1) Dimenticarsi l’adozione di una costituzione europea. Se è già un’impresa trovare un accordo sulla lunghezza dei cetrioli e gli standard delle prese elettriche, perché illudersi di poter armonizzare dei principi fondamentali in una costituzione che nessuno vuole?
2) Abolire il Parlamento Europeo. Non è rappresentativo della sovranità popolare e il sistema della doppia sede è assurdamente costoso. Sostituirlo con un assemblea di delegati dei Parlamenti nazionali con un massimo 200 membri.
3) Dimenticarsi una politica estera comune. Non c’è accordo sulla maggior parte delle decisioni di politica internazionale e in realtà non c’è bisogno di un accordo. I rapporti bilaterali tra stati sono più che sufficienti.
4) Darsi dei confini. Se l’Europa vuole essere davvero qualcosa di più di un enorme mercato di libero scambio, deve avere dei confini. Turchia, Israele, Palestina, Marocco, Canada non sono paesi europei. L’Europa dev’essere una porta aperta verso il mondo, non un varco spalancato a tutto il mondo.
5) Coinvolgere gli euroscettici in posti di responsabilità negli uffici comunitari a Bruxelles. La nocività dell’Unione europea è dovuta anche al fatto che è diretta da un gruppo di eurofili ottusi e superpagati. Le campagne di informazione europeista vanno limitate, se non abolite, se non vogliamo imitare l’Unione sovietica, in termini di retorica propagandistica.
6) Adottare l’integrazione differenziata. Il mercato comune, l’unione monetaria, l’accordo di Schengen non devono essere applicati immediatamente a tutti i paesi, o a tutti i paesi appena possibile. In avvenire non deve essere negoziato nessun altro allargamento, se il paese candidato non fornisce garanzie credibili (vedi Romania). L’integrazione differenziata permetterebbe di conservare la regola di unanimità e rispettare la sovranità dei cittadini.
7) Smettere di competere con gli USA. Rispetto agli Stati Uniti, le democrazie europee si basano su fondamenti e principii differenti, che ci impediscono di competere con successo in un gioco che è comunque sempre condotto dagli statunitensi. In Europa andrebbe anteposta la qualità della vita ad ogni altro indicatore congiunturale.
8) Smettere di essere razzisti con noi stessi: basta umiliare i Serbi; basta negare le radici cristiane dell’Europa; basta dire che emarginiamo gli zingari e i “diversi”. Non ingerire mai più nelle scelte politiche degli elettori degli stati membri (vedi Austria 2000)
9) Anteporre la qualità alla compatibilità nella formazione. Non interferire con i sistemi di istruzione nazionali. No all’omogeinizzazione dei sistemi universitari europei. Dimenticarsi il cosiddetto Processo di Bologna.
10) Rispettare la diversità culturale storica dell’ Europa. Anteporre le diversità storiche ed endogene dell’Europa rispetto alle “nuove diversità” importate. Dare alle lingue di minoranza storiche europee (basco, catalano, gaelico, ladino….) uguale condizione con le lingue ufficiali dell’UE. Adottare l’Esperanto, o Interlingua o il latino semplificato come lingue di lavoro, togliendo il monopolio linguistico anglo-francese agli eurocrati.