Marcia Nazionale per la Vita

Ieri, sabato 28 maggio, si è svolta a Desenzano del Garda la Marcia Nazionale per la Vita, promossa dal Movimento Europeo Difesa Vita (MEDV) e dall’Associazione Famiglia Domani, e alla quale hanno aderito anche moltissime personalità importanti del mondo cattolico italiano.

La giornata ha preso il via alle dieci e trenta, con un breve discorso cui i partecipanti hanno prestato ascolto assiepati sul sagrato del Duomo di Desenzano: “[…] l’aborto è divenuto legale, in Italia, nel 1978: è stata la perfetta conseguenza di un lungo attacco, a 360 gradi, alla famiglia, definita, nella cultura sessantottina, una ‘camera a gas’. L’aborto legale e gratuito viene dopo che si è predicata l’uccisione dell’autorità e, con essa, la morte del padre; viene dopo che si è insegnato da mille pulpiti che la maternità non è la ricchezza delle donne, ma il loro limite e il loro impedimento.
Per questo, essere pro-life significa anzitutto tornare a comprendere e a raccontare il valore, la bellezza, la grandezza della famiglia: della maternità e della paternità, del figlio come dono e responsabilità, del matrimonio come impegno profondo, di fronte a Dio e agli uomini. Tornare a costruire, anzitutto, famiglie vere, famiglie unite, famiglie radicate.
La battaglia per la vita non è soltanto per salvare bambini destinati ad una morte violenta, sotto i freddi ferri del chirurgo o l’azione dissolvente di veleni sempre più potenti. E’ anche perché possano nascere con un padre e una madre, come è sempre stato nella storia dell’umanità.”

Dopo il discorso, è cominciata la marcia vera e propria. Più di cinquecento persone hanno percorso a piedi i quattro chilometri che separano il Duomo di Desenzano dall’Abbazia di Maguzzano: parlando, facendo amicizia, pregando il Rosario, ammirando il lago cristallino…
Le persone impossibilitate a camminare, invece, hanno potuto usufruire di un pullman “Navetta” che seguiva il corteo, oppure si sono portate direttamente all’Abbazia di Maguzzano con la macchina.

Gli organizzatori stimano il numero totale dei partecipanti a circa 600, tra cui molte famiglie con bambini e tanti giovani e religiosi. La fotografia che emerge è quella di un mondo pro-life vivo, entusiasta, che ha voglia di esserci e di lottare per i valori in cui crede! Senza dimenticare, inoltre, che quella di Desenzano era la prima manifestazione di questo tipo e che si è svolta nel nord Italia, in un posto fantastico ma non da tutti facilmente raggiungibile: negli anni venturi le adesioni alla Marcia sono quindi destinate a crescere…

Il corteo è arrivato all’Abbazia di Maguzzano verso mezzogiorno e le persone si sono sparpagliate a mangiare al sacco nel cortile dell’edificio o sui prati circostanti; alcuni, invece, hanno usufruito del refettorio della stessa Abbazia o di una trattoria tipica poco distante.

Alle tredici e trenta sono cominciate le due tavole rotonde, durante le quali hanno parlato personalità del calibro di Antonio Oriente, Mario Palmaro, Silvio Ghielmi… e altri.
Nel corso di questo "momento culturale" sono anche stati premiati alcuni esponenti del mondo cattolico che si stanno distinguendo per il loro operato: Giampaolo Barra, Direttore della rivista di apologetica Il Timone; Roberto De Mattei, Vice Presidente del CNR e Direttore del mensile Radici Cristiane; Giovanni Zenone, della casa editrice Fede&Cultura; Maria Pellegrini, pilastro del telefono verde SOS Vita; e, infine, padre Livio, Direttore di Radio Maria.
Inoltre, c’è stata la telefonata di Oscar Elias Biscet, un prigioniero politico cubano che è stato liberato un paio di mesi fa ed in onore del quale molti partecipanti alla Marcia indossavano una maglietta con il suo volto.

Nel pomeriggio, in diversi orari, sono anche state celebrate tre messe: due secondo il Vetus Ordo, cantate in gregoriano, e una in nuovo rito.

Verso le diciassette la giornata è volta al termine e i partecipanti hanno cominciato a lasciare l’Abbazia, salutandosi con gioia e dandosi appuntamento alla Marcia Nazionale per la Vita del prossimo anno.

No alla legge razzista sull’omofobia

Si discute oggi alla camera la legge sulla cosiddetta omofobia, che prevede aggravanti in caso di reato nei confronti di un gay o di un bisessuale. Se questa legge passa, la legge non sarà più uguale per tutti: picchiare un eterosessuale costerà molto meno che picchiare un gay.

Insomma, una nuova forma di razzismo.

Non solo: si sta cercando di far passare, in questo modo, una legge che limiti la libertà di pensiero: dire che il matrimonio è solo tra uomo e donna, e che per questo una coppia di soli uomini o sole donne, non alleverebbe bene un bambino, diverrà discriminazione… in attesa di sbattere dentro tutti coloro che credono ancora nella norma.

