Vescovi, migranti e responsabilità

Secondo il Sir, l’agenzia di stampa della Cei, sua eccellenza monsignor Angelo Raffaele Panzetta, vescovo di Crotone-Santa Severina, nella visita che ha fatto alla camera ardente dei migranti recentemente defunti presso Cutro, avrebbe rilasciato alcune dichiarazioni forti. E in parte discutibili.

Il presule, riferendosi alla tragedia che tutti piangono e che nessuno può accettare con indifferenza, ha dichiarato, con la tipica sensibilità cattolica davanti alla morte, che “Questo momento è fatto di poche parole, questo è il momento della pietà”.

“Un momento, secondo mons. Panzetta, umanissimo dove, davanti al segno delle bare, davanti al segno della morte, ognuno di noi invoca il Signore, il Dio della vita, perché accolga questi nostri fratelli”.

Parole ovviamente che solo uno stolto o un anarchico potrebbe disprezzare.

Ha anche aggiunto, davanti alle polemiche che sorgono sempre in questi frangenti, che sarebbe auspicabile “una tregua dalle polemiche”. Sostituta da quella “umanissima pietà per le persone che sono morte, per le famiglie straziate dal dolore”.

Lui stesso, però, forse nella foga di non voler dire poco (e col rischio di dire troppo), non ha evitato del tutto le polemiche. Ha infatti aggiunto che “è chiaro che c’è una corresponsabilità e una responsabilità sociale in quello che è avvenuto e tutto dovrà essere considerato con attenzione”.

E’ ovvio che parlare di corresponsabilità e responsabilità sociale a proposito di una tristissima strage di quasi 70 persone, può essere facilmente strumentalizzabile. Perché è evidente che non si sta parlando solo degli affari loschi e iniqui degli scafisti, in teoria condannati da tutti.

Si voleva fare un cenno al governo di destra, presieduto da Giorgia Meloni, e tradizionalmente più attento alle frontiere della patria, e più critico verso l’attuale immigrazione di massa, specie araba-africana? Allora, era meglio dirlo apertamente.

Ma facciamo una domanda e una considerazione non solo e non tanto a mons. Panzetta, ma a tutti coloro che vedono solo rosa negli attuali movimenti migratori. Questo blog del resto, non ha nulla contro il presule in questione, e neppure ha dei pregiudizi verso l’istituzione ecclesiastica, come fosse una delle gazzette arcobaleno di Elly Schlein.

I tanti drammi occorsi negli ultimi anni nel Mediterraneo, giustamente chiamato da papa Francesco “il più grande cimitero d’Europa”, sono favoriti da chi dice agli africani e agli arabi di venire in Europa, come se nulla fosse, o da chi dice loro che sarebbe meglio evitare un viaggio che è solo il primo dei rischi che il migrante incontra nella sua disperazione e spesso nelle sue illusioni innocenti?

Si aggiunga qualcosa che pochi ricordano, ma che tutti i cattolici, a partire dai vescovi, dovrebbero tenere a mente. In Africa esiste la Chiesa ed anzi è più attiva e fiorente delle vetuste chiese d’Europa. E i vescovi africani, non so dire quante volte, sia singolarmente, sia collegialmente, hanno sconsigliato questi viaggi della speranza, dicendo ai loro giovani di spendere in patria le loro energie e la loro (legittima) volontà di riscatto.

Sono note le prese di posizione in tal senso del card. Robert Sarah e di varie conferenze episcopali africane.

L’ultima presa di posizione in tal senso è forse quella del cardinal Fridolin Ambomgo, arcivescovo di Kinshasa in Congo, intervistato dal quotidiano cattolico La Croix, il 18 febbraio.

Il presule, senza negare il sottosviluppo della sua terra, ha detto che spesso non si dà “speranza alla gioventù africana” e così essa finisce per credere che “il paradiso è altrove”. “Ma ciò, continua il cardinale, si conclude con i drammi che conosciamo”.

Secondo Ambongo, “la speranza della Chiesa è l’Africa”, e tuttavia i problemi non mancano. Tra essi, “l’immigrazione dei nostri giovani, che abbandonano il continente per andare a cercare ciò che credono essere il paradiso e che molto spesso si rivela come una tragedia”.

Visto che, come dice Ambongo, “la Chiesa in Europa sta morendo”, e questo è un fatto, perché i vescovi e i cattolici europei non dovrebbero fidarsi del pensiero dei presuli africani?

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

due × 3 =