NEWS DALLA RETE. “Il Vangelo secondo Maria. Un poema in prosa”

Ci scrive l’amico Alfredo Tradigo, giornalista, scrittore, poeta …

Con questo nuovo libro, scritto nella primavera scorsa e che trovate in libreria o in rete, mi sono voluto misurare con la forma del racconto in prosa. Il libro è diviso in tre parti. La prima è affidata alla voce di un narratore che – basandosi su testi tratti dai Vangeli sia canonici che apocrifi (e in parte sugli scritti di Anna Emmerick e Maria Valtorta) – racconta la nascita, l’infanzia e l’adolescenza di Maria. Nella seconda parte è Maria stessa a narrare la sua vita fino alla resurrezione di Gesù. L’ultima parte è affidata alla voce dell’evangelista Giovanni, che descrive e accompagna Maria negli ultimi momenti della sua vita. Qui sotto vi collegate all’introduzione di Vincenzo Sansonetti.

Alfredo Tradigo

Introduzione

2022 – Vincenzo Sansonetti

“Eccomi, sono la serva del Signore”

“O Vergine, la Tua gloria supera ogni cosa creata/ Che cosa, infatti, è paragonabile alla Tua nobiltà? […] Sono eccelsi gli angeli di Dio e gli arcangeli, ma quanto Tu li superi, o Maria?”. Sono alcuni passaggi dell’Inno a Maria di sant’Atanasio di Alessandria (295-373): deciso difensore della divinità di Cristo, fu anche un convinto devoto della Madre di Dio. Vissuto quasi tre secoli prima di Atanasio, un altro santo, Ignazio di Antiochia (35-108 ca.), pone al centro della sua riflessione teologica la certezza che la profonda e vera umanità di Gesù fu resa possibile da sua Madre. Contro l’eresia dei Docetisti, che mettevano in discussione l’Incarnazione di Cristo – il mistero centrale della fede – Ignazio ribadiva che il Salvatore era venuto nella carne mediante sua Madre, una vergine: “Egli viene da Maria e da Dio al tempo stesso”. Sant’Ambrogio (339-397), vescovo di Milano, sarà il primo teologo della Chiesa d’Occidente ad assegnare a Maria il titolo di Mater Dei. Interminabile la lista di santi, beati, Padri e Dottori della Chiesa che si sono espressi su di Lei, da sant’Agostino (“È la mistica scala per la quale è disceso il Figlio di Dio sulla terra e per cui salgono gli uomini al Cielo”) a san Giovanni Bosco (“È quasi impossibile andare a Gesù se non ci si va per mezzo di Maria”), fino a madre Teresa di Calcutta (“Quanto abbiamo da imparare dalla Madonna”). Nessuna figura femminile ha lasciato il segno nella storia e nella cultura più di Maria. Celebrata dai più grandi artisti, le sono dedicati nel mondo migliaia di santuari. Innumerevoli le grazie ottenute e i miracoli avvenuti per la sua intercessione. Ma chi è veramente Maria di Nazaret? Che cosa sappiamo di Lei, la prima creatura umana a vivere pienamente la sequela a Cristo, perfetta discepola e modello imperituro dei credenti?

Se non è possibile scrivere una biografia completa di Gesù, dal momento che le notizie su di lui contenute principalmente nei testi evangelici e in altri documenti del tempo sono limitate soltanto agli anni della sua vita pubblica e della predicazione, per ciò che riguarda la vita di Maria ci troviamo di fronte a difficoltà ancor maggiori. Nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli la sua presenza è discreta, parla poco. A Cana, dove suo Figlio operò il primo miracolo – la trasformazione dell’acqua in vino, simbolo della Nuova Alleanza – dice solo nove parole. Al Figlio: “Non hanno più vino”. E poi ai servi, indicando Gesù: “Fate quello che vi dirà”. Sul Calvario, nel momento estremo della Passione, sta in silenzio sotto la Croce. Tra i Vangeli Sinottici, quello che presenta in maniera più diffusa la figura di Maria è quello secondo Luca. Ma nulla si dice sulla sua nascita e infanzia; troviamo dettagli solo negli apocrifi, come il Protovangelo di Giacomo, ripresi in alcune Sure del Corano. La tradizione cristiana medievale riporta poi che Maria è cresciuta come vergine nel Tempio di Gerusalemme. Per il resto, pochi cenni e tanti “vuoti”. Alfredo Tradigo, autore delle profonde e delicate pagine che seguono, ha scritto una sua “ricomposizione” della vita della Vergine che integra le fonti bibliche con altre fonti e alcuni credibili raccordi di fantasia. Il risultato è un testo scorrevole e armonioso, dove ciò che conta non è tanto una congruenza storica quanto piuttosto una coerenza sul piano spirituale, rafforzata dal taglio poetico della narrazione, non a caso definita “un poema in prosa”. La scelta del titolo, Il Vangelo secondo Maria, sta a significare che la Madre di Gesù concepisce l’intera sua vita terrena a fianco del Figlio: Lei “è sempre presente, anche quando non c’è fisicamente”. Gli è accanto in modo partecipe e silenzioso.