Oggi, su L’Adige, tale Alexander Schuster, coordinatore presso l’Università di Udine del progetto europeo di contrasto all’omofobia (leggi: progetto europeo di distruzione della famiglia) , chiede appunto, “aggravanti per reati omofobici e transfobici”, e lo giustifica ricordando un dato conosciuto da sempre: “un giovane gay o bisessuale ha dalle 6 alle 16 volte più probabilità di porre termine alla sua vita rispetto ai coetanei” mediante suicidio.

Non viene neppure in mente, al personaggio, che questo dato tristissimo nasconda una verità di buon senso: che questi giovani non si suicidano per eventuali “discriminazioni”, ma perché infelici, in ragione della propria scelta, che non corrisponde alla natura umana, che cerca sempre la complementarietà, fisica e psicologica.

Come dimostra il caso di Mario Mieli, massimo ideologo gay italiano: coprofago, drogato, sostenitore della pedofilia e suicida a 31 anni (vedi Liberazione, 11 marzo 2008)

 

Guarda la testimonianza di Luca di Tolve, protagonista di "Luca era gay":

http://www.sentinelledelmattino.org/cafe-teologico-2010/gallery.html?videoid=12393086

Il saluto di Mons. Negri e mons. Oliveri

Monsignor Luigi Negri e mons. Mario Oliveri ci hanno fatto pervenire il loro saluto per la marcia per la vita:

 Carissimi amici,

ho imparato dal Beato Giovanni Paolo II Papa, che non c’è proclamazione autentica della fede nella società senza la proclamazione del valore della vita e la sua difesa nei confronti di tutte le minacce, cominciando da quelle di leggi inique. La vostra marcia è un gesto di profondo amore al mistero della vita, indisponibile a ogni potere umano perchè disponibile soltanto a Dio, e tale testimonanza diviene fatto civile proposto a tutta la società. Vi sono, pertanto, accanto con gratitudine e Vi benedico di cuore

 + Luigi Negri Vescovo di San Marino-Montefeltro

 

Noi vi chiediamo un aiuto economico per sostenere le spese:

Per Mevd" (Movimento Europeo Difesa Vita): Unicredit, Agenzia di Verona, Iban: IT 31 R 02008 11796 000101130378

per il saluto di mons. Oliveri: www.marciaperlavita.it

La vita che non nasce: soluzione finale?

L’Associzione “In punto di Vita” promuove per domenica 22 maggio un convegno dal titolo: “La vita che non nasce: soluzione finale?”.

Il programma prevede:

  • 10.30: Benvenuto
  • 10.40: Introduzione di Tommaso Scandroglio
  • 11.00: “I farmaci contro la vita” e “La medicina selettiva” con Bruno Mozzanega
  • 12.00: “La sindrome del bambino perfetto” con Pino Noia
  • 13.30: Buffet (occorre registrarsi su www.inpuntodivita.com)
  • 14.30: “Action4: l’eugenenetica dalle origini ai giorni nostri” con Michele Pacciano
  • 15.30: Discussione e conclusioni con Tommaso Scandroglio
  • 17.00: Coffee break
  • 17.30: Musical teatrale “Il mondo di Lucy”

Il convegno si terrà nella Sala congressi O.I.C, Centro Formazione Varotto.Berto, Sala Pontello. Padova-Mandria, via Toblino, 53.

La scelta delle bugie

Si chiama www.lamiascelta.it e si presenta come il network del testamento biologico, portale ideato col dichiarato obbiettivo «di raccogliere volontà e testimonianze di tutte quelle persone che credono nel diritto all’autodeterminazione». Primo messaggio tra le righe: noi siamo per la libertà dell’individuo, ma in giro ci sono sinistri figuri che non credono nel diritto all’autodeterminazione, state attenti. Se si clicca su “La legge”, poi, si apprende che il testamento biologico è «un atto formale che consente a chiunque – nel pieno possesso delle facoltà mentali – di dare disposizioni in merito alle terapie e trattamenti sanitari (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione, ecc.) che intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di comunicare».

Secondo messaggio implicito: chi sottoscrive le volontà anticipate di trattamento mica desidera l’eutanasia, ci mancherebbe, ma solo un genuino esercizio di libertà. Peccato che nello stesso modulo di testamento biologico scaricabile dal sito (http://www.lamiascelta.it/testamento-biologico.pdf) non ci sia alcuna possibilità – alla faccia della scelta! -di dare disposizioni in merito alle terapie e trattamenti sanitari, ma solo di sottoscrivere la volontà di non essere sottoposti «ad alcun trattamento sanitario, inclusa l’idratazione e l’alimentazione forzate, in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante o in caso di malattia non curabile».

