“Tutti testimoni del Vangelo”

Sinassi dei settanta Apostoli, manoscritto greco-armeno sec. XV

Antifona

O Dio, accogliamo il tuo amore nel tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra.
(Cf. Sal 47,10-11)

Commento artistico-spirituale al Vangelo della XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

«In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi». L’inizio del brano di Vangelo (Luca 10,1-12.17-20) sottolinea che Gesù non chiama solo i dodici apostoli ad annunciare la bella-buona notizia, ma anche i discepoli, oggi diremmo i battezzati, nel

numero che per il giudaismo rappresentava tutti i popoli pagani. Il Maestro dà loro indicazioni precise: andare sempre in due, pregare («Pregate il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!»), tenere ben in mente che la strada è faticosa («vi mando come agnelli in mezzo a lupi»), essere poveri («non portate borsa, né sacca, né sandali»), curare ogni incontro portando pace («In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”»), mangiare quanto è offerto rispettando le tradizioni locali («Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno»), assistere i sofferenti («guarite i malati che vi si trovano, e dite: “È vicino a voi il regno di Dio”»). Fa riflettere che Dio abbia bisogno d’aiuto per far sperimentare a tutti l’amore del Padre.
Sono stati tramandati degli elenchi dei discepoli ma differenti tra loro e molto più tardi dello scritto lucano.
I cristiani della Chiesa Ortodossa venerano i discepoli citati nel Vangelo celebrandoli singolarmente durante l’anno e insieme, il quattro gennaio, nella festa detta «Sinassi dei settanta apostoli» (numero indicato da un testo greco sebbene diversi manoscritti greci abbiano settantadue).
La miniatura di pregio, su un manoscritto greco-armeno del XV secolo con lo stesso titolo della festa, testimonia tale importanza. Dal secolo successivo l’immagine riprodotta si diffonde anche negli affreschi dipinti nelle Chiese. Guardiamo con attenzione a cominciare dalle persone dipinte in prima fila. Oltre a tenere nella mano sinistra il testo sacro e benedire con la destra, tutti indossano sopra il «chitone» (tunica senza maniche) l’«himation» (mantello che da una spalla scende davanti dopo un giro dietro il dorso). Alcuni discepoli si distinguono per le croci sul paramento liturgico proprio dei vescovi ortodossi e dei vescovi cattolici orientali di rito bizantino, detto «omophorion», corrispondente al «pallio» in uso nella Chiesa Latina. Qui è raffigurato come una fascia bianca, ornata di croci ricamate, che si avvolge attorno al collo per poi ricadere fino ai piedi. Dalle tre linee visibili sulla parte terminale del paramento, si deduce che questi discepoli appartengono all’ordine episcopale (due linee indicano il sacerdote, una il diacono).
Ogni testimonianza porta alla beatitudine: «I settantadue tornarono pieni di gioia».
Annota Claudio Doglio: «Il discepolo cammina nella storia, attraversa le vicende comuni dell’umanità, condivide le esperienze degli altri uomini, ma si caratterizza per due fatti importanti: è in cammino con Gesù ed ha come méta la pienezza dell’incontro».

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Autore: Libertà e Persona

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