
Fonte Wikipedìa
Colletta
Dio dei viventi,
che hai manifestato la tua compassione
nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro,
ascolta con benevolenza il gemito della tua Chiesa,
e chiama a vita nuova
coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Commento artistico-spirituale al Vangelo della V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A – Domenica 25 Marzo 2023
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Nell’Annunciazione a Maria – la festa dell’Incarnazione – si realizza il compimento delle promesse. Maria è chiamata a concepire, mediante la potenza dello Spirito, Colui nel quale, secondo S. Paolo, abiterà «corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Colossesi 2,9). Leggiamo o rileggiamo la narrazione nel Vangelo secondo Luca (1,26-38).
Qualche anno fa, potei visitare ad Arezzo lo straordinario ciclo de le «Storie della Vera Croce» che Piero della
Francesca realizzò, dal 1452 al 1458, nella cappella maggiore della basilica di S. Francesco. Il soggetto rappresentato deriva dalla «Legenda Aurea» di Jacopo da Varazze (XIII sec.) che narra la storia miracolosa del legno della croce di Cristo. In simmetria al «Sogno di Costantino», l’artista ha dipinto, sulla parete di fondo del coro, a sinistra, «L’Annunciazione», l’affresco che, secondo Roberto Longhi, starebbe quasi a riassumere le vicende della passione di Cristo. La scena, non prevista dalla «Legenda Aurea», in quanto inizio della Storia della Salvezza, trova conferma nell’inno alla croce – «Pange lingua gloriosi prœlium certaminis» (Canta, o lingua, il combattimento della gloriosa lotta) – composto da S. Venanzio Fortunato (530-c.600) e ancora oggi utilizzato ogni anno per la preghiera liturgica nella settimana di Passione e nella festa dell’Esaltazione della Croce. In una strofa centrale il poeta tratta dell’Annunciazione:
«Quando, dunque, venne la pienezza del sacro tempo, / fu inviato, dalla rocca del Padre, il Figlio creatore del mondo, / che, fattosi carne, fu partorito da un ventre verginale».
La stupenda immediatezza della pittura presenta l’episodio evangelico in una doppia spazialità, divisa dalla colonna centrale: l’arcangelo Gabriele arriva dall’aperto, saluta la Vergine e le porge un ramoscello di palma, simbolo del vittorioso martirio di Cristo. Maria è una giovane donna, assorta che accoglie con solenne gravità il messaggio nella rigorosa prospettiva di un portico che pare esaltare la sua figura regale. La Vergine con la destra esprime sorpresa e con la sinistra regge le Sacre Scritture dove tiene il segno con un dito per poter la lettura dopo l’imprevista visita. A sinistra in alto, sullo sfondo di un cielo chiaro, Dio Padre, sopra una nuvola, invia lo Spirito Santo per donare al mondo il «Dio con noi».
Piero lascia un’affascinante rappresentazione del mistero del Verbo incarnato, «incipit» della salvezza per ogni persona, reinterpretato per oltre due millenni da un numero illimitato d’artisti pronti a raffigurare Maria, una donna libera che per amore ha accolto e donato la Vita.
La contemplazione dell’affresco di Piero colpì anche la fantasia di Pasolini, quando (1955), davanti all’«Annunciazione», descrivendo il tramonto del vespro, scrisse:
«È una luce / – ah, certo non meno soave / di quella, ma suprema – che si spande / da un sole racchiuso dove fu divino / l’Uomo, su quell’umile ora dell’Ave».