Un errore? Nient’affatto: chi si batte per il testamento biologico non è minimamente interessato alle «disposizioni in merito alle terapie e trattamenti sanitari», ma solo all’eutanasia. E’ così oggi, era così nel 1967, quando l’avvocato Luis Kutner presentò il primo biotestamento per conto, guarda caso, della Eutanasia Society of America. Proposta: e se chiedessimo agli amici che credono nell’autodeterminazione di raccontare meno frottole?

La Ru-486 uccide ancora. Donne, non ne avete abbastanza?

Un’altra donna morta. Sono ormai trentadue i decessi cagionati dall’assunzione della pillola abortiva Ru-486. Un tragico conteggio che dimostra che Janice G. Raymond, Renate Klein e Lynette J. Dumble – le tre femministe abortiste che già nel ’91 denunciarono i rischi di questa pillola – avevano ragione da vendere. Del resto, fior di studi hanno poi dimostrato che l’aborto “farmacologico”, oltre ad avere un tasso di fallimenti decisamente maggiore di quello chirurgico (Cfr. Am J Obstet Gynecol 1997; 176(2):431-7), provoca dolori, nausea, debolezza e crampi quasi nel 94% dei casi (Cfr. Obstet Gynecol 2005;105(2):345-51), con tassi di sanguinamento parecchio superiori a quelli dell’aborto chirurgico (Cfr. Int Fam Plan Perspect 1999 25(1):10-14) e nel 56% dei casi, alle donne che assumono la Ru-486, tocca persino la traumatica vista del feto abortito (Cfr. Br J Obstetr Gynaecol 1998;105(12): 1288-95). Tutto questo con un tasso di mortalità, per l’aborto “farmacologico”, dieci volte superiore a quello chirurgico (Cfr. N Engl J Med 2005; 353:2317-8).

Ora che un’altra morte – quella di una ragazzina portoghese di appena sedici anni – si aggiunge a quelle già note, ora che il sangue dell’ennesima vittima torna a ricordarvi il prezzo che state pagando per questa maledetta kill pill, care donne, che aspettate a ribellarvi? Avevate chiesto di liberare dalla clandestinità la vostra autodeterminazione, ma con la Ru-486 è proprio la garanzia dell’aborto domestico e clandestino ciò che vi è stato rifilato; avevate chiesto più diritti, ma oggi nessuno vi garantisce più in quello, fondamentale, di essere madri e dunque donne fino in fondo. Direi che la fregatura – scusate il termine – è davvero sonorissima. Di quelle che fanno male. Di quelle che non esigono, per essere superate e sovvertite, nuove piazze e nuovi slogan, ma nuove coscienze; proprio quello che, da decenni, vi stanno sottraendo. E talvolta, come nel caso della giovane portoghese deceduta, prendendosi pure la vostra vita. Dite un po’: non ne avete abbastanza?

Carlo Casini scriveva: sul fine vita non serve alcuna legge

E’ evidente il pericolo di un più vasto e duraturo indebolimento del principio di indisponibilità della vita umana a seguito di una legge che in qualche modo ne riduca la portata nei confronti dei malati, dei disabili. Per il momento il veicolo è quello del rifiuto delle cure (attuale o anticipato) ma la strada imboccata può portare molto oltre.  

Estate 2008: la rivista “Medicina e Morale” pubblica un articolo di Carlo Casini ed altri studiosi, con cui si assume una posizione molto netta: una legge sul fine vita non è necessaria (C. Casini, M. Casini, E. Traisci, M. L. Di Pietro, Il decreto della corte di Appello di Milano sul caso Englaro e la richiesta di una legge sul c.d. testamento biologico, In Medicina e Morale, 2008/4, 723:745).

La vicenda giudiziaria sul caso Englaro era ormai praticamente finita: Eluana Englaro sarà fatta morire proprio in forza di quel decreto della Corte d’Appello di Milano che l’articolo commentava; la sua morte sarebbe stata solo ritardata dalla sentenza della Cassazione che avrebbe dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale di Milano. Ecco cosa si sosteneva: a) non esiste nessun vuoto legislativo; b) una legge è una soluzione peggiore del male, perché una sentenza su un caso singolo ha pur sempre un effetto limitato; c) sono sufficienti le norme sull’omicidio e sull’omicidio del consenziente.

Riportiamo i passaggi centrali dell’articolo.  Sul presunto vuoto legislativo: “Si sente ripetere spesso che in materia vi è un “vuoto legislativo. L’affermazione è falsa se vuol significare che nessuna norma giuridica regola i comportamenti collegati con la fine della vita. Su questo punto, non solo esistono già alcune leggi di riferimento, come quella sull’accertamento della morte (1993), sul trapianto di organi (1999), sull’amministrazione di sostegno (2004), ma la norma – di legge – c’è ed è chiara: è il divieto di cagionare (cosa, ovviamente diversa dall’accettare) la morte anche quando questa è richiesta e a prescindere dalle condizioni del richiedente (art. 579 del Codice Penale), perché la vita umana è un bene indisponibile”.

