Nell’imminenza del Natale di Cristo

La Vigilia del Natale coglie gli ultimi momenti in cui Maria, dopo nove mesi di attesa del Figlio di Dio, raccoglie dal proprio grembo il frutto di una più lunga attesa: l’attesa di Adamo ed Eva, cittadini del Paradiso Terrestre. Esuli, si erano incamminati, dolenti, verso una vita di fatica, sofferenza e morte.

Giovanni da Fiesole, detto Il Beato Angelico, Annunciazione, tempera su tavola, cm 154 x 194 cm,

Museo del Prado, Madrid

 

Senso e significato della Venuta di Cristo

Mentre, oggi, noi tutti colleghiamo facilmente la venuta di Cristo alla sua incarnazione “nella storia” e all’ingresso di

Lui sperato nel cuore dell’uomo, ci viene più ostico collegare la Sua venuta alla tragedia del peccato originale, peccato che, però, Sant’Agostino nominò felix culpa. Colpa felice non in sé, ma perché donò all’uomo la possibilità di imparare a ricercare Dio di nuovo, avendone sperimentato la lontananza, a scoprire come egli sia creato per la Sua gloria, per la vita con Lui.

Così, davanti alla tavola dell’Annunciazione (ora al Museo del Prado a Madrid ), dipinta nel 1435 da Giovanni da Fiesole, detto Il Beato Angelico, ignaro dei collegamenti teologici e di fede in essa presenti, potrei chiedermi a che pro tanta cura del Beato Angelico nei particolari, che ritraggono l’hortus conclusus del Paradiso.

 

Già due Annunciazioni

Già altre due tavole, quella del 1430, in Cortona, e quella del 1432, in San Giovanni Valdarno, nella sostanza, ritraevano il medesimo soggetto,  eppure ponevano l’hortus conclusus assai più lontano, di scorcio, i Progenitori assai piccoli. Al vertice delle scena era posto il busto di un profeta, che preannuncia la nascita del Messia. Qui, invece, compaiono, o variano, elementi determinanti.

Mentre la gran parte dei critici indica la datazione delle tre tavole nella successione che qui propongo, alcuni la invertono, ritenendo l’Annunciazione conservata al Museo del Prado la prima delle tre. Ma proprio l’esame di alcuni particolari teologici conferma la tesi più diffusa.

La tavola di Madrid è la teologicamente più matura. È quella che coglie meglio il mistero nella sua interezza e meglio colloca l’Annunciazione al centro della vicenda divina della Salvezza. A sinistra i Progenitori nel Giardino, assai grande e ben particolareggiato. Al centro, in alto, non un Profeta, ma Cristo stesso, Cristo Giudice, termine del pellegrinaggio dell’umanità.

 

Tre scene in una

La scena è tripartita: il giardino, l’arcata dell’Angelo e l’arcata della Vergine. In questa Annunciazione, similmente a quella di San Giovanni, si deve prestare attenzione al punto di fuga posto all’interno della casa, invece che all’esterno come in quella di Cortona. La scelta concentra l’attenzione dello spettatore sull’Annunciazione. Adamo ed Eva, come nelle altre due opere, si muovono nel giardino fiorito, che allude alla verginità di Maria, popolato da innumerevoli pianticelle, dipinte con cura, delicatezza, quasi un’opera nell’opera. Le diverse specie sono di significato simbolico. La palma preannuncia il martirio di Cristo. Le tre rose rosse richiamano il sangue della Passione. La presenza di Adamo ed Eva sottolinea il ciclo della dannazione dell’umanità, ricomposta tramite la salvezza in Cristo, resa possibile dall’accettazione di Maria.

 

Cacciati dal Paradiso e redenti nello Spirito

Non lontano, San Michele Arcangelo sembra con pietà invitare i Progenitori ad incamminarsi nella valle di lacrime.

Al di sopra di lui, in aurea luce, le mani del Padre inviano un raggio di luce, quella grazia che si indirizza sicura verso la Beata Vergine, preparatasi a lungo alla missione di Madre del Verbo.

L’Arcangelo Gabriele si china innanzi alla Vergine A braccia devotamente e dolcemente incrociate, Ella,

 

delicatamente, si inclina con il capo, restando seduta su un drappo d’oro. Il sembiante delicatissimo incornicia occhi meditativi, trasparenti come il candore puro della sua pelle, casta. Immagine della compostezza, della piena padronanza di sé inclinata a farsi dono, quale risposta all’invito di Dio che la chiama.

La colomba dello Spirito significa la presenza di Dio e la rondine vigile la rinascita della vita sulla terra, essendo segno del ritorno della primavera, cadendo l’Annunciazione al suo inizio. La nuova stagione di Cristo porterà la terra a risplendere come il giardino dell’Eden.

Incanta la posa della Vergine, Regina di Virtù, nell’assenso regale ed umile. Ma l’occhio subito cade,

 

se si è bambini, -come a scuola ho potuto constatare con alunni di classe terza elementare-, sull’Evangelo, su Colui che è profetizzato e la cui promessa si compie nella fanciulla. Esempio di Madonna leggente, che scruta le Scritture, poiché meditava tutte queste cose nel suo cuore.

E il manto blu intenso del Cielo, stellato come le vele del soffitto della Casa di Lei.

Ave maris stella,  Dei Mater alma atque semper virgo  felix caeli porta.

Salve, Stella del Mare  di Dio madre alma,  vergine sempre e feconda porta del cielo

recita l’inno del IX secolo, parte dell’Ufficio della Beata Vergine. Porta del Cielo. Il Cielo in Lei è penetrato e Lei lo dona all’uomo creato.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.

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