Influenza e diffusione del giornalismo digitale formativo

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La storia della settimana

da Actuall, quotidiano spagnolo di informazione online – Traduzione di Claudio Forti

Buon giorno amico lettore!

Con il giornalismo digitale nessuno ormai può dire che le notizie esclusive di oggi avranno a che fare con quelle di domani. Le informazioni digitali hanno un’importanza molto maggiore di quello delle vecchie rotative, proprio grazie alla tecnologia e alla loro diffusione globale ormai senza limiti.

Questo è il segreto di ACI Prensa (Agenzia Cattolica di Informazione), che offre le sue notizie in spagnolo, ma anche in inglese, attraverso la Catholic News Agency (CNA) sulla dottrina cattolica, guardando la realtà secondo una prospettiva cristiana.

Iniziò con una modesta agenzia di Lima, Perù, negli anni 80, però oggi è diventata un influente gruppo di informazione, con una delle pagine digitali più lette nel mondo, specialmente dopo la sua coraggiosa entrata nella rete internet e la sua recente fusione con un altro media cattolico, la EWTN Global Catholic Network, la televisione fondata da madre Angelica. L’insieme della sua tecnologia d’avanguardia e un messaggio provocatorio (nientemeno che il Vangelo), ha determinato la sua esplosiva diffusione.

Come giornalisti di Actuall abbiamo avuto la fortuna di parlare con il suo direttore, Alejandro Bermúdez, che iniziò la sua collaborazione a ACI come borsista, di cui però ora è il massimo responsabile. Ce ne spiega il successo in un video (la cui traduzione e link sono alla fine di questo scritto. N d t).

Nel video il giornalista ci racconta come un David dell’informazione sia riuscito a competere con i Golia, valorizzando la figura di Papa Francesco, e ci spiega le sfide a cui va incontro la famiglia, minacciata, fra le tante, dall’ideologia di genere.

Quello di Bermúdez e di ACI è un esempio di come il giornalismo può mettere il suo granello di sabbia per superare il lamento sterile, non solo come un pitbull dal gesto acido, che continua ad abbaiare verso i nuovi tiranni, o a denunciare l’ingiustizia, fissandosi unicamente su ciò che va male nel mondo, ma anche presentando storie positive di eroi che lottano per la libertà religiosa, la fede, la famiglia e la vita. (Avremo così una informazione che forma, che edifica. N d t). Queste storie, che non appaiono nei mezzi di comunicazione, perché questi continuano a credere nel luogo comune nel giornalismo nero dell’epoca di Hearst: le buone notizie sono cattive notizie, e le peggiori sono le migliori; quando in realtà la Miglior notizia, la Notizia per eccellenza (il Vangelo), è Buona!

In questo come nell’innovazione tecnologica, e nella competizione nelle reti sociali, Actuall si specchia in ACI. Anche se in Actuall non facciamo informazione religiosa, la nostra linea editoriale coincide con la difesa dei valori di base, come la famiglia e la vita. è uno dei referenti di questo giovane periodico digitale, il tuo periodico, che da poco meno di un anno, combatte la sua battaglia culturale per “cause perse”, e trovate – come dice Victor Gago – con la ambiziosa pretesa, non solo di raccontare ciò che succede (informare), ma anche analizzare e riflettere sui fatti, al fine di trasformare la società (agire).

Alfonso Basallo e la redazione di Actuall

«Se non combattiamo per i valori cristiani, l’Europa sarà finita», dice Alejandro Bermúdez.

Video originale: http://www.actuall.com/entrevista/familia/alejandro-bermudez-no-combatimos-lo-valores-cristianos-acabaremos-europa/?mkt_tok=eyJpIjoiTm1Sak9EZzJNRFJqTXpjeCIsInQiOiJJaVdkM3NlY2FTZEZRY3Z4K2x6SWE0eDNWdjhwYWJcLzFITThyakNrRm93MDRzbUxkXC9cL1laWEFTXC9rYW8wR2NcL2tKWjNDMDdwaEpKYU5KYWtKTVIwWXV4VHlHXC9kWkx0MVhLd29HQkRLTFZBRT0ifQ%3D%3D

Ciò che fa l’ideologia di genere è negare che la natura determina ciò che siamo. Questa macchinazione ideologica, a cui concorrono più forze, come quelle del mondo accademico e del mondo corporativo, mi sembra siano molto più forti, molto più importanti, molto più dannose e più strategiche di quella dei politici. Siamo di fronte a una dura realtà: a un interrogativo, come Trump, e a una certezza su quale sarà la politica di Hillary Clinton.