Sull’effetto maggiormente nefasto di una legge: “… bisogna sottolineare che il ruolo e la portata della giurisprudenza sono diversi da quelli della legge. Infatti, da un lato abbiamo una decisione che: a) per chi è veramente interessato (e solo per costui) presuppone l’attivazione talvolta faticosa e dispendiosa della “macchina giudiziaria”; b) vale concretamente per il singolo caso per il quale è richiesta; c) non incide sull’organizzazione sociale e di conseguenza non incide in modo determinante sulle relazioni giuridiche tra i consociati. Dall’altro, invece, abbiamo una disciplina che: a) presuppone un dibattito parlamentare – un dibattito cioè che si svolge tra tutti i rappresentanti del popolo – la cui conclusione, pertanto, ha un’autorevolezza di gran lunga maggiore di quella di una decisione giudiziaria; b) vale per tutti: infatti la legge per sua natura è generale e astratta; c) incide sul tessuto sociale e relazionale in modo consistente. Non solo, ma se è vero che il giudice è soggetto solo alla legge, allora la legge incide in modo significativo anche sull’orientamento giurisprudenziale”.

Sulla centralità e sufficienza degli articoli del codice penale: “Nella prospettiva di chi ritiene ingiusta la decisione di far morire Eluana di fame e di sete, è sicuramente necessaria una legge che tuteli in modo incondizionato il principio di indisponibilità della vita umana non solo dell’altrui, ma anche della propria se è ad altri che si chiede di porvi fine. Ebbene, questa legge c’è già: gli articoli 575, 579 e 580 del Codice Penale sanzionano rispettivamente l’omicidio, l’omicidio del consenziente e l’istigazione e l’aiuto al suicidio.”

Il giudizio restava lo stesso anche rispetto ad una legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, non vincolanti: “…non si può ignorare che eutanasica non è solo la tecnica, ma anche la logica che accompagna i comportamenti (….) l’istanza di legalizzazione del testamento biologico nasconde l’intenzione eutanasica non solo quando se ne preveda il carattere vincolante per il medico, ma anche quando lo si intende come espressione di un desiderio manifestato al di fuori della concreta situazione in cui deve decidersi ed attuarsi la cura e di un contesto di alleanza terapeutica in corso tra medico e paziente. Dell’eutanasia (…) ci sono tutte le dinamiche e gli elementi culturali …”. Ecco, perciò, “l’opposizione a una legge che introduca il “testamento biologico” (o, come altrimenti definito, “direttive anticipate” o “dichiarazioni anticipate di trattamento)”.

L’unica legge da approvare era un’altra:Una legge sulla tutela della vita in condizione di malattia inguaribile o di grande disabilità (…) dovrebbe -piuttosto- stabilire i principi e le regole atte a salvare e salvaguardare la vita di Eluana e delle molte altre persone che si trovano o si troveranno in condizioni similari”.

Dunque, fino al 2008, e precisamente fino al discorso del cardinale Angelo Bagnasco del settembre di quell’anno, i pro-life sostenevano le stesse cose oggi sostenute dal Comitato Verità e Vita. Di più: gli argomenti utilizzati da Casini non sono in alcun modo superati dagli eventi accaduti in questi tre anni. E allora: che cosa ha spinto il presidente del Movimento per la Vita Italiano a cambiare la sua posizione?