Il testo si divide in tre parti. La prima, il prologo, inizia con le vicende di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria, e la nascita prodigiosa di quest’ultima, “la loro principessina”, con “un arcobaleno mai visto” che “ha abbracciato il mondo”. Seguono la sua crescita, l’educazione, l’ingresso nel Tempio, l’assiduità nella preghiera. La fanciulla gradualmente percepisce di essere legata a Dio “in modo totale, verginale”. Poi il trasferimento a Nazaret, lontano dai genitori, con due caprette, a condurre una vita “semplice e silenziosa”, l’incontro con l’umile Giuseppe, l’Annuncio dell’Angelo che crea scompiglio, fino all’accettazione del “dolce ritmo della vita familiare”. Negli sposi, Maria e Giuseppe, “fioriscono insieme matrimonio e verginità”. Un mistero, com’è misteriosa la presenza di Gesù nella loro esistenza. Una presenza così eccezionale che la Madre si convince che nulla deve andare perduto della vita del Figlio, di ciò che fa e dice. Ma Lei sapeva scrivere? Sì. “Ha preso lezione di scrittura nel Tempio da uno scriba” e ha chiesto a Giuseppe di procurarle il necessario per scrivere: “un certo numero di pergamene, calamo, inchiostro, raschietto”. Comincia qui la seconda parte, il racconto vero e proprio in prima persona di Maria, che quindici anni dopo la Risurrezione si trova ad Efeso con l’apostolo Giovanni, dopo le tappe a Sion, fuori Gerusalemme, e a Betania. È malata e viene a visitarla Luca, medico e pittore, a cui legge (e lui trascrive) “il Vangelo che in silenzio custodiva”. E qui scorrono davanti a noi le immagini della nascita di Gesù, l’arrivo dei Magi, l’abbraccio di Simeone, la fuga in Egitto, fino al Battesimo nel Giordano e l’inizio della vita pubblica, con i miracoli, gli incontri con Zaccheo e la Samaritana, la risurrezione di Lazzaro, la Passione e il Calvario. Pagine toccanti e coinvolgenti.

Commovente l’incontro tra la Madre e il Figlio, che l’Autore immagina avvenga al termine dell’ultima Cena. Gesù si sente solo e le confessa: “Non ho altro che te”. Cristo ha potuto sempre contare su di Lei, così come anche noi dobbiamo sentire la vicinanza della Madonna e trovare conforto nel suo abbraccio, rimedio alla nostra fragilità. Dopo l’Ascensione, Emmaus e la Pentecoste – “la carezza della Colomba” da cui “è nata la Chiesa” – , il libro si chiude con un epilogo in cui Maria compie il suo ultimo viaggio: “Non morirà come tutti i mortali. Si addormenterà… e verrà Gesù a prenderla”. Con la sua Assunzione l’umanità avrà “una madre per sempre”, una maternità che, come sottolinea il filosofo e teologo russo ortodosso Sergej Bulgakov (1871-1944), “parla con la lingua della tenerezza e della protezione”. Per il santo monaco Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) “Dio vuole che noi otteniamo tutto attraverso Maria”, mentre san Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptor hominis ricorda che “Maria deve sempre essere presente nella vita della Chiesa”. Vent’anni fa la Mimep Docete pubblicava un altro Vangelo secondo Maria (sottotitolo: “Maria, dimmi chi è Gesù”), del compianto don Gerlando Lentini, che “ricostruisce” i dialoghi tra la Madonna e gli evangelisti per un pubblico di giovani lettori. Il “poema in prosa” di Tradigo si rivolge a una platea più ampia e, oltre ad essere un ottimo testo di meditazione mariano, ci aiuta ad immedesimarci in Colei che Dante definisce “umile e alta più che creatura” e “di speranza fontana vivace”. Per aver detto “Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la tua parola” (Lc 1,38), Maria “ci insegna ad accettare gioiosamente la volontà di Dio nella nostra vita”.

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Autore: Libertà e Persona

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