Se fin da ora non sapremo combattere per i valori cristiani, per la costruzione e strutturazione delle leggi, finiremo col perdere un modello di civiltà in cui la fede è in ritirata e in diminuzione, come in Europa. Le famiglie hanno molto da offrire, perché continuano ad essere un ideale sempre più attrattivo per gli esseri umani. Ma se la famiglia fallisce, finirà col fallire l’intera società. Per questo, dicevo: “Preferisco una chiesa accidentata, che una chiesa ammalata”. (Qui Bermúdez ripete una frase di Papa Francesco. N d t). Perché la chiesa accidentata è quella che ha il coraggio di uscire per evangelizzare. Può inciampare e cadere, ma si alza, si risana e continua a evangelizzare.

So che conosce molto bene ACI Prensa – si rivolge al giornalista di Actuall -, e so che lo legge, non so con quanta frequenza. (segue in un prossimo numero).

* * *

Sul sito di Actuall ho trovato – tra i tanti video – anche una interessante intervista che la giornalista argentina Olga Muñoz ha fatto, sempre a Alejandro Bermúdez, direttore di ACI Prensa, durante il Congresso Mondiale pro Vita, tenutosi a Guaiaquil, in Ecuador. Questa intervista è diretta al programma Haciendo familia (Facendo famiglia).

Link per il video originale http://www.actuall.com/entrevista/familia/alejandro-bermudez-no-combatimos-lo-valores-cristianos-acabaremos-europa/?mkt_tok=eyJpIjoiTm1Sak9EZzJNRFJqTXpjeCIsInQiOiJJaVdkM3NlY2FTZEZRY3Z4K2x6SWE0eDNWdjhwYWJcLzFITThyakNrRm93MDRzbUxkXC9cL1laWEFTXC9rYW8wR2NcL2tKWjNDMDdwaEpKYU5KYWtKTVIwWXV4VHlHXC9kWkx0MVhLd29HQkRLTFZBRT0ifQ%3D%3D

Muñoz. – Benvenuti al programma Haciendo Familia, cari amici! Siamo in Ecuador, precisamente a Guayaquil, dove si sta svolgendo il Congresso Mondiale pro Vita. In questo reportage, che faremo lungo il programma, desideriamo trasmettervi quanto abbiamo vissuto in questi tre giorni. Cominciamo la nostra cronaca intervistando Alejandro Bermúdez, direttore di ACI Prensa. Vediamo quotidianamente Alejandro nella Tv EWTE. Benvenuto al nostro programma!

Bermúdez. – Grazie mille! Sono molto lieto di partecipare al programma Haciendo Familia, perché credo che sia l’impegno più importante: quello di fare famiglia.

Muñoz. – Certamente. Alejandro, qual è il ruolo dei mezzi di comunicazione su questo tema, che è il primo diritto, senza la cui presenza noi non saremmo qui, se i nostri genitori non avessero detto si alla vita. come vedi questa lotta in cui siamo impegnati?

Bermúdez. – Guarda, io credo che se parliamo in termini generali, senza dubbio i mezzi di comunicazione sono, nel migliore dei casi, ambigui, e nel peggiore, ostili alla causa della vita. E credo che questa ostilità si appoggia a un apparato di propaganda delle forze antivita che sono riuscite a convertire il tema della vita in un tema che io definisco “polverizzato”, o meglio, la realtà del tema, che è il diritto alla vita di un non nato, è stato convertito in un supposto “diritto della donna”. La conseguenza è che appaiono scelte progressiste e moderne, come la scelta dell’aborto, senza capire che l’aborto, in realtà, è un passo verso il nazismo. Perché la grande differenza tra le forze antivita e Hitler, è che Hitler mise in atto rapidamente il suo decreto, mentre le forze antivita sanno che non serve una rivoluzione, ma una evoluzione culturale che continui a desensibilizzarci di fronte alla vita. E lo fa mettendoci di fronte ai casi estremi. Che cosa succede se un gorilla cade da un meteorite e viola una bambina pluriminorata di 11 anni? Come non possiamo legalizzare l’aborto in una circostanza simile? Così, utilizzando questi casi estremi, cercano di convincerci sulla necessità della legalizzazione dell’aborto.