Comitato Verità e Vita

Buone nuove da Lussemburgo

Una buona notizia giunta dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea rincuora il mondo pro-life, abituato di solito a ricevere amare sorprese nel campo della tutela degli embrioni. Si tratta delle conclusioni recentemente depositate dall’Avvocato Generale della Corte, il francese Yves Bot, secondo cui le cellule staminali embrionali totipotenti sono assimilabili, a tutti gli effetti, ad un embrione umano, e come tali, quindi, non possono essere brevettabili.
Davvero interessante. E ancor più interessante è che a sollevare la questione sia stata la nota associazione ecologica Greenpeace. Tutto è cominciato in Germania, quando il tribunale federale in materia di brevetti (Bundespatentgericht), sulla base di un ricorso proposto da Greenpeace, ha dichiarato la nullità di un brevetto depositato nel 1997 sui procedimenti che consentono di ottenere cellule progenitrici a partire da cellule staminali di embrioni umani. La Corte federale tedesca di Cassazione (Bundesgerichtshof) ha poi deciso di sospendere il giudizio e di chiedere alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di pronunciarsi in ordine all’interpretazione della nozione di “embrione umano”, non definita dalla Direttiva 98/44/Ce sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche. Si tratta, in pratica, di sapere se l’esclusione della brevettabilità dell’embrione umano riguardi tutti gli stadi della vita a partire dalla fecondazione dell’ovulo o se debbano essere soddisfatte altre condizioni, ad esempio che sia raggiunto un determinato stadio di sviluppo.
Il 12 gennaio 2011 si è svolta presso la Grande Sezione della Corte di Giustizia la trattazione orale nella causa C-34/10 fra Oliver Br?stle e Greenpeace.
E’ la prima volta che la Corte è chiamata a pronunciarsi sulla nozione di “utilizzazione di embrioni umani a fini industriali o commerciali” prevista dalla Direttiva 98/44, e si comprende quindi la particolare delicatezza del thema decidendum, anche per gli aspetti scientifici, giuridici, economici e filosofici che essa implica.
In gioco vi è, infatti, l’interpretazione dell’articolo 6 della Direttiva, secondo cui “sono escluse dalla brevettabilità le invenzioni il cui sfruttamento commerciale è contrario all’ordine pubblico o al buon costume”.
Secondo tale disposizione, quindi, “sono considerati non brevettabili in particolare: a) i procedimenti di clonazione di esseri umani; b) i procedimenti di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; c) le utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali o commerciali; d) i procedimenti di modificazione dell’identità genetica degli animali atti a provocare su di loro sofferenze senza utilità medica sostanziale per l’uomo o l’animale, nonché gli animali risultanti da tali procedimenti”.
Le questioni sottoposte alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea dal tribunale nazionale tedesco nella causa C-34/10 riguardano questioni di particolare rilevanza.
Il primo quesito concerne la nozione stessa di “embrione umano” di cui all’art. 6, n. 2, lett. c), della Direttiva, ed in particolare, “se siano compresi tutti gli stadi di sviluppo della vita umana a partire dalla fecondazione dell’ovulo o se debbano essere rispettate ulteriori condizioni, come, ad esempio, il raggiungimento di un determinato stadio di sviluppo; se siano compresi anche gli ovuli umani non fecondati in cui sia stato trapiantato un nucleo proveniente da una cellula umana matura, o ovuli umani non fecondati, stimolati attraverso la partenogenesi a separarsi e svilupparsi, o le cellule staminali ricavate da embrioni umani nello stadio di blastocisti”.
Il secondo quesito è relativo a come si debba intendere la nozione di “utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali o commerciali”, ossia se essa comprenda qualsiasi sfruttamento commerciale nell’accezione dell’art. 6, n. 1, della Direttiva, in particolare anche un’utilizzazione finalizzata alla ricerca scientifica.
Il terzo quesito è relativo “all’esclusione della brevettabilità, ai sensi dell’art. 6, n. 2, lett. c), della Direttiva, di un determinato insegnamento inventivo anche qualora l’utilizzo di embrioni umani non rientri nell’insegnamento rivendicato con il brevetto, ma costituisca la premessa necessaria per l’utilizzo del medesimo, perché il brevetto riguarda un prodotto la cui creazione comporta la previa distruzione di embrioni umani, ovvero perché il brevetto riguarda un procedimento che richiede come materiale di partenza un prodotto siffatto”.
Lo scorso 10 marzo, l’Avvocato Generale della Corte, Yves Bot, ha depositato le sue conclusioni prospettando alla stessa Corte la risposta ai tre quesiti, con un ragionamento che appare davvero interessante e meritevole di approfondimento.
“La scienza ci insegna in modo universalmente acquisito ai nostri giorni”, scrive Bot nelle sue conclusioni, “che l’evoluzione a partire dal concepimento comincia con alcune cellule, poco numerose e che esistono allo stato originario solo per qualche giorno”. “Si tratta delle cellule totipotenti”, spiega l’Avvocato Generale, “la cui caratteristica essenziale è che ciascuna di esse ha la capacità di evolversi in un essere umano completo”, in quanto tali cellule “racchiudono in se stesse ogni capacità ulteriore di divisione, poi di specializzazione che condurrà, alla fine, alla nascita di un essere umano. Per questo si può affermare che “in una cellula si trova dunque concentrata tutta la capacità dell’evoluzione successiva”.
Da qui la conclusione tratta dall’Avvocato Generale secondo cui “le cellule totipotenti costituiscono il primo stadio del corpo umano che diverranno”, con la conseguenza che “esse devono essere giuridicamente qualificate come embrioni”.
“In considerazione della definizione così data”, continua Bot, “ogni volta che ci troviamo di fronte a cellule totipotenti, qualsiasi sia il mezzo con cui siano state ottenute, siamo in presenza di un embrione di cui dovrà pertanto essere esclusa ogni brevettabilità”. Sempre secondo lo stesso Avvocato Generale “rientrano pertanto in tale definizione gli ovuli non fecondati in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula matura e gli ovuli non fecondati stimolati a separarsi attraverso la partenogenesi, qualora, secondo le osservazioni scritte depositate dinanzi alla Corte, con queste modalità vengano ottenute cellule totipotenti”.
Queste considerazioni valgono anche per la blastocisti: “Se, di per sé, le cellule totipotenti comportano la capacità di sviluppare un intero corpo umano, la blastocisti è allora il prodotto ad un dato momento di questa capacità di sviluppo”, ed “uno degli aspetti dello sviluppo del corpo umano di cui costituisce una delle fasi”, con la conseguenza che “essa stessa, come tutti gli stati precedenti o posteriori a questo sviluppo, deve essere qualificata come embrione”. “Sarebbe altrimenti paradossale”, fa notare l’Avvocato Generale, “rifiutare la qualificazione giuridica di embrione alla blastocisti, prodotto della crescita normale delle cellule di partenza che, di per sé, ne sono dotate”, in quanto “ciò significherebbe diminuire la protezione del corpo umano in uno stadio più avanzato della sua evoluzione”.
Il punto 96 delle conclusioni di Yves Bot merita di essere integralmente riportato: “Occorre peraltro rammentare qui che la Direttiva 98/44, in nome del principio della dignità e dell’integrità dell’uomo, vieta la brevettabilità del corpo umano nei diversi stadi della sua costituzione e del suo sviluppo, comprese le cellule germinali (37). Essa dimostra così che la dignità umana è un principio che deve essere applicato non soltanto alla persona umana esistente, al bambino che è nato, ma anche al corpo umano a partire dal primo stadio del suo sviluppo, ossia da quello della fecondazione”. Così come merita di essere testualmente citato il punt0 110: “(…) Dare un’applicazione industriale ad un’invenzione che utilizza cellule staminali embrionali significherebbe utilizzare gli embrioni umani come un banale materiale di partenza. Siffatta invenzione strumentalizzerebbe il corpo umano ai primi stadi del suo sviluppo. Mi sembra inutile, in quanto superfluo, evocare qui ancora una volta i richiami già fatti alle nozioni di etica e di ordine pubblico”.
Se la Corte di Giustizia accogliesse le conclusioni dell’Avvocato Generale Yves Bot, e fondasse la propria decisione su di esse, verrebbe inferto un colpo ferale alla ricerca sulle cellule staminali embrionali totipotenti.
Sì, perché ad onta di tutte le pretese motivazioni etiche poste a fondamento di tale ricerca (che ad oggi, peraltro, non ha dato alcun risultato nonostante le mirabolanti promesse), questa non esisterebbe senza il business dello sfruttamento economico dei suoi eventuali risultati. La brevettabilità rappresenta, infatti, il presupposto essenziale di quel business.
La sentenza della Corte di Giustizia è prevista nelle prossime settimane, ed in molti sperano che, per una volta almeno, quell’organo giudiziario possa esprimersi in favore della vita umana. Non pare, in fondo, di chiedere molto.

