L’ateismo pare vincente ed anzi addirittura trionfante nel mondo intero. Nessun dubbio è lecito in proposito, se è vero che tra le persone più dotte del pianeta (come scienziati, ricercatori, ingegneri, inventori, artisti, filosofi e pensatori etc.) moltissime dichiarano apertamente il loro ateismo e la loro incredulità o quanto meno la loro indifferenza in materia di religione. Tra l’avere quindi una fede religiosa (teismo) e non averla (ateismo) pendono palesemente, in maggioranza, dal lato del male, della superstizione e dell’irrazionalità.
Solo 20 o 30 anni fa, il numero degli atei dichiarati, nel mondo intero (fatta eccezione per l’impero sovietico e assimilati con l’ateismo imposto per legge) era molto, ma molto inferiore. Addirittura s. Giovanni Paolo II in una splendida Allocuzione dedicata alle prove filosofiche dell’esistenza di Dio (come le celebri 5 vie di Tommaso), citava delle statistiche che mostravano la quasi irrilevanza percentuale degli atei tra gli uomini di scienza. Ed eravamo solo negli anni ’90 del secolo scorso, e non nel cristianissimo medioevo europeo.
Oggi, è un fatto, domina ovunque il paradigma ateo. Nella scienza, nelle università e nella cultura in genere, ma a ben vedere anche nel popolo e nel popolino (sebbene in modo meno evidente). Si potrebbe osservare ciò: se fino a Darwin (la cui prima opera risale al 1859) e ancora per oltre mezzo secolo dopo di lui, la gran massa dei genetisti e dei biologi credeva nella creazione del mondo e dell’uomo da parte di Dio, oggi come sono ben pochi gli scienziati non evoluzionisti così scarseggiano i pensatori (nei vari ambiti dello scibile umano) non atei né laicisti.
Eppure per riprendere uno dei passaggi meno ricordati del Concilio, l’ateismo “va annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo” (Gaudium et spes, 19): la condanna dei regimi politici atei (specie comunismo e socialismo, ma anche liberalismo e capitalismo), delle filosofie atee (come quelle di Nietzsche, Marcuse, Freud, Sartre, Heidegger, etc.) e delle tendenze culturali anti-teistiche è implicita nella dichiarazione sopra menzionata. Infatti il Concilio ricorda che la stessa, “civiltà moderna, non per se stessa ma in quanto troppo irretita nella realtà terrena, può rendere spesso più difficile l’accesso a Dio” (GS, 19). Guai quindi a chi si inebria delle magnifiche sorti e progressive della società moderna stessa…
Lo studioso Roberto Giovanni Timossi è uno dei pochi intellettuali cattolici che ha la competenza di analizzare le radici più profonde di quanto non si pensi dell’ateismo filosofico. Ed è il suo primo merito quello di far notare la presenza dell’ateismo (filosofico-scientifico) secoli prima di Feuerbach ed anche prima di Cristo, si pensi a Evemero di Messina, Diagora di Melo, Prodico di Ceo, Teodoro di Cirene e Crizia il Giovane (cf. p. 46). Il secondo insigne merito dell’Autore consiste nell’aver tentato una confutazione razionale e piana dell’ateismo stesso.
Riguardo alla storia dell’avanzata dell’ateismo e della secolarizzazione della cristianità (che in sostanza coincidono) Timossi si inserisce nel cammino di Cornelio Fabro e di molti altri studiosi cattolici i quali vedono l’avvento della modernità filosofica come un incipit all’ateismo contemporaneo. Scrive l’Autore: “L’ateismo antropologico si origina da un radicale rovesciamento di prospettiva iniziato con l’Umanesimo rinascimentale. Con il Rinascimento alla centralità medievale di Dio e della salvezza ultraterrena si affianca la centralità dell’interesse per l’uomo e per il suo percorso terreno” (p. 117). Si potrà anche integrare tale lettura con quella di Del Noce che consiste nel riconoscimento di una modernità filosofica non atea e anzi teista, come quella rappresentata dai vari Vico, Rosmini, Gioberti, etc. Tuttavia importa segnalare una cesura storica drammatica che inizia con il Rinascimento e prosegue coi Lumi e da cui ancora non siamo usciti. Il mondo culturale novecentesco infatti si richiama a Cartesio, Bruno, Voltaire, Kant e Hegel e non ai pensatori teisti ad essi contrapposti. I vari maestri rinascimentali come Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, Cartesio ed Erasmo, sono tutti cristiani è vero, ma tutti aprono la strada al dubbio, alla centralità dell’uomo re dell’universo, marginalizzando Dio e la sacra teologia (divenuta ancella da regina che era…), specie la teologia scolastica, ma in realtà anche patristica.