Di fronte a queste cose – non voglio accaparrarti l’intervista -, anche noi, che siamo difensori della vita, abbiamo qualche responsabilità nell’aver permesso che si sia imposta questa narrativa.

Muñoz. – Tu sai che in Argentina abbiamo un po’ di tutto: le donne autoconvocate, che si riuniscono per sostenere il diritto di aborto. Come vedi questo fatto?

Bermúdez. – Guarda, c’è una contraddizione fondamentale che si basa su un principio che è contrario ai diritti umani. Ed è credere che l’essere umano è “ciò che desidera essere”. Ciò che fa il femminismo, in fondo, è dire che la donna non è donna, ma ciò che si sente di essere. La maternità, la fecondità, la apertura alla vita, non sono cose convenienti. Vogliono che la donna abbia la stessa indipendenza dell’uomo rispetto alla maternità, in modo che si renda necessaria la scelta della contraccezione e dell’aborto. È necessaria per essere uguali all’uomo. Non capiscono però che questo significa minare alla base quello che è il fine dei diritti umani. Non solamente il diritto umano a non nascere, perché, te lo dico in modo semplice, esiste un arco che va dalla concezione alla morte naturale.

Se noi non accettiamo che questo arco di vita debba essere assolutamente invulnerabile; se noi diciamo: “Guarda, l’essere umano può essere ucciso nel ventre materno dopo 5, 12, 15 settimane” – ti ricordo che la legislazione internazionale è diversa : una dice 8, l’altra 12 o 15 settimane; negli Stati Uniti va fino a poco prima della nascita, questo dimostra che non si basa su nessun criterio scientifico, ma si basa sul’autodeterminazione!

Che cosa significa che la decisione di un essere umano si fa nell’autodeterminazione? Significa che alla fine i potenti possono determinare chi vive chi muore! Questo, purtroppo non viene capito. Hitler finì col decidere che coloro che appartenevano a determinate razze dovevano morire. Che gli omosessuali (che non sono una razza. N d t), dovevano morire; che gli ebrei, gli invalidi, dovevano morire. Allora, ecco che quando viene vulnerato qualsiasi punto estremo della vita, anche quello che sembra socialmente accettabile, dicendo magari: “Si, ma nessuno vede il bambino nel grembo materno! Gli anziani disturbano!”, eccetera. Nel momento in cui tu crei un fattore di arbitrarietà, che cosa ti vieta di cominciare ad eliminare quelli che sono brutti?

Io e te siamo fortunati: non ci uccideranno. Però, pensa! La gente dice: “No, Alejandro esagera!”. Viviamo però nel culto della bellezza, delle creme, del lifting, che producono miliardi e miliardi di dollari. Questo ci fa capire che siamo caduti in una cultura della bellezza “di plastica”! Tu non credi che il diritto alla vita limitato e il culto della bellezza si incontreranno un giorno per dire che hanno diritto di vivere solo i belli? Questo è il grande problema dei diritti umani!

Non si può creare un diritto falso, come è quello all’aborto, e allo stesso tempo pretendere che un diritto autentico, come è quello alla vita di tutti gli esseri umani in qualsiasi stadio essa sia, rimanga invulnerabile.

Muñoz. – Che cosa diresti al mondo del giornalismo e dei media?

Bermúdez. – Direi loro di essere onesti. Semplicemente che siano onesti nel loro lavoro. Non chiedo loro di essere credenti o religiosi, e nemmeno che sposino la causa di un partito. Chiedo che facciano il loro lavoro investigando e guardando alla realtà per dire che due più due fa quattro. Finiranno col rendersi conto che la difesa della vita è un tema che non ha nulla a che vedere con la religione (anche se dà una motivazione in più. N d t). Il religioso è una persona un po’ più sensibile sul tema della vita. (Tanto è vero che – come ha detto recentemente l’avvocato Gianfranco Amato da una radio cattolica -: “I credenti sono gli ultimi rimasti a difendere la ragione”. N d t).

Però – prosegue Bermúdez – questo tema è un tema che ha a che fare con i diritti umani. E se il tema dei diritti umani non è difeso come un diritto universale, allora finiremo col pagarne le conseguenze!