Da Cultura Cattolica.it, 3 maggio 2011

IL M E V D (Breve storia)

 

A Innsbruck il 26 novembre 1994, su proposta dell’U.I.D.I.C. (Unione Italiana Iniziative Civili in Difesa della Dignità Umana, fondatori: il Prof. Cherubino Trabucchi e il Dr. Sigfried Ernst, Presidente dell’Associazione dei Medici per la Vita d’Europa -) è stato sottoscritto un documento dai rappresentanti di alcune associazioni, cattoliche e protestanti, che operano in difesa delle dignità umana, di Austria, Italia, Germania, Svizzera, Olanda e Belgio, nel quale viene espressa la volontà di costituire il “MEVD” ( Movimento Europeo per la Difesa della Vita e della Dignita’ Umana). (denominazione suggerita dal giudice Peter.W. Smitz, dell’Associazione “Giuristi Cristiani per la Vita” di Belgio e Olanda).

Scopo primario: collaborare a livello internazionale, con le diverse associazioni sparse sul territorio europeo che operano in difesa della dignità umana e che si ispirano alla concezione cristiana della vita e dell’uomo. La costituzione ufficiale del MEVD, (con approvazione dello statuto e iscrizione nel registro degli atti pubblici della Repubblica Italiana, al n° 5372), è stata sottoscritta il 20 settembre 1997, davanti al notaio Zeno Cicogna, dai rappresentanti delle associazioni aderenti di Austria, Germania, Italia, Repubblica Ceca e Svizzera, nella prestigiosa sede della BIBLIOTECA CAPITOLARE , di Verona.

Il MEVD è una organizzazione che fa parte del Forum della Convenzione Europea – ha un assistente ecclesiastico nominato con bolla vescovile – è un movimento di opinione con carattere squisitamente culturale – è un ente ONLUS.

Il” MEVD” ha come obiettivo la promozione a livello europeo di iniziative culturali in difesa della vita umana dal concepimento e fino alla morte naturale, nonché la difesa della dignità dell’uomo in tutti gli ambiti della vita. Negli incontri organizzativi di: – Ausburg – Berlino – Freiburg – Garda – Innsbruck – Parigi – Praga – Salisburgo – Strasburgo – Verona – Vienna che si sono susseguiti dalla data della firma del documento, i rappresentanti delle associazioni che condividono le iniziative del MEVD, si sono impegnati in particolare a sostenere le iniziative culturali ed educative, quali:

a) in difesa dell’embrione fino dal concepimento (dichiarandosi contrari a qualsiasi sperimentazione genetica non avente come obiettivo il benessere della vita umana)

– b) in difesa e a favore della famiglia fondata sul matrimonio naturale,

– c) per la prevenzione dell’AIDS,

– d) in difesa dei minori per prevenire la violenza di ogni tipo nei loro confronti (pedofilia, spettacoli di violenza e sesso , pubblicazioni oscene e violenza domestica)

– e) contro la pornografia e la violenza trasmessa attraverso i mass-media

 – f) in difesa della dignità della donna, contro il suo uso strumentale nella pubblicità e nello spettacolo

 – g) a favore di iniziative che siano in aiuto alle ragazze madri e alle famiglie con figli disabili.

