La lista Monti si presenta come un agglomerato difficilmente comprensibile: probabilmente nata con grandi speranze e promesse, ha visto molti pezzi perdersi per strada, a partire da due dei leader più importanti, Montezemolo e Riccardi. Il primo si è fatto da parte, probabilmente perché ben consapevole che in fondo è sempre meglio stare dietro le quinte. Gli affari si fanno meglio così. Quando si scende nell’arena si rischia di venire triturati, perché gli avversari sono pronti a farti le pulci. E a Montezemolo, le pulci, forse non mancano. Riccardi invece è una entità incomprensibile: mediaticamente molto forte, con legami più all’estero che in Italia, gode di grande considerazione, ma non certo di grandi numeri. Dal punto di vista elettorale, non conta molto. Perché si sia ritirato, non è chiaro. Forse, anche lui, la sa lunga come Montezemolo. In ogni modo ad un certo momento tra Riccardi e Montezemolo è scoppiato lo scontro: con il II deciso a bloccare alcune candidature cattoliche fastidiose. Che sembravano accantonate, anche perché Riccardi è uomo, su certi principi, molto conciliante. Poi ad un certo punto sono comparsi, in posizione eccellente, tre cattolici di un certo orientamento, tre persone di valore: Gigli, Lucio Romano e Sberna. Sembra che la loro candidatura in posizione forte sia stata dovuta a Riccardi che ha puntato i piedi, forse spintonato, da dietro, da qualche vescovo. Per finire, come racconta il Sole 24 ore di domenica, alla Camera la componente di Montezemolo ha ottenuto 21 posti eleggibili, contro i 15 di Monti e 11 di Riccardi (piazzato dunque all’ultimo posto, segno anche questo che in Vaticano, prima di sbilanciarsi, dovrebbero pensarci un po’ di più, per mille motivi). Al Senato la componente cattolica di Riccardi ha ottenuto 5 posti forti. In totale la componente cattolica appoggiata da Riccardi e da chi gli sta dietro, ha ottenuto 16 posti eleggibili, di cui 5 per membri della Comunità sant’Egidio (diplomatici, no?). Gioiamo, dunque, per Gigli, Sberna e Romano, ma per il resto, sarebbe bene interrogarsi sulla ormai sempre più chiara insignificanza del mondo cattolico. Bertone si chieda: si fa più politica educando generazioni di cattolici veri, o andando ad elemosinare qualche posto in più ad un recalcitrante Montezemolo, con l’acqua alla gola?