All’amico prof. Roberto Filippetti siamo da sempre grati per le sue magistrali lezioni di arte e di fede, in primis su Giotto ma anche su altri grandi artisti, come Raffaello, Caravaggio, Van Gogh e, per soffermarci solo sui suoi ultimi interventi a mostre in tutta Italia, sui mosaici della Basilica di San Marco a Venezia.
Da mercoledì 7 dicembre abbiamo un altro motivo per renderci conto della straordinaria capacità investigativa del nostro amato professore: campo d’indagine questa volta non sono più i colori dei grandi pittori o le tessere dei maestri mosaicisti ma sono le parole. Di oltre 500 di esse il prof. R. Filippetti ne indaga l’origine, ne illustra l’ambito semantico, ne evidenzia la capacità di suggerire – per analogia o per contrasto – proprio a partire dall’etimologia il significato.
Un palombaro delle parole, un discesista nelle profondità di parole ora note o notissime (come invidia, ipocrita, nostalgia) ora di uso raro ma da riscoprire, da rilanciare (come collazione, favella, perspicace). In 33 capitoli si passa in rassegna il grande patrimonio lessicale di cui l’Italia dispone, anche grazie all’eredità dei diversi popoli che l’hanno abitata: così con acribia filologica ed insieme con leggerezza narrativa “Il desiderio e l’allodola” di R. Filippetti ci guida alla scoperta dell’unità che lega fra loro parole solo in apparenza distanti.
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