Sino ad oggi, con questi obiettivi sono state inviate le seguenti petizioni al Parlamento Europeo: 1) richiesta di istituzione dello “Statuto Giuridico dell’Embrione”- 2)contro l’uso della pillola abortiva “RU 486” – 3)“A tutela della dignità della donna”- 4)“A difesa della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra maschio e femmina” – 5)“Contro la pornografia e l’uso delle droghe – 6)“Per prevenire e controllare la prostituzione” – 7)“ Per il controllo e la regolamentazione delle discoteche”- 8)“A difesa delle madri nubili” – 9)“Contro gi spettacoli tv di violenza e pornografia (a tutela dei minori”) – 10)“Per prevenire l’Aids” – 11)“Contro la clonazione umana” – 12)“Contro il lavoro minorile” – 13)“Contro la pedofilia” – 14)“ Per la tutela della dignità dell’uomo nel delicato campo del trapianto d’organi”- 15)“Contro l’eutanasia” – 16) Perché nella stesura della Carta della Convenzione sia riconosciuto il contributo della cultura cristiana nella fondazione dell’Europa” – 17)“ Perché nella Carta della Convenzione sia riconosciuta la dignità dell’uomo in tutti i suoi ambiti e sin dal concepimento, in quanto tale dignità è “indivisibile” . (Le petizioni sono state tutte accettate).

Nel convegno annuale di Garda (ottobre 2003) è stata scritta la “Carta di Garda” a difesa e a promozione della donna. Il documento è stato inviato a tutti gli organismi della Comunità Europea e al Segretario Generale dell’ONU, non che a tutti i Governi rappresentati.

Al termine del convegno di Salisburgo (29 settembre – 02 ottobre 2005) sono state inviate al Parlamento Europeo le petizioni: 1) Per la tutela del concepito e aiuto alle madri in difficoltà – 2) Per la difesa dell’embrione nella ricerca scientifica -3) Per l’accompagnamento alla morte, no all’eutanasia. Il Parlamento Europeo, riprendendo le tre petizioni: prostituzione – dignità dellla donna e difesa dei minori nei media – sui tre argomenti ha discusso e approvato altrettante raccomandazioni trasmettendole agli Stati membri. La sede del MEVD è in Piazza Vescovado 5 – 37121 Verona – (Presso U.I.D.I.C) Tel/fax +39 045 50 24 21 Indirizzi di posta elettronica: tommgia@alice.it

 

  “MEVD”
MOVIMENTO EUROPEO
PER LA DIFESA DELLA VITA E DELLA DIGNITA’ UMANA

Registrazione atti pubblici N°5372
Atto costitutivo di Associazione Civile N° 309461 Rep. – N°15891 Fasc.
Verona

STATUTO SOCIALE

 

ART. 1

E’ costituito in Innsbruck il “M E V D”- "MOVIMENTO EUROPEO PER LA DIFESA DELLA VITA E DELLA DIGNITA’ UMANA". (Sede legale presso : U.I.D.I.C. (Unione Italiana Iniziative Civili in Favore della Dignità Umana) Piazza Vescovado 5 – 37121 Verona (I)

Il "MOVIMENTO" non è un partito politico – ha carattere squisitamente culturale – è un movimento di opinione – collabora sul piano internazionale con  associazioni, che operano per tradurre in pratica le finalità enunciate nell’art. 2 del presente statuto, sulla base della concezione cristiana della vita.

Sia la denominazione che il simbolo (o il logo) del "MOVIMENTO" non possono essere utilizzati per altre finalità o altri scopi.

 

ART. 2
FINALITA’

IL MOVIMENTO EUROPEO PER LA DIFESA DELLA VITA E DELLA DIGNITA’ UMANA si propone:

