Bioetica della vaccinazione anti-covid, su radio Maria

Questioni di bioetica:

https://radiomaria.it/puntata/questioni-di-bioetica-22-01-2022/

Qui il testo scritto:

[…] Esaminiamo il primo argomento di contrarietà al vaccino, quello etico. La tesi sostiene la non eticità del vaccino attualmente in uso perché ottenuto facendo esperimenti che impiegano cellule ottenute da aborti. È bene evidenziare che non ci sono cellule di bambini o di embrioni morti nei vaccini. Se ci fossero, darebbero luogo a reazioni immunitarie di rigetto. Inoltre non è vero ciò che purtroppo ha scritto una famosa giornalista cattolica, che ha parlato di “vaccini sperimentati su embrioni vitali”, come se di confusione e false notizie non c’è ne fossero già abbastanza. Un aborto costituisce l’uccisione di un bambino prima che nasca. I vaccini non sono stati sperimentati su nessun embrione, né vivo, né morto. Se non bastasse, pregasi di fare pace col cervello: come può essere vitale un embrione che è stato ucciso? Allora, torniamo alla tesi iniziale: è immorale vaccinarsi con vaccini sviluppati usando cellule derivate da aborti.

Verifichiamo l’argomento ex auctoritate. Chi ha per un cattolico autorità per parlare in maniera normativa? Risposta: la Chiesa. Come la Chiesa si esprime in maniera magisteriale? Attraverso atti di magistero. Su questo argomento c’è un atto di Magistero? Sì. Qual’è? La Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19 del 21 dicembre 2020. Che cosa dice? Che è “è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”. Seguono una serie di argomentazioni e spiegazioni, ma questo è il giudizio della Chiesa. Dunque tutti coloro che fanno sfoggio di immagini sacre nei loro profili social è di piitudine, farebbero bene a tenerlo a mente. Esaminiamo la cosa sotto il profilo bioetico partendo da ciò che il cardinale Sgreccia, pilastro della bioetica cattolica, ha sempre indicato: partire dal dato scientifico.

Quali sono le cellule in questione? Sono le cellule indicate con la sigla HEK-293. Che cosa sappiamo dell’origine di queste cellule?

La prima notizia di matrice scientifica risale al 1977, quando il dottor Frank Graham, insieme ad altri 3 colleghi, pubblica un articolo sul Journal of General Virology intitolato “Caratteristiche di una linea cellulare umana trasformata dal DNA di un Adenovirus Typo 5”.[1] Sull’origine di queste cellule la letteratura riporta 3 dichiarazioni del dottor Graham. Nella prima egli dichiara: “Le cellule erano state preparate nel laboratorio prima che io le usassi”.[2] In un secondo passaggio egli rileva che “L’aborto era illegale nei Paesi Bassi fino al 1984, tranne che per salvare la vita della madre.  Di conseguenza ho sempre pensato che le cellule HEK utilizzate dal laboratorio di Leida dovessero derivare da un aborto terapeutico”.[3] Nella terza Graham dice: “Per quanto ne so l’origine esatta delle cellule fetali HEK non è chiara. Potevano derivare sia da un aborto spontaneo che da un aborto elettivo”.[4]

Abbiamo altre informazioni? Sì, è la dichiarazione del dottor Alex van der Eb, capo del laboratorio in cui lavorava il dottor Graham, resa davanti al Comitato Consultivo per i Vaccini e i Prodotti Biologici Correlati della FDA in un’audizione del 16 maggio 2001. In quella occasione il dottor van der Eb dichiarò: “ll materiale era il seguente: rene di feto con una storia familiare sconosciuta, ottenuto nel 1972. Non si sa più la data precisa. Il feto, per quanto mi ricordo, era completamente normale. Non c’era niente che non andasse. Non so bene le ragioni di quell’aborto. Probabilmente lo sapevo a quel tempo, ma ho perso tutte queste informazioni”.[5]

