
Mercoledì 6 Aprile alle ore 18.00,
“PAIDEIA Web”
presenterà una meditazione su
“La Pasqua di Francesco di Assisi”.
Francesco sapeva bene cosa significasse affrontare una quaresima, visto che viveva annualmente con grande serietà non solo la quaresima precedente la Pasqua, ma anche le altre quattro, come ben pochi sanno, con duecento giorni di rigidissimo digiuno:

- la prima era quella dell’Avvento: dalla festa di Tutti i santi (1 Novembre) fino a Natale (25 dicembre);
- la seconda dopo l’Epifania: dall’Epifania (6 gennaio) per 40 giorni (FF 1163);
- la terza era la “Quaresima Maggiore“: dal mercoledì delle Ceneri a Pasqua;
- la quarta era quella in onore dei santi Pietro e Paolo: dalla loro festa (29 giungo) fino all’Assunzione, il 15 agosto (FF 1167);
- la quinta era in onore di San Michele Arcangelo (29 settembre): iniziava dal 15 agosto, festa dell’Assunta (FF 785), fino alla festa di san Michele (29 settembre) e proprio durante questa quaresima Francesco riceverà le stimmate sul monte della Verna (1224).
San Francesco era infiammato dalla meditazione costante della Passione del Signore, nella quale, congiuntamente, venerava il dolore e la letizia del Signore che dona la propria vita umana e divina ad ogni anima assetata. Cristo viveva in lui, (era risorto in lui, saremmo più abituati a dire oggi), in ogni pensiero, sentimento, azione. Tutto era in lui Cristo vivo: dall’ascolto della Parola del Signore alle piaghe dei lebbrosi che fasciava con delicata tenerezza.
Francesco parla ancora con ispirate parole al cuore dei credenti, che vogliono custodire in terra le “fragranti parole del Signore”:
A tutti i cristiani, religiosi, chierici e laici, maschi e femmine, a tutti coloro che abitano nel mondo intero, frate Francesco, loro umile servo, ossequio rispettoso, pace vera dal cielo e sincera carità nel Signore.
Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti e ad amministrare a tutti le fragranti parole del mio Signore. Per cui, considerando che non posso visitare i singoli a causa della malattia e debolezza del mio corpo, ho proposto con la presente lettera e con questo messaggio, di riferire a voi le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita (Gv 6,63). (San Francesco, Incipit della Lettera a tutti i fedeli).
E se non pochi furono gli storici che si occuparono del Santo con competenza, per esempio Paul Sabatier, Johannes Joergensen, Ottaviano Schmucki, Costanzo Carnioni, non meno ne parlarono anche coloro che, pur non sentendosi uniti alla Chiesa, o ancorché lontani da ogni credo religioso, videro e vedono in Francesco un insondabile mistero nel quale trovare un proprio riferimento spirituale. Ricordiano scrittori come Hermann Hesse, o registi come Franco Zeffirelli (1972), Liliana Cavani (due film nel 1966 e nel 1989) che dedicò al Santo anche un documentario, sognando di girare un’opera su di lui ogni venti anni, oppure, più tranquille edizioni cinematografiche come quelle di Michele Soavi (2002) e Fabrizio Costa (2007).
Ma altri fraintesero e fraintendono l’anima di Francesco, dentro e fuori la Chiesa, e così li ricorda, per esempio, Avvenire:
Non è un mistero infatti che il Patrono d’Italia piaccia un po’ a tutti: progressisti ed ecologisti, nazionalisti e pacifisti. Una trasversalità che spesso ha ridotto il santo a una sua goffa caricatura, tirato qua e là per il saio da improbabili devoti.
Sono allora davvero preziosi due volumetti usciti nel 2018 perché capaci di restituirci il fascino autentico di un gigante della Chiesa liberandolo dalle letture stereotipate. Uno è senz’altro il libretto delle Edizioni Biblioteca Francescana che raccoglie Tre conferenze inedite su san Francesco d’Assisi. Milano: 1981-1983 dello storico Raoul Manselli (1917-1984). Sotto la sua lente di specialista del Medioevo l’incredibile vicenda del figlio di Pietro Bernardone viene ricollocata all’interno del suo contesto storico in cui si diffondevano eresie e devianze religiose. (Antonio Giuliano, Il caso. Il vero fascino di san Francesco, Avvenire, Mercoledì 9 Gennaio 2019)
Noi vogliamo scoprire quel San Francesco che, fin dall’infanzia, fu affascinato dal Crocifisso, che aveva sempre sotto gli occhi; quell’uomo dei dolori, che lo preparò all’identificazione sulla Verna, tanto che vedendo l’ immagine di quel piccolo frate, pareva vedere lo stesso Crocifisso.
A San Damiano, la visione di Cristo lo rapì fuori dei sensi. Poco dopo, alla Porziuncola, sognava di andare per il mondo a predicare la Passione del Signore e gridava:
L’Amore non è mato, l’Amore non è amato. (2Cel. 11; Bon. Vita I, 5).
Bonaventura dice che ai suoi frati insegnava il libro della croce di Cristo (Bon. IV, 13) e che scelse il Tau come sua firma ufficiale.
Meditava giorno e notte la Passione e scrisse un Ufficio della Passione, oggi ancora pregato dai Frati.
Egli accettava anima e corpo la croce che rinnova e redime. La norma della sua vita interiore e della giornata era il Crocifisso, amato e desiderato.