Muñoz. – Per terminare ti chiedo di darci un ultimo messaggio per le famiglie, per le famiglie che spesso si sentono sole di fronte all’emergenza educativa e alle sfide morali che la cultura diffonde, e questo fatto ci addolora molto.

Bermúdez. – Bene, la prima cosa che direi è che non dobbiamo lasciarci dominare da questa pena, da questo dolore. Quello che dobbiamo fare è combattere, e le dico perché. Noi veniamo da società e da paesi che a suo tempo erano sociologicamente cattolici. Che cosa significa questo? Significa che i messaggi che noi riceviamo dai canali televisivi, che i comportamenti morali di giovani che vediamo nei parchi dove portiamo i nostri figli, non sono protetti come lo erano nel passato. Abbiamo anche una cultura di base, espressa da molti genitori. Ma i genitori si trovano davanti a due opzioni. O zoppicano nella loro responsabilità, o riconoscono che sono gli eroi del mondo moderno. E che educare i figli richiede una concentrazione, una disciplina, una dedicazione equivalente a quella che Gesù trovò nel suo padre adottivo, Giuseppe, e nella sua Santissima Madre, Maria. Lo stesso impegno educativo e di protezione che essi avevano verso Colui che sapevano sarebbe diventato il Salvatore del mondo!

Immaginate l’angustia di San Giuseppe quando gli dissero che doveva fuggire verso un paese di cui non conosceva la lingua, facendo si che il Salvatore del mondo potesse mangiare tre volte al giorno. È davvero una grande responsabilità! Per questo dobbiamo raccomandarci a San Giuseppe, grande patrono della famiglia, e dire: “Io voglio fare come San Giuseppe, voglio essere come la Vergine Maria, e proteggerò questo figlio, che è un Gesù che mi è stato affidato perché possa far parte del movimento che (con Lui), redime e riconcilia il mondo. La famiglia è il luogo in cui si decide il futuro della Chiesa!

So che ci sono molti che dicono: “No, non ti preoccupare, la mia famiglia può fallire perché Gesù ha promesso che “le porte degli inferi non prevarranno!”. Vorrei ricordare una cosa, il cardinal Ratzinger, che poi è diventato Papa Benedetto XVI, ha detto: “Se Gesù ritorna per la sua seconda venuta e trova 4 cristiani nascosti sotto una pietra, la sua promessa sulla vittoria della Chiesa sarà ugualmente compiuta”. Allora, non crediate che questo significhi che la Chiesa come oggi la conosciamo, coi diritti religiosi, con la libertà di poter educare alla fede i nostri figli, esisterà. Dipenderà da noi se la prossima generazione di cattolici in Argentina, abbiano o no la libertà di poter predicare la fede.

Ma se non educhiamo i nostri figli alla fede, perché ne siano coraggiosi difensori, con la loro partecipazione all’ambito pubblico nelle sue articolazioni, con coraggio, libertà e la trasparenza che offre una società veramente democratica, perché vogliono convertirci in cattolici di seconda classe, questo non va bene! Se noi non abbiamo questo coraggio, tenete conto allora, che voi genitori, quando arriverete al momento del giudizio il Signore vi chiederà: “Che cosa hai fatto della mia Chiesa? Che hai fatto dei tuoi figli? Hai lasciato ai tuoi figli una chiesa più libera, più capace di incidere nell’ambito pubblico, o hai lasciato loro una chiesa ridotta, una chiesa defilata, trincerata, nascosta sotto una pietra?”.

Muñoz. – Tante grazie! Mi viene in mente una cosa: i figli non sono nostra proprietà. Il Signore ce li ha donati perché li educhiamo e li proteggiamo. Dobbiamo essere coscienti di ciò, ed essere cosciente anche del fatto che un giorno ci renderemo conto di ciò che abbiamo fatto con loro, ma anche di quello che abbiamo fatto per il nostro paese e per le nostre famiglie. Teniamo presente che la famiglia è il futuro dell’umanità! Se distruggiamo la famiglia, rimaniamo senza futuro e senza speranza. Siamo quindi pronti a lottare per essa e a difenderla. Stretti a Maria e a Giuseppe, difendiamo ciò che il Signore ci ha donato, che è la nostra famiglia, i nostri figli e la speranza dell’umanità.

Seguono alcune interviste a giovani presenti.

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