L’Immacolata per un Giubileo non vano

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La Solennità dell’Immacolata ci parla della Madonna e del suo singolare privilegio. La Chiesa festeggia la sua umana condizione, sin dal concepimento, priva del peccato originale. Dio l’ha preservata o meglio ha fatto valere per lei ciò che si è compiuto sulla croce. il sangue del Figlio di Dio, versato sulla croce, è “per voi e per tutti in remissione dei peccati”. Quel sangue redime dal peccato chiunque si accosti, con purità di cuore, alla sua Passione e la Chiesa, ogni volta che celebra l’Eucarestia partecipa alla Passione, alla morte e Resurrezione di Cristo. Ora, quel sangue ha riscattato non solo quelli che sarebbero venuti dopo, cioè noi, ma anche quelli che hanno atteso e desiderato la salvezza di Dio, prima di Cristo. Così, ad esempio, il sangue di Cristo è liberazione per Adamo.

Il logo del Giubileo ci presenta proprio questa verità. C’è, tuttavia, un di più ancora. Il sangue di Cristo ha redento Maria prima ancora che nascesse. Dio ha voluto per lei, per questa sua figlia prediletta, per questa Madre benedetta,

la redenzione, ossia la salvezza che Cristo, suo figlio avrebbe procurato. Questo è il dogma dell’Immacolata. La Chiesa riconosce e dà Gloria a Dio per aver scelto Maria dotandola, nella storia, di una bellezza originaria. La bellezza dell’Universo è contenuta tutta in questa donna. Le parole dell’angelo – piena di Grazia – sono il pertugio perché i teologi, specie quelli francescani, scoprissero questa verità. Questa nazarena è piena di ogni dono di Dio – questo vuol dire Grazia, ricevere una Grazia, significa favore – piena di ogni favore perché è stata amata di un amore che ha valicato il tempo e lo spazio e prima ancora che la Creazione avesse luogo, Dio l’ha salvata per il sangue di Cristo.

Ora, questo privilegio riguarda Maria di cui possiamo dire, senza alcun dubbio, che è la “piena di Grazia”, non è solo per lei, ma anche per capire chi sono io, chi sei tu.

Chi sono io? Per rispondere a questa domanda, è utile ricorrere alla preghiera dell’Ave Maria nella cui prima parte si riportano le parole dell’angelo e quelle dell’anziana Elisabetta a Maria. “Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù”. Questa prima parte è, dunque, interamente ricavata da citazioni della Scrittura, del Vangelo. La seconda parte, invece, è tessuta dalla fede e dall’affetto del popolo di Dio che affida alla Madre di Dio il compito di pregare per l’uomo “adesso e nell’ora della nostra morte”. Chi è quest’uomo? Chi sono io, alla luce dell’Ave Maria? Come lo definisce la preghiera? “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi, peccatori…”. L’Ave Maria ci chiama peccatori. Nella prima tavola definisce la Madonna, la piena di Grazia. Nella seconda, definisce gli uomini peccatori. E’ questa la verità della Solennità di oggi. Noi contraiamo il peccato originale per questo siamo peccatori. Lei è “piena di Grazia”, senza peccato originale.

C’è in questa definizione di “peccatori” qualcosa che forse ci infastidisce perché avremo potuti essere presentati come “figli”, come “cristiani”. Invece, no. Peccatori.

Oggi si apre il Giubileo straordinario della Misericordia. Una grande occasione che non possiamo disperdere. Eppure, c’è un rischio che, provvidenzialmente, ci viene offerto sin dall’inizio di questo tempo speciale di grazia. Quello di non avvertire pienamente chi siamo noi, chi sei tu. Il Santo Padre ha intensamente desiderato questo Giubileo, ma la Misericordia si può depositare su chi ha piena coscienza di essere peccatore e avverte il dolore del peccato. Senza questa consapevolezza amara – perché il peccato appare dolce e desiderabile, ma in realtà è un veleno deludente – come potrà scendere sul tuo cuore, sulla tua anima la dolce consolazione della Misericordia? Se non conosco più la radice della mia tristezza, se non ho nemmeno più la forza di chiamare male il male, finendo addirittura di convincermi che è bene e persino tacitare chiunque affermi il contrario; se non accolgo più la verità del Vangelo e della Chiesa che denuncia il male e salva sempre la persona, come potrò ricevere la Misericordia di Dio? Il dono della misericordia è dato da Dio a chi ha bisogno di Lui. A chi si accorge di aver cercato la felicità in un altrove che non è Dio e ora mastica la polvere della propria tristezza.

La preghiera dell’Ave Maria potrebbe essere recitata così almeno oggi: “prega per noi affinché, in questo anno della Misericordia, scopriamo di essere peccatori. Prega anche perché impariamo con umiltà a riconoscere il peccato che non sappiamo più nemmeno cosa sia tanta è la confusione nel mondo e nella Chiesa. Prega per noi, Santa Madre di Dio, perché riconosciuti peccatori possiamo accogliere nel santo dolore del pentimento la Misericordia di Dio”.

Allora, il Giubileo sarà desiderabile. Alla luce di questo, guardare alla Madonna, in questo anno giubilare, è vitale. Lei l’Immacolata, noi peccatori. Lei che schiaccia il serpente antico. Noi chiamati a schiacciare il serpente dei nostri giorni.

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