Per venire al presente, giova notare che dopo il Concilio la logica stringente delle 5 vie di san Tommaso è stata non solo appannata e dimenticata, ma apertamente disprezzata da molti studiosi credenti. Parallelamente, e non è affatto un caso, la critica all’ateismo è venuta meno. Se la fede infatti è ridotta a fideismo irrazionale (che posa su basi prive di logica e sul mero vissuto del singolo) anche l’ateismo risulterà essere una scelta valida o meno a seconda della personale visione del soggetto, e come tale né verificabile né falsificabile. Proprio al contrario, se Dio si può dimostrare colla ragione – ciò che a nessun cattolico è permesso di porre in dubbio – l’ateismo può essere studiato, analizzato e demolito concettualmente e scientificamente.
Quando si dice che la scienza non può dimostrare l’esistenza (e l’inesistenza) di Dio si dice qualcosa di vero (o di falso) a seconda del valore che si dà preventivamente alla parola scienza. Se la scienza coincide al 100% colla scienza empirica, allora è vero che Dio non può essere dimostrato, nel senso di osservato in laboratorio, riprodotto, soppesato, scrutato, studiato come un normale oggetto di scienza. Ma quella coincidenza è puro frutto del positivismo e oggi è divenuta totalmente inaccettabile: non si parla forse, e giustamente, di scienze sociali, scienze politiche, scienze giuridiche, scienze storiche e scienze religiose?
Secondo il Timossi, “l’ateismo attuale può essere interpretato come il segno della crisi della modernità e della postmodernità, come la condizione in cui l’essere umano alla fine si ritrova solo a tu per tu con la prospettiva del nulla” (p. 9). Sono troppe le perle del Trattato anti-ateistico dell’Autore per farne una sintesi e neppure il breve cenno che meriterebbero. Ma intendiamo incoraggiare tutti i giovani studiosi e le persone che amano la lettura approfondita e scientifica a procurarsi il tomo che vale bene l’acquisto di 4-5 libri sul tema dell’ateismo, della sua storia e della sua analisi critica.
E’ divenuto di bon ton, come nota l’Autore, il dire che non ci siano veri atei, i quali in realtà, sarebbero credenti inconsapevoli (o cristiani anonimi…), ma questa è una pura lettura fideista della realtà. Nel mondo reale esistono infatti anche cose che paiono assurde e rivelarne l’assurdità non significa negarne l’esistenza. Ciò che è metafisicamente impossibile è senz’altro da rigettare, come lo è la non esistenza di un creatore intelligente. Ma non certo l’esistenza, perfino banale, di essere umani, che senza neppur essere matti o malati di mente, lo neghino apertamente. Anche perché Dio non è evidente e non si può fare, salvo miracolo, “esperienza di Dio”. Quella Bibbia che dice che è lo stolto a dire che Dio non c’è, è la stessa a ricordare che Dio nessuno lo ha mai visto, tanto meno lo si può toccare, tangere, circoscrivere e esperire.
La temperie culturale della contemporaneità è proteiforme e convulsa, caotica e intollerante. Il suo cimento spirituale non è l’evoluzionismo (come ritengono stimabili scienziati creazionisti), né il socialismo (come credono ottimi pensatori anti-socialisti), né il liberalismo, il femminismo, il progressismo, l’ecologismo, etc. L’anima della società contemporanea è l’ateismo, in tutte le sue forme e gradualità: l’ateismo scientifico, sistematico, esistenziale, postulatorio, anticlericale, nichilista e relativista. Ma l’ateismo c’è sempre, come il nuovo falso Dio del mondo e della storia.
Questo ateismo come dimostra il Timossi in tante pagine calibrate e profonde non si fonda su nulla e non fonda nulla. E questo spiega perché siamo passati da una società di valori e di principi, ad una società di menzogne, di macchine e di involuzione sociale e culturale.
Quando l’ateismo sarà bandito per legge dai popoli dell’umanità, allora sì che prospererà la pace, la concordia, la bellezza, la scienza e la saggezza.