L’Apostolo Giovanni Maestro interiore

 

Dopo esserci introdotti nel cammino penitenziale, attraverso il Logo del Giubileo e la penitenza per il Regno secondo San Francesco, San Giovanni ci accompagnerà attraverso 13 scene, nella Cappella affrescata da Giotto, dedicata a Santa Maria della Carità (Scrovegni). Sarà Maestro nella crescita spirituale del credente, particolarmente del credente in crisi di fede in situazioni di relazione di coppia ferita.

 

Il percorso penitenziale si sviluppa nella sequela ed imitazione di Gesù come combattimento spirituale, fino a conseguire la meta: contemplare la luce divina, accogliendo, con Maria e Cristo, nel giudizio, coloro che riceveranno il premio della fede.

 

Quel «fiume di acqua viva, splendido come cristallo»

San Giovanni vede il fiume di acqua viva nell’Apocalisse (22, 1); esce dal seno di Dio Uno e Trino; si riversa nella Santa Umanità di Gesù, il quale è il capo del corpo, che è la Chiesa (Col 1, 18). Da qui lo Spirito trabocca con sovrabbondanza (Gv 1, 16 ss.) nell’umanità redenta. L’uomo, così, può partecipare della Sua luce, della Sua gloria. L’umanità, instaurata nuovamente in Cristo, è ricondotta al Dio Trino e Uno, da dove promana. Questo amore infinito avvolge colui che segue Cristo.

 

L’affresco di Giotto è simbolico

Gesù, al centro, senza vesti, come un bimbo, che nasce. Il corpo, a metà ricoperto dall’acqua, significa il suo riaffiorare alla vita dalla tenebra della morte. Il battesimo che riceve è solo un battesimo di penitenza, come era predicato da San Giovanni il Battista, secondo l’antica tradizione d’Israele, in attesa del Regno e del Messia. A sinistra, gli angeli reggono le vesti di Gesù. La tunica azzurra, simbolo della sua divinità, la sua natura più profonda, ed il mantello rosso, segno della sua umanità, chiamata a donarsi fino al sangue. Dal cielo, il Padre, quasi, vola verso il Cristo, indicandolo con il braccio destro teso (il braccio teso di Dio dell’A.T., che ha sempre protetto Israele) e, nella mano sinistra, regge la Parola scritta, rappresentata da un codice. La figura del Padre è ritratta in un’esplosione di fulgore divino, che sembra aver spaccato in due le montagne[1], che, infatti, fanno da cornice ai lati, divaricate. Il  battesimo, qui rappresentato senza che Giovanni versi l’acqua sul capo di Gesù, sembra calamitare l’attenzione dei discepoli di Cristo e degli angeli, accuratamente dipinti nell’atto di reggere le sue vesti. Raramente, nella storia dell’arte, questa scena, di per sé piuttosto statica, è stata resa in una scena tanto avvincente.

A destra, il Battista è affiancato da due suoi discepoli: Andrea e Giovanni, che Gesù chiamerà al suo seguito.

Solo il Padre, il Santo per eccellenza, e con lui il giovane Giovanni, ancora all’inizio del cammino di penitenza, non hanno il nimbo (aureola).

 

Per Giovanni Evangelista questo è l’inizio

Ma l’inizio non è segnato solo dalla manifestazione della voce del Padre: «Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto», e dello Spirito, apparso come sotto forma di colomba. Giovanni non è solo testimone di una trasfigurazione taboritica. Il Vangelo secondo Matteo (4, 1) ci dice che Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo, e, lì, si trattenne quaranta giorni e quaranta notti, digiunando fino ad aver nuovamente fame. Il Vangelo secondo Marco (1, 12) scrive che lo Spirito lo spinse nel deserto. Lo spinse con forza. Luca 4, 1 dice che Gesù fu condotto, pieno di Spirito Santo. Gesù è, comunque, pieno di Spirito, è una umanità privilegiata, che deve, però portare il peso di uno scontro esemplare con Satana. La sottolineatura, secondo Marco, dello spingere, può indicare l’aspetto di un’umanità in qualche modo riluttante davanti ad un combattimento fondamentale nella missione di Gesù? O vorrà dire che lo Spirito dirige l’azione con tutta la forza necessaria, poiché Cristo dovrà ora sconfiggere Satana?

