Si è consumato a Bologna l’ennesimo gay pride, una cerimonia che si ripete a ritmo continuo nelle città italiane e non solo, e che tende probabilmente ad assuefare la gente affinchè ciò che è anormale diventi, cammina facendo, normale.
Anche a Bologna si sono visti i tatuaggi più improbabili, le piume più colorate, gli abiti più perversi e sensuali che si possano immaginare. Uomini e donne con fare ambiguo, che mettono in mostra sederi, seni, lingue, slip minimali, corpi, carne….carne su carne…carne e sudore, in una città sempre più vecchia, sempre più stanca, sempre più disperata. Come sempre l’orgoglio gay si è materializzato nell’odio per i diversi, per chi la pensa diversamente: il papa, il ministro Carfagna, reo di non aver concesso un patrocinio e bersaglio per questo, da mesi, del rancore più violento, e in generale tutti i “fascisti”, termine col quale viene bollato chiunque non sia con loro .
Sulle magliette di alcuni, magliette prestampate, si leggeva: “L’unica chiesa che illumina è la chiesa che brucia”; su altre insulti a Ferrara, Carfagna, Berlusconi e così via… ci si diverte come si può…Eppure in Italia ognuno può fare ciò che vuole: può andare a letto con chi gli pare…perchè allora tanto odio? Perchè si vuole legittimare l’omosessualità, la transessualità, la bisessualità, come comportamenti normali, e si continua a chiedere il “matrimonio” gay, cioè la possibilità per coppie omosessuali e altro, di adottare figli, o di concepirli in vitro. Ma sarebbe un’ulteriore violenza, questa volta sugli innocenti.