Titolo: “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”. Ovvero, le regole che i media dovranno seguire – secondo gli estensori del documento – nel parlare di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali/transgender (questo significa la sigla). Le ha appena pubblicate il Dipartimento per le Pari opportunità (presidenza del Consiglio di ministri), insieme all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, per educare, anzi “rieducare”, i giornalisti.
Un decalogo che distingue senza alcun margine di discussione i giornalisti buoni dai cattivi, quelli etici da quelli che scrivono cose scorrette.E non da un punto di vista linguistico, ma proprio contenutistico: ci viene indicato come ci è lecito pensarla, pena la violazione delle norme deontologiche (con relative sanzioni dall’Ordine dei giornalisti?). La bella notizia è che l’Ordine sul suo sito non ha fatto proprie tali “linee guida”, stilate da 29 associazioni tutte di settore. La cattiva è che ha dato il patrocinio al discutibilissimo documento che ipertutela lesbiche e gay rispetto agli eterosessuali e a qualsiasi altra categoria di esseri umani.
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