Un santo profeta: Giovanni Bosco.

Il cattolico Piemonte assiste costernato al montare della persecuzione anticattolica. Cavour va dicendo che la legge contro i conventi gode del pieno sostegno dell’opinione pubblica, ma in Senato il cattolico maresciallo Vittorio Della Torre lo smentisce platealmente: “Quando passate davanti a una chiesa stracolma di gente, cercate di entrarvi e chiedete che cosa si sta facendo; tutti quelli che interrogherete vi risponderanno che si sta pregando per il progetto di legge. Questo succede a Torino, ed è ancora più vistoso nelle province e soprattutto a Genova e in Savoia, ovunque l’opinione pubblica è contraria alla legge che discutiamo”.
Cavour può affermare che il provvedimento anticattolico del governo è pienamente condiviso dall’opinione pubblica perché ritiene che l’opinione dei cattolici non vada nemmeno presa in considerazione. Per sincerarsene basta leggere cosa rispondere a Della Torre: “L’onorevole maresciallo ha detto che gran parte della popolazione era avversa a questa legge. Io in verità non mi sarei aspettato di vedere invocata dall’onorevole maresciallo l’opinione di persone, di masse, che non sono e non possono essere legalmente rappresentate”. Quando Cavour sostiene che l’opinione pubblica è tutta col governo, Cavour ha ragione: l’1% della popolazione, di fede liberale, appoggia con convinzione i provvedimenti anticattolici. L’opinione del 99% della popolazione, di fede cattolica, non conta. Le masse devono limitarsi ad obbedire alle decisioni dei “governi illuminati”. Quando si dice “opinione pubblica” ci si riferisce, per definizione, a quella dei liberali.
Ci si può chiedere come mai i cattolici piemontesi non si siano mobilitati contro la politica anticattolica del proprio governo. Perché, oltre a pregare, non hanno organizzato pubbliche proteste? La risposta è chiara: perché non è abitudine della chiesa comportarsi in questo modo. Meno che mai è abitudine della chiesa di Pio IX. Prova ne sia il manifesto che il papa vuole sia affisso nelle strade di Roma mentre sta per fuggire alla volta di Gaeta, all’epoca della Repubblica Romana. Scrive Pio IX: “Comandiamo ai nostri buoni e fedeli sudditi di non resistere, per non moltiplicare quegli odi civili, ad estinguere i quali daremmo volentieri la vita in olocausto. Quando a Dio piaccia, ben potrà Egli senz’alcuna forza umana riedificare mediante l’amore dei popoli questo temporale dominio della Santa Sede, che dall’amore dei popoli ebbe origine”.
Nel Parlamento subalpino l’atteggiamento della chiesa è ribadito dal cattolico Clemente Solaro della Margarita, per ben 11 anni ministro degli esteri di Carlo Alberto. La Chiesa, dice Solaro, “non discende colle schiere in campo in difesa dei suoi diritti, non minaccia incendi e stragi, facile è resistere a lei, fossero anche pusillanimi, deboli i suoi avversari. Inerme ho detto la Chiesa, e lo è; soffre e non si vendica”. Sulla docilità dei cattolici piemontesi fa pieno affidamento il presidente del Consiglio Cavour: “da alcuni oratori -afferma- viene additata come conseguenza necessaria, inevitabile di questo progetto di legge una grande agitazione nel paese, da taluno con parole minacciose”. Il conte così continua: “Io nutro fiducia, ed una fiducia ferma, che quando la legge avrà ricevuto la sanzione del parlamento e del Re, questa agitazione scomparirà all’istante”.
L’eccezione conferma la regola. A dire le cose come stanno in Piemonte c’è un cattolico di tutto rispetto che combatte una dura battaglia contro la politica governativa. Si tratta di don Giovanni Bosco. Personaggio d’eccezione, Bosco è noto per un legame confidenziale col Padreterno che gli permette di leggere nel futuro. Per dissuadere il re dalla firma della legge eversiva il prete di Valdocco racconta a Vittorio Emanuele II i sogni che fa. Non si tratta di sogni rassicuranti e Bosco è noto per essere profeta. Ecco i sogni: un valletto in uniforme rossa grida: “Annunzia: gran funerale in Corte!”. Cinque giorni dopo il sogno si ripete con una variante significativa. Il valletto grida: “Annunzia: non gran funerale in Corte, ma grandi funerali in Corte!”. Cavour vince le comprensibili perplessità del re, terrorizzato, facendo intervenire i preti favorevoli alla politica liberale. I teologi governativi tranquillizzano Vittorio Emanuele con queste considerazioni: “Maestà, non si spaventi di ciò che ha scritto D. Bosco. Il tempo delle rivelazioni è passato”.
Come sia come non sia, mentre la legge contro i conventi è in discussione al Parlamento la Corona sarda è colpita da lutti gravissimi. Il 12 gennaio muore a 54 anni la regina madre Maria Teresa; il 20 a 33 anni la regina Maria Adelaide; il 10 febbraio a 33 anni Ferdinando duca di Genova, fratello del re; il 17 maggio a 4 mesi Vittorio Emanuele duca del Genevese, ultimogenito del re.
Bosco non si ferma qui. Immediatamente prima della firma del provvedimento ricorda a Vittorio Emanuele: “La famiglia di chi ruba a Dio non giunge alla quarta generazione! Se V. S. segna quel decreto segnerà la fine dei reali di Savoia”. Come sia come non sia, i Savoia re d’Italia non sono arrivati alla quarta generazione.

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