Satana, non è un’immagine, una figura del male, ma una creatura, che opera il male. Giovanni si trova ad assistere all’inizio dell’opera di salvezza di Cristo. Giovanni, a breve, sarà chiamato non più a seguire il Battista, in opere di penitenza, ma a compiere il combattimento, che non è contro creature fatte né di sangue, né di carne, ma contro i principati e le potestà (Ef. 6, 11-20).

 

L’opera di Satana

Gesù, nel deserto, subirà una serie serrata di tentazioni alla sua Umanità, raggruppabili in tre fondamentali tentazioni: la tentazione dell’incredulità, della superbia, del potere idolatrico. Gesù rispose ad ogni tentazione con le parole delle Scritture. Questo significa che non si può affrontare nella vita una sola tentazione se non si è armati della Sua Parola, se non la si conosce; se non la si ascolta assiduamente.

Per te credente, “pieno di Spirito” vuol dire essere pieno della Sapienza della Parola, che parla nello Spirito. La differenza è che mentre Cristo già era colmo di Spirito, spesso tu ti avventuri nel deserto del mondo senza essere ricco della sua Parola. Anzi, sei pieno delle parole del mondo. Pensi e agisci secondo il mondo. Non puoi così affrontare la battaglia ininterrotta. Ricorda anche che Pietro fu rimproverato da Gesù che gli disse. Allontanati da me, Satana, tu pensi secondo il mondo!.  Quale è il pensiero del mondo, quale l’astuzia di Satana?  Egli intossica la tua mente, facendoti credere che non esiste nella realtà, ma che è un’idea. Si traveste da angelo di luce per sedurti, ammaliarti. Ti anestetizza, facendoti dimenticare che sei un figlio di Dio, chiamato a servirlo e ad adorarlo in questa vita e a contemplarlo nell’altra. Ti fa schiavo di false opinioni contrarie alla buona novella e carico di giudizi, pettegolezzi, invidie, maldicenze, avidità, spesso piccole, ma letali per lo spirito, fino a farti dimenticare di essere un peccatore. Sei peccatore, quando non pensi secondo Dio.

Satana non ti fa conoscere le tue passioni e credi che seguirle ti consenta di  “autorealizzarti”. Spesso ti fa scoraggiare, ti lascia nella depressione, che, molte volte, è solo delusione, amarezza, vuoto, per una vita vissuta senza Lui, anche quando ti sembra di credere in Dio, così che credi di essere stato da Lui abbandonato ingiustamente. Questa è una grave tentazione, difficile da riconoscere e vincere! Grazie alle astuzie di Satana nel tuo cuore può essersi insinuata una tentazione, che la Chiesa ha già condannato come eresia: il quietismo. Esso sostiene che, per giungere alla santità, basta affidarsi a Dio, abbandonarsi nelle sue mani senza lottare contro i propri difetti. Ti fa credere che tu sia vittima delle situazioni che ti hanno fatto soffrire, senza aver avuto anche tu delle responsabilità.

Tutto questo, per essere affrontato, ha bisogno di attento discernimento, preghiera, penitenza, confronto con una guida spirituale preparata.

 

Attento discernimento

Papa Francesco, nel discorso del 3.10.2015 alla Gendarmeria Vaticana disse:   “Tre(sono gli) scalini del  serpente antico  …

Primo scalino, avere cose … pane, …  ricchezze, che ti portano lentamente alla corruzione  – e questa- … c’è dappertutto. … per due soldi tanta gente vende l’anima …”.

Secondo gradino, la vanità (e la superbia del potere). L’invito del demonio a … indurre Gesù a inscenare … “il grande spettacolo” che dimostri facilmente la sua regale divinità. …

(Terzo gradino): il potere, l’orgoglio, la superbia: … Questo accade anche a noi, … nelle piccole cose, … ci piace quando ci lodano, come il pavone … quando hai potere, ti senti Dio e questo è il grande peccato”.

L’umiltà (è la risposta). … Gesù non risponde con parole proprie, ma con quelle della Scrittura per insegnare “che col diavolo non si può dialogare”. … pronunciare parole non sue è un atto di “umiltà” da parte di Cristo.

 

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[1] Bruce Cole, Giotto la Cappella degli Scrovegni, George Braziller, Inc., New York, 1993, tr. It. SEI, Torino 1994, 83.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.

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