a) di impegnarsi in difesa della vita fin dal concepimento opponendosi senza compromessi all’aborto e all’eutanasia;
b) di affermare la dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali indicati nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e nelle altre principali Convenzioni Internazionali tra cui, in particolare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1950. In armonia con i principi della cultura cristiana, il Movimento intende operare per favorire il superamento di tutti quei fenomeni che conducono al progressivo degrado della condizione di vita. In particolare opera per la promozione della dignità e della libertà di ogni essere umano, contro l’uso delle droghe, la violenza in ogni sua forma e in particolare contro l’aborto, l’eutanasia, la violenza sessuale nei confronti dei minori, la prostituzione, l’uso distorto della sessualità e la pornografia, la manipolazione genetica, in particolare contro ogni sperimentazione genetica che NON abbia come obiettivo il benessere della vita umana. Inoltre il Movimento, si adopera per difendere la libertà di fede e di religione di ciascun individuo.
c)    di promuovere la famiglia intesa come stabile e cosciente relazione di vita, spirituale e materiale, tra un uomo e una donna, e di favorirne le condizioni perché essa possa formarsi e consentire una crescita umana e spirituale dei suoi componenti ed in particolare dei giovani;
d) di appoggiare programmi ed iniziative in campo politico, culturale, sociale, giuridico, ed economico riguardanti i problemi relativi alla dignità della persona umana ed al valore della famiglia;
e) di collaborare per gli scopi suddetti, con associazioni ed enti che condividano le stesse finalità e che intendano svolgere un’efficace azione a favore della persona umana e della famiglia.

 

ART. 3
ORGANI DEL "MOVIMENTO’

Sono organi del "MOVIMENTO EUROPEO PER LA DIFESA DELLA VITA E DELLA DIGNITA’ UMANA":

a)   Il Consiglio dei Presidenti, che in caso di necessità viene integrato da esperti;
b)    Il Presidente;
c)    La Giunta

 

ART. 4
CONSIGLIO DEI PRESIDENTI

Il consiglio dei Presidenti è costituito dal Presidente e dai responsabili delle associazioni aderenti al "MOVIMENTO" o dai loro delegati.

 

ART. 5

–  Il consiglio dei Presidenti delibera:
a)   L’approvazione del bilancio consuntivo entro quattro mesi dalla fine dell’anno precedente;   
b)   Le linee di azione e le iniziative comuni del Movimento concernenti gli scopi statutari e la convocazione di congressi;
c)   L’adesione di associazioni o enti come pure la loro espulsione ed il loro recesso.

–  Il consiglio elegge il Presidente ed i componenti della Giunta in numero non superiore a cinque componenti fra i quali  due vice presidenti e un tesoriere.

–  Il Consiglio delibera a maggioranza semplice dei presenti, ed a maggioranza semplice di almeno il 50% degli aderenti per la modificazione dello statuto e lo scioglimento del movimento.

Salvo in quest’ultimi due casi, le sedute sono valide in seconda convocazione qualunque sia il numero di presenti.

 

ART. 6
IL PRESIDENTE

Il Presidente ha la rappresentanza legale del Movimento:
–   convoca e presiede il Consiglio dei Presidenti almeno una volta all’anno entro i primi quattro mesi;
–   cura l’esecuzione delle delibere del Consiglio convoca e presiede la Giunta;
–   nomina il segretario, che lo coadiuva e compila i verbali delle riunioni della Giunta e del Consiglio dei Presidenti.

 

ART. 7
LA GIUNTA

La Giunta coadiuva il Presidente nella esecuzione delle delibere del Consiglio.
Di essa fa parte anche il segretario. Il vice presidente anziano, ed in sua assenza o impedimento l’altro vicepresidente , adempie le funzioni del Presidente in caso di assenza o impedimento.
Il Tesoriere amministra i fondi del Movimento, cura la contabilità, presenta il rendiconto alla Giunta per la formazione del bilancio da presentare al Consiglio dei Presidenti per l’approvazione.
Il Presidente e la Giunta durano in carica tre anni e sono rieleggibili soltanto per un altro triennio.
Gli incarichi sono gratuiti.

 

ART. 8
ADERENTI

Possono aderire al Movimento associazioni ed enti territoriali europei che condividono senza eccezioni le finalità dello statuto.
Essi non potranno compiere azioni in nome del Movimento senza deliberazione del Consiglio dei Presidenti.

 

ART.9
MEZZI FINANZIARI

Il Movimento coprirà le spese per lo svolgimento della propria attività: – con contributi personali degli associati –
–  con le offerte in danaro e in natura e con donazioni accettate;
–  con il reddito dei beni che, a qualsiasi titolo dovessero pervenire al Movimento stesso;
– con eventuali contributi da parte di Enti,Amministrazioni,Associazioni internazionali, regionali, provinciali, comunali ed erogazioni di privati;
–  con gli interessi attivi maturati su eventuali depositi bancari.

 

ART. 10
SCIOGLIMENTO

In caso di scioglimento del Movimento, il Consiglio dei Presidenti delibererà la destinazione dei beni e dei mezzi finanziari del Movimento nel rispetto delle finalità e della ispirazione cristiana dello Statuto.

 

ART. 11
VALIDITA’

Il presente Statuto entrerà in vigore il giorno successivo alla costituzione del Movimento Europeo per la Difesa della Vita e della Dignità Umana e potra essere modificato soltanto dal Consiglio dei Presidenti,il quale nella circostanza delibererà su indicazione del Congresso annuale.

 

Letto, approvato e firmato.

 

Le attività del Mevd si trovano su questo sito, alla voce Mevd (vedi colonna laterale a sinistra)