Io, io prima di tutto, solo io

Dio c'è

La mia moto sfreccia nel traffico con un rumore rombante: a me piace molto, tanto peggio per i paesani! Il mio bebè urla durante tutta la messa: a me non dà fastidio, tanto peggio per tutti i fedeli! Mia figlia di 10 anni si fa il bagno nuda: a lei piace, tanto meglio per i guardoni! Vado in giro in modo trascurato e con la barba da rasare: mi sento davvero meglio, tanto peggio per coloro che amano il bello! È una mia scelta. Io faccio quello che voglio. Punto.

A un primo approccio, ognuno di questi piccoli fatti o piccole attitudini, potrebbero sembrare secondari, persino insignificanti. Sono tuttavia dotati di una reale carica simbolica che ha un senso, perché ci mostrano, in certo qual modo, la rivoluzione fondata sull’esaltazione dell’«io» che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.

Questa, dopo mezzo secolo, ha assunto delle inquietanti proporzioni. La sua base filosofica si appoggia in modo particolare sulle folli idee del maggio 1968, teorizzate dai Marcuse e altri Faucault: l’oppressione non viene più dal capitalismo borghese, ma dalla coercizione multipla, visibile o nascosta, che viene prodotta giorno per giorno, dalla famiglia, dalle istituzioni o dalla scuola. Alla fine, ciò che produce la democrazia borghese. «Di tutto ciò – dicono i Marcuse e i Foucoult -, dobbiamo fare tabula rasa, a vantaggio della deificazione dell’«io», permettendo così la fine definitiva di ogni alienazione». Tutto è possibile, tutto è permesso: devono essere poste come prioritarie nelle rivendicazioni e nelle lotte delle minoranze oppresse, che si battono per la libertà dell’individuo da ogni forma di alienazione. È un vasto programma messo in atto ormai da decine di anni dai «progressisti», seguito poi anche dai «liberali-libertari» di destra, che non vogliono sembrare tradizionalisti, dunque sorpassati. Si è perciò passati surrettiziamente dall’«io», all’«io prima di tutto», per arrivare all’«io soltanto», proclamato come l’alfa e l’omega della riuscita individuale.

Le colonne della vita sociale si sono progressivamente incrinate sotto i colpi assestati dai promotori di questa nuova rivoluzione. Poiché l’Io è Re, la vita della famiglia non può più essere che una aggregazione incoerente di individualità senza un vero legame, fino a quando la famiglia non si scioglie semplicemente in separazioni e divorzi. La scuola non impegna più i bambini in una comune cultura, ma esalta le loro individualità, e l’esaltazione delle individualità contribuisce potentemente a distruggere il legame sociale creato dalla vita scolastica. La società si trasforma poco a poco in un Grande Organizzatore di svaghi, al fine di favorire il godimento individuale immediato: di pane e divertimento, niente di più.

Il « noi » è dunque relegato al rango di accessorio fuori moda: non offre più alcun interesse, opponendosi in effetti alla riuscita individuale, e deve perciò essere considerato con sospetto. In un certo qual modo l’«io» esercita ormai una sorta di dittatura sul «noi»: la vittoria dei progressisti e dei liberali libertari – che sono del resto sempre gli stessi – è ora sulla buona strada, affinché possa emergere l’individuo consumatore ormai «liberato» da tutte le costrizioni sociali.

Pertanto, è solo nel quadro del « noi » che i valori fondamentali, che strutturano il bene comune, possono svilupparsi e liberare davvero la persona. La rivoluzione comunista si è sprofondata nel caos. Quella che ora la rimpiazza, e cioè la rivoluzione libertaria, riporta ora vittorie su vittorie. La decostruzione generale della società si accelera sempre più. Ci è chiesto perciò un lavoro quotidiano di ricostruzione del « noi », molto sciupato, a meno che non vogliamo accettare l’avvento della dittatura disgregante dell’«io», che segnerà il trionfo dei progressisti liberali libertari, e quindi la morte dell’intero corpo sociale. (Bel risultato davvero! La ripetizione del “paradiso in terra” comunista. N d t).

François Billot de Lochner*

*“Quando l’«io» prende il posto di Dio” – Articolo redatto da François Billot de Lochner, Presidente della fondazione Service politique (19 agosto 2016) – Traduzione di Claudio Forti

Fonte: http://www.libertepolitique.com/Actualite/Editorial/Moi-moi-d-abord-moi-seulement

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