Il costo della (dis)informazione

Possiedi una televisione? Devi pagare il canone RAI.
Poco importa se per te la televisione sia poco più che un soprammobile, o se l’utilizzo che ne fai è limitato alla visione di DVD. Lo spot promosso dalla RAI durante i mesi di gennaio e febbraio, volto ad incentivare la gente a versare i 113,50 euro stabiliti, era infatti molto chiaro in tal senso: “Qualunque cosa tu faccia con il tuo televisore, il canone è un’imposta obbligatoria legata al suo possesso”.

Questo modo di procedere non mi sembra molto corretto, ma così è. La mia rabbia è però aumentata qualche sera fa, quando verso le 23.00 ero sintonizzata su RAI 1: durante un intervallo pubblicitario sono stati infatti mandati in onda due spot sul preservativo.
Il primo era della nota marca di profilattici Durex. Il contenuto essenziale della pubblicità non merita di essere trascritto, anche perché quando viene pubblicizzato questo prodotto il concetto di fondo è sempre lo stesso: il godimento fine a se stesso.
Ma è il secondo spot quello ad avermi lasciata con più amaro in bocca, in quanto sostenuto dal Ministero della Salute. Questo il video, elaborato per la Campagna Lotta AIDS 2012-2013:

Le considerazioni che si potrebbero sono tante. Innanzitutto, riguardo la falsità scientifica dell’opinione secondo la quale il preservativo proteggerebbe dalle malattie sessualmente trasmissibili. Riguardo a questo argomento si è già detto molto: rimando dunque agli articoli scritti in merito da persone assai più competenti di me, nonché alle celebri parole pronunciate in Africa dall’allora Santo Padre Benedetto XVI.
Quello su cui mi preme soffermarmi è invece l’aspetto socio-educativo. Perché mai, infatti, una televisione pubblica – che, in quanto tale, ha come scopo quello di fornire un servizio alla società – trasmette un messaggio per il quale l’amore è visto essenzialmente nel suo atto fisico? Lo spot inizia con la frase: “È un problema che riguarda tutti…”. Certo che è così, se non si viene educati fin da giovani alla continenza e alla fedeltà. E sono proprio questi i concetti che piacerebbe sentire propagandati dalla televisione pubblica: fedeltà, continenza, amore inteso in senso pieno e non solo nel suo aspetto fisico. Ma a quanto pare è chiedere troppo, in una società dove il relativismo culturale e morale la fa da padrone e dove, di conseguenza, il parametro con cui valutare le cose è sempre più spesso il più becero istinto… alla faccia della ragione.

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