra. Con la risurrezione la terra viene squarciata e assorbita nella vita di Dio. Gli esegeti hanno notato che le chiamate dei discepoli, nel Vangelo secondo Giovanni, avvengono nell’arco di quattro giorni. Cana, successiva alle chiamate, risulterebbe il sesto o settimo dall’inizio delle chiamate. Come settimo giorno, sarebbe la festa di Dio per l’umanità (Benedetto XVI, Ibidem, passim). Come sesto, sarebbe il giorno della nuova creazione in Cristo. Cana manifesta Dio all’Uomo in Gesù in ciò che è segno per chi ha fede.

 

Gesù parla alla Madre

Gesù parla della sua «ora» non ancora giunta. Questo significa che Gesù, anche per fare il bene, e per offrirsi al Padre, non decide da sé, ma in accordo con il Padre, a partire dal suo disegno. L’«ora» è la sua glorificazione. In essa la croce, la resurrezione e la sua presenza universale, attraverso la parola ed  il sacramento, vengono guardate come un tutt’uno. L’ora di Gesù, l’ora della sua «gloria», inizia nel momento della croce. Ciò accade nell’ora in cui vengono uccisi gli agnelli innocenti. Nell’ora dell’ingiustizia si attua la tua salvezza.

 

Il Padre uccide il Figlio?

Resta un interrogativo investigato da grandi uomini, che non si spiegano come un Padre-Dio possa accettare o volere la morte di un Figlio-Uomo, benché, Dio. Quanta sofferenza innocente nei secoli e ad ogni latitudine della terra. Se Dio esiste, come è possibile? Quanto spesso anche tu ti sarai chiesto: «Perché proprio a me? Che cosa ti ho fatto?» Perché Dio, pur sapendo, non interviene, o, addirittura, si accanisce? Forse non si accanisce in certe famiglie che conoscono solo continue disgrazie?

Gesù, fin da Cana, già dalla sua vocazione, conosce il senso della sua vita. Ha una missione e la vuole servire. Non il Padre gli infligge una sofferenza insopportabile. Egli si china su ogni uomo, che, pure, voglia perseguitarlo: In Adamo tutti abbiamo peccato! (Cf Rom 5, 12-21). E tu, che in Adamo volesti ignorare il dono di Dio, ora dici: «Perché mi fai questo?». Credi che Dio non veda? Come lo stolto, dici: «Dio non esiste» (Cf Sal 14, 1; Sof 1, 12)?

 

L’ora di Gesù e la tua ora

Come Gesù ha la sua “ora”, così tu hai la tua “ora”. Nell’ora dell’ingiustizia perpetrata verso di te, si attua la tua salvezza e tu partecipi alla salvezza dell’umanità nell’unione al sacrificio di Cristo. Questa è la dottrina che ha sempre guidato i Santi, quelli canonizzati come quelli non giunti all’onore degli altari e che, pure, abbiamo conosciuto, o, conosciamo nella nostra vita quotidiana.

 

Il mio matrimonio tra Cana e la Croce

«I Vescovi del Kenya hanno osservato che, troppo concentrati sul giorno delle nozze, i futuri sposi si dimenticano che stanno preparandosi per un impegno che dura tutta la vita … il sacramento non è solo un momento, che, poi, entra a far parte del passato … (esso) esercita la sua influenza su tutta la vita matrimoniale» (AL, 215). Le nozze di Cana per Cristo hanno significato la fedeltà di Cristo verso la sua sposa, verso il suo popolo Israele, generando nella sofferenza il nuovo Israele. La vita del cristiano è vocazione all’offerta in Cristo per il bene di tutta l’umanità nella comunione di sofferenza.

 

Discernimento e ascolto

Il Santo Padre chiede di discernere gli impulsi del proprio cuore (cf AL 151); scoprire se il proprio amore sia solo affermazione del proprio io e a soddisfazione egoistica dei propri desideri.  «Gesù, come vero uomo, viveva le cose con una carica di emotività. Perciò lo addolorava il rifiuto di Gerusalemme (cfr Mt 23,37) e questa situazione gli faceva versare lacrime (cfr Lc 19,41). Ugualmente provava compassione … Provare un’emozione non è qualcosa di moralmente buono o cattivo per sé stesso. … Incominciare a provare desiderio o rifiuto non è peccaminoso né riprovevole. Quello che è bene o male è l’atto che uno compie spinto o accompagnato da una passione…» (AL 144-145).

Qui iniziano discernimento e ascolto e richiedono tempo, volontà, preghiera, accompagnamento spirituale e fraterno.

I Padri sinodali hanno fatto riferimento alle attuali «tendenze culturali che sembrano imporre un’affettività senza limiti, […] un’affettività narcisistica, instabile e mutevole che non aiuta sempre i soggetti a raggiungere una maggiore maturità». Si sono detti preoccupati per una certa diffusione della pornografia e della commercializzazione del corpo, favorita anche da un uso distorto di internet e per la situazione di quelle persone che sono obbligate a praticare la prostituzione. In questo contesto, «le coppie sono talvolta incerte, esitanti e faticano a trovare i modi per crescere. Molti sono quelli che tendono a restare negli stadi primari della vita emozionale e sessuale. La crisi della coppia destabilizza la famiglia e può arrivare attraverso le separazioni e i divorzi, a produrre serie conseguenze sugli adulti, i figli e la società, indebolendo l’individuo e i legami sociali. Le crisi coniugali frequentemente si affrontano in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio. I fallimenti danno, così, origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la scelta cristiana» (Amoris Laetitia 41).

 

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.

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