Bene le parole … e certi fatti?
Il Consiglio delle Donne del Comune di Bergamo è costituito dalle donne elette nel Consiglio comunale e da una rappresentante per ciascun gruppo, associazione, organizzazione che guardi alle problematiche del territorio con “occhi di donna” e che, presentando idonea documentazione, ne abbia fatto esplicita richiesta. Quindi, ogni associazione può farne parte. Per entrare a farne parte, ogni associazione deve solo presentare la documentazione. Nessuna associazione potrà essere esclusa, discriminata.
È proprio quanto è successo ieri, giovedì 10 novembre c. a., nel corso della seduta nella quale è stato
bocciato l’ingresso, tra le rappresentanze, del Movimento Pro Vita & Famiglia Onlus. I voti contrari sono stati infatti undici, con il Pd compatto, contro cinque favorevoli e sedici astenute, molti della Lista Gori. L’associazione “Pro Vita & Famiglia Onlus” «difende il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale, promuove la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e sostiene la libertà e priorità educativa dei genitori». Pare che ciò sia un delitto antidemocratico !!!
L’Associazione aveva presentato la richiesta di entrare a far parte dell’organo consiliare del Comune di Bergamo, seguendo le procedure previste, ma l’assenso è stato negato contro gli stessi principi di democrazia e della natura del Consiglio.
Dura la risposta della Consigliera Comunale Luisa Pecce, già Presidente del Consiglio delle Donne e membro dell’Ufficio di Presidenza. Riportiamo il testo della sua reprimenda.

Ieri è stata scritta una brutta pagina nella storia del Consiglio delle Donne di cui sono stata Presidente durante l’amministrazione Tentorio. Nel respingere la richiesta di adesione dell’Associazione “Pro vita e famiglia” sono stati rinnegati il principio della democrazia e il metodo dell’inclusione , del confronto e della pacificazione, tanto sbandierati ovunque ma non applicati dove non si vuole, che dovrebbero essere a base di un’istituzione comunale. Il Consiglio ne esce spaccato mentre ben 15 rappresentanti delle associazioni si sono trincerate dietro un imbarazzato astensionismo. Le 12 contrarie non hanno votato contro la richiesta di “Pro vita” ma hanno fatto campagna politica pro aborto, il che non era un tema in discussione, affossando il principio della trasversalità del Consiglio delle Donne. Non a caso ricordo che AGEDO, Associazione di famiglie di omosessuali attiva nel mondo LGBT, recentemente è stata accolta nel CDD. Ma qui non c’e’ stato problema perché si rientrava nel pensiero politicamente corretto indicato dalla sinistra al grido della difesa dei diritti civili. Ormai è chiaro che un Consiglio delle donne che diventa organo partitico e che si fa condizionare nelle sue scelte da organizzazioni esterne come “Non una di Meno” non serve allo scopo per cui era nato, ossia rappresentare la creatività, la professionalità e la proposta civica con uno sguardo al femminile come valore aggiunto nell’Amministrazione. Peccato, ci avevo creduto.
Consigliera comunale Luisa Pecce