All’indomani del triste suicidio di Samuele Daves, Alessandro Giacomini, presidente dei Laici Trentini ha scritto un post sulla pagina facebook di Paolo Zanella, cofirmatario con Mattia Civico della cosidetta legge sull’omofobia. In esso scriveva: “Ora dobbiamo usare armi non convenzionali. Ad ogni suicidio legato all’omofobia va corrisposto un politico di turno, ad esempio Claudio Cia è un assassino, ha ucciso Samuelle” (l’Adige, 27/9/2015).
Tralasciamo un giudizio sull’italiano del signor Giacomini: ma la violenza di un simile messaggio, l’invito al linciaggio pubblico di un politico che non ha commesso alcun reato e che si oppone, come altri, all’entrata dell’ ideologia gender nelle scuole, richiedono non solo una condanna pubblica, ma anche una riflessione.
Soprattutto dopo l’indagine svolta dal quotidiano on line La Nuova bussola quotidiana sulle relazioni tra Sara Ferrari,
già membro dei Laici Trentini di cui Giacomini è presidente, e l’Arcigay:
http://lanuovabq.it/it/articoli-lassessore-vuole-il-gender-ora-ci-sono-le-prove-13912.htm
La riflessione verte sulla constatazione di questo forte legame tra assessore Ferrari, Laici Trentini di Giacomini, Arcigay ed Arcilesbica, e sull’uso strumentale di un fatto terribile come un suicidio, per delegittimare chi esprime un pensiero diverso.
Il tentativo di Giacomini di imporre il silenzio e limitare la libertà di parola altrui attraverso una accusa infamante dovrebbe far arrossire anche chi politicamente lo sostiene e lo appoggia.
Diamo uno breve sguardo, anzitutto, all’attività dei Laici Trentini di Giacomini e Ferrari, le cui battaglie sono essenzialmente per: mettere in ridicolo la fede cattolica, sostenere matrimonio gay, allargamento ulteriore della pratica dell’aborto, introduzione dell’eutanasia…
Infine alcune considerazioi sul sucidio di molti transessuali. Additare come colpevole chi ritenga questa scelta non particolarmente felice e raccomandabile, ignora quanto oggi sappiamo su questo triste fenomeno.
Infatti proprio uno dei primi casi di trans, quello di Bruce Raimer, il bambino che fu vestito da donna e allevato come fosse una femminuccia, pur essendo un maschio, esitò purtroppo in un suicidio del protagonista. Questo, secondo molti medici e psichiatri, per il semplice fatto che non si può condurre a lungo una lotta tra la propria psiche e il proprio corpo, senza gravi ripercussioni.
Si aggiunga che, come racconta l’inserto di settembre del mensile Notizie Pro vita, uno dei primi transessuali al mondo, Walt Heyer, dopo aver subito le operazioni per divenire una donna, è tornato uomo, e oggi ritiene di avere un compito: “aiutare tutti coloro che si sentono a disagio con il loro corpo (W. Heyer, Paper genders, il mito del cambiamento di sesso, SugarCo, Milano, 2013). Per lui, a contribuire alla infelicità, alla depressione, all’alcolismo e all’alto tasso di suicidi dei transgender non sono coloro che li spingono a riconoscere un loro reale disagio psichico, e a tentare di riconciliare la loro anima con il loro corpo, ma al contrario quanti, di fronte ad una mascolinità innata e naturale, ma immatura e incompiuta, inducono un soggetto sofferente non a riconoscerla e a coltivarla, ma a ripudiarla e a contrastarla con pesanti e prolungate terapie ormonali e operazioni chirurgiche volte a violentare il corpo, così come esso, per natura, è. Inducendo un contrasto ancora più forte e dilacerante tra psiche e corpo. Per aiutare altri che soffrono, come ha sofferto lui, a riconciliarsi con il proprio corpo e con se stessi, Heyer ha scritto un libro, Papergenders, e gestisce alcuni siti, cui si rivolgono migliaia di persone per richiesta di aiuto” (vedi: www.waltheyer.com/; www.sexchangeregret.com/).
http://www.notizieprovita.it/voce-della-scienza/le-confessioni-di-un-transessuale-transfobico/
L’accusa di essere un “assassino” ad un consigliere eletto dal popolo, che non ha mai espresso giudizi su chicchessia, ma soltanto su unna idoelogia che qualcuno vorrebbe introdurre per legge, per imporre la propria agenda e soffocare una discussione civile, la dice lunga sullo stile di chi all’ideologia gender si richiama.
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