Gesuiti anti croce

Abbiamo acquisito nel tempo un’enorme stima per la Compagnia di Gesù, l’ordine religioso fondato da Ignazio di Loyola nel XVI secolo. E questo per due motivi principali. Anzitutto la personalità del fondatore, un vero monaco-soldato al servizio del Re dei re. E poi per la volontà, espressa dai gesuiti in mille scuole e istituzioni, di evangelizzare attraverso la cultura, l’arte, l’insegnamento, la scienza.

Ma anche i migliori hanno dei limiti e un tempo si diceva corruptio optimi, pessima.

Aggiornamenti sociali è una rivista dei gesuiti italiani fondata sotto Pio XII, ma che ha sempre più accentuato, specie dopo il Vaticano II, la tendenza progressista-populista-socialista, collaterale alle sinistre più o meno marxiste.

Sul numero di agosto-settembre compare un editoriale del direttore, padre Giuseppe Riggio. Il quale si esercita in modo brillante nell’arte, tutta gesuitica va detto, del dire e non dire. Facendo capire però, ai buoni intenditori progressisti, dove si vuole andare a parare.

Non è un caso che Adista, l’agenzia di stampa del cattolicesimo ultra-progressista, abbia pubblicato l’articolo, presentandolo così: “La rivista dei gesuiti: non è di un governo di destra che l’Italia ha bisogno”.

Il titolo autentico è “Votare: un verbo da coniugare al futuro”. E vi si offre una lettura della situazione politica italiana. Con la prospettiva di riflettere su “quale progetto politico riteniamo più adatto per il nostro Paese e a quale classe dirigente ne affidiamo la guida per i prossimi cinque anni”.

Dopo la giusta costatazione che ci troviamo in “un Paese frammentato e distante dalla vita politica”, si parla di Draghi e di Mattarella quasi come salvatori della patria in pericolo. I quali sarebbero stati plebiscitati da masse di italiani. Il che è quanto meno discutibile.

Ma non è questo il punto. L’analista politico è pur sempre un cattolico, un sacerdote, un membro di un istituto che avrebbe la vocazione di portare la luce del Vangelo e i suoi sacri simboli sino ai confini della terra.

Ebbene, per padre Riggio, tra i problemi principali di questo storico passaggio elettorale, figura niente di meno che il rischio della presenza di simboli religiosi!

“Per questo, scrive il gesuita fattosi a un tratto assertivo e tosto, è importante fare attenzione al linguaggio che viene usato o al ricorso in modo strumentale ai simboli religiosi. Si tratta in entrambi i casi di una cartina di tornasole di una certa visione della società e dei rapporti al suo interno”.

Perché questi simboli, esposti in Italia da rarissimi uomini politici, rischiano di fondarsi “sull’esclusione e sulla negazione di valori e diritti di parti della società”.

Forse il buon teologo ignora che da decenni sono stati rimossi in tutta Europa i simboli della tradizione cristiana da scuole, tribunali, parlamenti, manifestazioni folcloristiche, e a volte perfino dalle chiese, costruite come fossero garage, autosaloni o sale concerti.

Per volontà della divinizzanda Unione europea esiste da anni una lotta al cristianesimo praticamente senza quartiere. Unione che ha respinto le radici cristiane su cui insisteva Giovanni Paolo II. Questa  secolarizzazione indotta è del tutto parallela alla violenza crescente in Occidente contro le chiese, le edicole sacre, i cimiteri. E perfino contro gli stessi sacerdoti in carne ed ossa, visti come rappresentati della Chiesa, che per taluni – magari perché contraria all’aborto e alle nozze gay – sarebbe una sorta di Camorra spirituale da estirpare.

Eppure no. Tra i problemi della politica italiana – guerra pandemia inflazione rincari laicismo – spicca il non perdonabile peccato di qualche cristiano che, magari non sempre di vita esemplare, decida di esporre una crocetta o una Madonna.

Ma quando il progressista Joe Biden si mostra sorridente alle telecamere varcando un sagrato il problema sussiste? E quando al Pride dei simpatici giovanotti espongono sì i simboli cristiani, ma per deriderli, i gesuiti di Aggiornamenti sociali protestano? E il fatto che il partito dei cattolici, la Dc, abbia avuto per mezzo secolo lo scudo dei crociati è mai stato un problema?

Allora tutto si spiega. E l’avversione ai simboli religiosi esiste solo quando ne fanno uso politici sgraditi, o meno graditi. E per i gesuiti red-green, è meglio un ateo in più, se tende a sinistra (magari disprezzando la religione e i suoi simboli come ciarpame medievale). Piuttosto che un cattolico o un conservatore, il quale, mostrando fiero i simboli delle nostre radici, evidentemente sta dalla parte sbagliata.

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