“Per te, Luce, diventiamo luce”

Pier Paolo Calzolari, «Senza titolo», 1970
Fossombrone, Fondazione Pier Paolo Calzolari

Commento artistico-spirituale al Vangelo della V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – 05 Febbraio 2023

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

Colletta

O Dio, che fai risplendere la tua gloria
nelle opere di giustizia e di carità,
dona alla tua Chiesa di essere
luce del mondo e sale della terra,
per testimoniare con la vita
la potenza di Cristo crocifisso e risorto
.

«Non credo esista una contemplazione statica: né da contemplante né da contemplato. Se tu guardi un muro, che è il contemplato e tu sei il contemplante, nel rapporto interattivo tra te e il contemplato c’è un


cambiamento continuo. La contemplazione è sempre dinamica». Questa considerazione di Pier Paolo Calzolari, artista che si definisce pittore e scultore insieme, introduce e guida la lettura della sua opera «Senza titolo» eseguita nel 1970 – candela, ferro tecnica mista e graffi su feltro montato su telaio – e registrata presso la Fondazione Pier Paolo Calzolari a Fossombrone.
L’artista bolognese contemporaneo crea un’opera con al centro, posta su una piccola base in ferro, la candela accesa e viva per la sua proprietà di fare luce attraverso il fuoco e anche d’essere simbolo di speranza e di verità, del tempo che passa e che protegge.
Mentre contemplo, risento nel cuore la parola di Gesù riportata dall’evangelista Matteo (5,13-16): «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa».
In coerenza con l’affermazione sopra citata, l’autore pure in quest’opera sottolinea un cambiamento, una mutazione che rimanda a un qualcosa di ancora non conosciuto, a un mistero. L’energia continua e in movimento si espande sull’intera superficie di feltro intelato, trattata con tale sapienza da Calzolari da farsi storia di vita quotidiana, segnata da gioie e da fatiche.
Ascolto il seguito del discorso del Maestro – «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» – e lo vedo narrato attraverso la composizione poetica ed elegante dove la luce tremula conquista l’ambiente rendendolo vivo, leggibile, comprensibile e percorribile delineandone i contorni in ogni parte,.
Per quanto piccola, la fiamma alimentata dalla candela che può dar luce soltanto se si lascia consumare, è sempre più forte d’ogni buio e di qualsiasi oscurità all’apparenza impenetrabile.
Il Cristo che dice di sé: «Io sono la luce del mondo» (Giovanni 8,12), fa brillare la vita di chi lo segue («Voi siete la luce del mondo») così che «essere luce» significa far riflettere la luce del Signore sulle persone che si incontrano.
Assimiliamo l’invocazione di Gregorio Nazianzeno, vescovo e teologo greco (IV secolo): «Ti benediciamo, Cristo Verbo di Dio, luce da luce senza principio. Tu hai dissipato ogni tenebra l’hai trasfigurata in luce; hai illuminato la nostra mente, hai dato sapienza alla ragione. Ovunque si riflette la tua luce eterna, perché con la luce l’uomo scopra la vera bellezza e tutto diventi luminoso».

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Autore: Libertà e Persona

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