LA DONNA, DONO DEL CRISTIANESIMO

Teoria, Sante Vergini, S. Apollinare in classe, Ravenna, 568 d. C.

Presentiamo il primo di tre articoli del Prof. Christian Peluffo sulla donna nella cultura occidentale

Possiamo essere atei, agnostici o anticlericali, dipinti con i più vari colori delle ideologie  moderne e contemporanee, ma è doveroso riconoscere che ogni occidentale, quando pronuncia la parola donna intende la donna secondo il Cristianesimo, dunque, la gentil creatura finalmente riconosciuta integralmente persona grazie a questa religione, una ben diversa entità rispetto alla donna-oggetto o alla donna-inferiore che ha popolato la storia delle civiltà mondiali.

Di certo, fra queste ultime, s’evidenziano alcune parziali eccezioni, come la favorevole condizione nella quale frequentemente viveva l’egizia al tempo dei faraoni, tuttavia, una volta emancipati da manuali e documentari

di dubbia fattura culturale, non è così arduo trovare intellettuali di ogni estrazione ideologica riconoscere che solo il Cristianesimo ha da subito tratto dal grembo della storia maschile quella costola anonima e sottomessa per riconoscerle l’ inestimabile dignità ancora negata da alcune società contemporanee.

L’emancipazione delle prime donne cristiane

“La storia dell’assoggettamento della donna nel mondo antico termina veramente il giorno in cui fanciulla, vedova, moglie, chiunque ella sia, si avanza davanti al giudice gridando: ‘Sono cristiana!’. Quel giorno ci sfugge, non possiamo più niente ‘per lei’ non appena pronuncia questa frase, ma non possiamo più niente ‘su di lei’ in eterno, proprio per questa frase. Battezzata, ci scivolerà eternamente fra le dita: uguale all’uomo davanti a Dio”.

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Aelia Galla Placidia, Regina dei Visigoti, 388/392-450, Roma , Mausoleo onorario

Maurice Bardè che, attraverso questo mirabile pensiero, individua la primordiale emancipazione femminile come un traguardo raggiunto dalle prime cristiane, decise ad affrontare il martirio per amore di Cristo, dunque finalmente libere di decidere per sé stesse. È questa, ribadisce l’intellettuale,

“la prima e la sola vera eguaglianza fra l’uomo e la donna, non una promozione, come dicono i nostri sociologi, ma una definizione nuova della donna, definizione scritta per ogni cristiano nella definizione cristiana dell’essere umano, definizione acquistata col sangue e con la sofferenza e che dà alla donna un rango e una dignità che nessuna legislazione potrà mai conferirle” (M. Bardèche Storia della donna, vol. I).

Da tutt’altro fronte dell’ideologia politica, Armanda Guiducci riconosce proprio alla religione di Cristo il merito di aver donato alla donna il fondamentale diritto di vita:

“Nel 390 la legge civile venne modificata: fu tolto al pater familias quel diritto di vita e di morte sui figli, attribuitogli da una remota legge di Romolo, diritto che era stato fino ad allora per lo più esercitato nel senso di sopprimere i bastardi e le neonate, lasciando in vita solamente la primogenita. A ogni piccola femmina si schiudeva adesso una speranza di vita e di futuro” (A. Guiducci, Perdute nella storia).

Infatti, nonostante le numerose guerre sostenute dalla Roma imperiale, nella popolazione gli uomini prevalevano significativamente sulle donne, tanto che lo specialista J. Russel sostiene che “nella città di Roma vi fossero 131 uomini per 100 donne e 140 uomini per 100 donne nel resto dell’Italia, Asia Minore e Nord Africa” (R. Stark, Ascesa e affermazione del Cristianesimo).

Donne, natalità e molto altro con l’affermarsi della nuova fede

Meno donne, meno matrimoni, meno figli e dunque meno soldati, evidente e determinante dinamica schieratasi contro l’Impero, non caduto per mano del Cristianesimo, ma anche per non aver colto per tempo l’ àncora di salvezza offerta dalla nuova religione; nel Medioevo il rapporto numerico fra i sessi divenne infatti equilibrato, traguardo ancora ben lungi dall’essere raggiunto in varie zone della Cina e dell’India contemporanee, nelle quali, malgrado gli sforzi di amministrazioni e associazioni internazionali e locali, l’inferiorità numerica delle donne è addirittura drammatica.

Ecco dunque un innegabile frutto del Cattolicesimo, denigrato dai pagani come “la religione delle donne”, un po’ come oggi alcuni lo accusano di misoginia o maschilismo; demenziali etichette, la prima nata comunque dalla consapevolezza che la relativa dottrina era aperta tanto agli uomini quanto alle donne e che queste si convertivano in gran numero al nuovo Credo, la seconda generata  da una gigantesca ignoranza sulla storia e sulla teologia cattolica.

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La Samaritana al pozzo, affresco III sec., Dura Europos, Domus ecclesiae

Quando l’ignoranza convola a nozze con il pregiudizio, nasce sempre l’ottusità e di questa è affetto chi non riconosce nella madre di Gesù la donna più importante della storia. È lei, proclamò e proclama la Chiesa di Roma, l’unica perfetta creatura umana, è lei la Madre di Dio, colei che nobilitò tanto l’umana natura che ‘il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura’. È stata sempre lei, proclama la storia del Cristianesimo, irrinunciabile fondamento della conversione degli europei alla nuova religione.

Il motore della Fede

Fedeli a questo quadro, è necessario ricordare il determinante ruolo dei miracoli, degli esorcismi, dell’amore e del martirio che videro protagonisti i primi cristiani, nonché l’edificante impegno di numerose nobili e regine, sollecite a portare e difendere il Cristianesimo nelle corti reali dell’Alto Medioevo.

Santa Clotilde, (Sec. IV e V), vetrata nella Chiesa di San Vincenzo de’ Paoli, sec. XIX, Parigi

Insieme a Teodosia (VI sec.) e a Santa Berta di Kent (ca. +612), a Santa Teodolinda (ca. +627) e a Sant’Olga di Kiev (+ 969), rammentiamo Santa Clotilde (+545), capace d’ottenere dal marito pagano il permesso per il battesimo del figlio Ingomero; veduto il suo primogenito morto poco dopo la ricezione del sacramento, la fede della regina cristiana, di fronte al coniuge e al mondo intero, non vacillò in alcun modo:

“Ringrazio il Dio Onnipotente, creatore di tutte le cose, che ha fatto alla mia indegnità l’onore di aprire il suo regno a colui che ho generato. La mia anima non è stata colpita dal dolore, perché so che mio figlio, portato via da questo mondo nell’innocenza battesimale, si nutre della contemplazione di Dio” (in R. Pernoud, La donna al tempo delle cattedrali).

Qualche tempo dopo, suo marito, il re dei Franchi Clodoveo, si convertì al Cattolicesimo:

“Le vere forze che muovono la storia, sono quelle che muovono il cuore dell’uomo” direbbe don Giussani, ed ovviamente, così affermando, intendeva anche il cuore delle donne.

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