«Scriviamo un libro?». Quando Marco Scicchitano mi telefonò con questa proposta, confesso, fui preso alla sprovvista. Dirò di più: ero in sincera difficoltà. Il lavoro, le conferenze Continua a leggere
Certe storie minori hanno da insegnare ai posteri più di tanti eventi ritenuti per mille ragioni importanti e significativi. Nelle pieghe della storia umana e nei suoi dettagli più infimi si trovano a volte delle situazioni e degli accadimenti i quali, in ciò che hanno di buono e di cattivo, di ottimo o di pessimo, possono farci riflettere a lungo.
Chi conosce per esempio la tragica storia di Concetta Della Corte, nata nel 1935 e morta ammazzata nel 1959? Continua a leggere
Oscar Wilde diceva che “ci sono due modi per odiare l’arte: l’uno è odiarla, l’altro è di amarla con moderazione”. E la cosa non sorprende in un esteta, altalenante tra fideismo, estrosità, eccessi di ogni tipo e genialità poetica.
Parafrasando Wilde, potremmo dire dal nostro nulla che “ci sono due modi per non comprendere il presente: il primo sta nell’ignorare completamente la storia, il secondo nell’ignorarla in gran parte”.
Come già fatto altre volte, vorrei consigliare agli affezionati seguaci del blog, sempre in crescita di anno in anno, alcune letture natalizie, anche in vista di un eccellente 2018, sempre come è bene che sia: in nomine Domini.
Riuniti, insieme ad amici sensibili, in un opportuno percorso di discernimento per persone separate, una signora iniziò a piangere, quasi provando vergona, perché sentiva tanto il desiderio di leggere Amoris Laetitia, ma non ne aveva assolutamente il coraggio, ritenendo che le avrebbe procurato molto dolore. Diceva singhiozzando: -Non Continua a leggere
Historia magistra vitae: guai a chi ne dubita!
L’Ottocento teologico si è concluso tristemente-felicemente con la condanna dell’americanismo da parte di papa Leone XIII che nel 1899 firmò l’importante Lettera Testem benevolentiae. L’americanismo era una tendenza diffusa nel clero statunitense la quale magnificava il liberalismo e la separazione Stato-Chiesa, e dava maggior importanza alle opere concrete piuttosto che alla vita spirituale, alle virtù naturali rispetto a quelle sovrannaturali, all’attività pratica tendenzialmente orizzontale, scartando dall’orizzonte del sacerdote moderno l’ascesi, la penitenza, la mortificazione. Interessante sarebbe ristudiare oggi, con distacco ed imparzialità, la figura e il ricchissimo magistero di Gioacchino Pecci (1810-1903), un pontefice assai meno noto e celebrato del suo predecessore Pio IX (1792-1878) e del suo successore s. Pio X (1835-1914).
E’ evidente che la presente realtà politica e culturale attraversa una delle più gravi crisi di civiltà che si siano mai registrate nell’intera storia moderna e contemporanea. Storia ricchissima di fughe in avanti e di sterzate improvvise (si pensi al triennio 19-21), rivoluzioni e violenze a sinistra, autoritarismi e militarismi a destra. Ma una storia che comunque da Colombo in qua sembrava avere un senso, un telos, una linea già tracciata ed una evoluzione parzialmente intuibile e decifrabile, seppur miscelata di nobili aspirazioni con dubbie e fragili realizzazioni.
Il mondo contemporaneo, quel mondo cioè che a nostro giudizio si afferma definitivamente solo sulle macerie della seconda guerra mondiale (1945), è un mondo carico di paradossi e di cocenti contraddizioni. Il paradosso sembra essere la sua cifra più tipica e il suo dna specifico.
Tra i molti possibili vogliamo notare questo: nell’intero Occidente la parola cultura sembra essere perfino inflazionata, tanto essa ritorna sovente sulla bocca di tutti, o della maggioranza. Ma tra tanti abusi, ciò che fa difetto è proprio la stima, specie nelle giovani generazioni, dei valori che costituiscono il cuore della cultura, cioè la saggezza, il sapere, l’elevazione verso l’alto e la curiosità intellettuale.
Mai così tanti giovani universitari in Europa, e mai così tanti – giovani e meno giovani – lungi le mille miglia dal desiderio di sapere, dal (vero…) spirito critico, dal gusto dello sforzo intellettuale e dall’apprezzamento del gaudium de veritate.
Tutte le persone normali, prima o poi – e massimamente in quel periodo unico della vita che si chiama giovinezza – si pongono interrogativi e quesiti non effimeri, come quelli che riguardano il senso della propria presenza nel mondo, l’esistenza di Dio, il concetto di bene e di male, l’origine e la fine dell’universo, etc.
Le domande (e le risposte!) meno attuali, sono quelle destinate ad essere invariabilmente le più attuali, poiché meno legate alle contingenze del tempo e del momento storico.
La teologia è la scienza della verità divina e benché sia possibile una ‘teologia naturale’ come parte sublime della filosofia e della metafisica (in senso aristotelico), essa è divenuta nel Cristianesimo e grazie alla Rivelazione cristiana, la regina di tutte le scienze e l’acme della speculazione umana su Dio.
Negli anni ’50 il grande teologo italiano mons. Antonio Piolanti (1911-2001) fondò a Roma la rivista di teologia Divinitas, la quale in oltre 60 anni di vita è rimasta sempre fedele, contro venti e maree, alle sue nobili radici programmatiche: da un lato la difesa scientifica e argomentata della fede cattolica, e dall’altro l’analisi critica ed equilibrata delle correnti teologiche e filosofiche contemporanee, in rapporto alla vera dottrina del Vangelo (cf. Gv 7,16 e 1 Tm 6,20).
A partire dal 2000, è stato mons. Brunero Gherardini a dirigere la rivista, dandole nuovo lustro e aprendola a numerose collaborazioni internazionali. Gherardini, come solitario profeta nel deserto, ha altresì indirizzato la rivista sulla strada dell’analisi e della confutazione sistematica delle aberrazioni di oggi, come lo sono certamente il fideismo, lo pseudo-razionalismo e il sentimentalismo religioso. Continua a leggere