Dunque, ricapitolando sappiamo che il dottor Graham con i colleghi ha infettato con il DNA di un virus una coltura di cellule renali fetali che erano presenti nel laboratorio scoprendo che alcune di queste cellule, dopo la manipolazione virale, si erano trasformate avendo una stabilità tale da renderle molto utili per la ricerca. Queste cellule il dottor Graham le ha rinvenute nel laboratorio, senza conoscerne la provenienza. La provenienza però la conosce il suo superiore, il dottor Eb. Erano cellule renali ottenute da un aborto del 1972 di un feto normale giunto nel laboratorio sottoposto a dissezione ottenendo dal rene le colture di cellule renali che poi verranno utilizzate dal dottor Graham. Né il dottor Graham, né il dottor Eb conoscono le ragioni dell’aborto. Benché la legge che liberalizzerà l’aborto sia giunta nel 1984 e nel 1972 fosse ancora in vigore la legge del 1911 che consentiva l’aborto soltanto per salvare la vita della madre, anche in Olanda, dopo la decisione di liberalizzare l’aborto nel 1967, era iniziato un progressivo processo di liberalizzazione di fatto.[6] Nel 1967 il ministro della giustizia olandese fece ufficialmente suo in parlamento il parere del giurista Enschedé secondo cui era da considerarsi legale se effettuato per qualsiasi ragione considerata accettabile dalla professione medica. Nel 1967 viene così istituita la prima commissione all’ospedale di Amsterdam volta a giudicare le richieste di aborto, seguita rapidamente dall’istituzione di analoghe commissioni negli altri ospedali del Paese. Per l’incapacità di esaminare tutte le domande, i costi, i tempi, i conflitti interni nelle commissioni e l’assenza di criteri condivisi, il sistema delle commissioni tra il 1970 e il1972 venne abbandonato, anche per la presa di posizione esplicitata nel 1970 da parte dell’Associazione degli Psichiatri, secondo cui era la donna ad essere nella migliore posizione per decidere, mentre i medici dovevano limitarsi a prendere atto della sua genuina volontà. Di fronte alla domanda crescente e insoddisfatta dal sistema ospedaliero, nel 1971 nasce la prima clinica per aborti auto-gestita da un gruppo di medici di medicina generale, seguita nello stesso anno da altre 5 cliniche. Nel 1974 erano diventate 14. La maggioranza degli aborti riguardava bambini concepiti da donne non olandesi. Indipendentemente dalla provenienza, nel 1972, anno in cui il dottor Eb ha detto venne eseguito l’aborto per ottenere le cellule da cui successivamente fu ottenuta la linea cellulare HEK-293, in Olanda si stima che vennero eseguiti ben 21mila aborti legali, di cui 6mila negli ospedali e 15mila nelle cliniche dei medici di famiglia.[7] Su questa base è ragionevole affermare che il bambino finito nel laboratorio di Leida fosse la vittima di un aborto volontario, la vittima, per dirla con le parole dei padri del Concilio, di un abominevole delitto.

Questo è il dato scientifico. La questione antropologica l’abbiamo affrontata innumerevoli volte e dunque non mi ripeto nell’analisi, limitandomi alla conclusione: il bambino concepito è ontologicamente un essere umano vivente, unico e irripetibile e dunque portatore degli stessi diritti inalienabili di una persona. Per questo ucciderlo in maniera volontaria è, è stato e sempre sarà un abominevole delitto, qualsiasi cosa dica la legge o la morale corrente. Non vi è dunque alcuna differenza morale tra gli atti compiuti verso una persona nata di qualsiasi età e il nascituro.

Si giunge così al giudizio etico. Vaccinarsi o vaccinare è morale o immorale? Chi sostiene l’immoralità vede nell’assunzione del vaccino un atto di cooperazione al male dell’aborto. Ma che cosa significa cooperare? Il dizionario della lingua italiana ci fornisce la seguente definizione: “Operare insieme con altri, contribuire con l’opera propria al conseguimento di un fine”. Nell’aborto il male viene compiuto da almeno due soggetti: la donna che chiede al medico di farla abortire e il medico che acconsente ed esegue l’aborto. Qual’è il fine della donna? Liberarsi del bambino che ha in grembo, mentre il fine del medico, rivendicato da ogni abortista, è quello di attuare la scelta della donna. Appena il bambino viene ucciso, al pari di una qualsiasi persona, i suoi resti rappresentano il suo cadavere e dal momento che la donna non fa richiesta del corpo del bambino abortito, siamo in presenza di un cadavere abbandonato. Il destino del cadavere del bambino può essere o quello di essere sepolto attraverso l’opera pietosa di volontari pro-vita, ma in assenza di questi, il destino è quello di essere smaltito come rifiuto biologico, oppure essere ceduto per fini di ricerca. Il ricercatore non coopera al fine della donna né a quello del medico abortista. Il suo fine è totalmente differente, è un fine di conoscenza per ottenere cure. Il fine del medico che vaccina costituisce una cooperazione non del medico che esegue l’aborto, ma del ricercatore.

Concordo totalmente col professor Stefan Kampowski, teologo del Giovanni Paolo II, quando afferma che “si formula la questione in modo inadeguato se la si pone in termini di cooperazione materiale o formale con il male e che ci si avvicina molto di più alla radice del problema se si applicano le categorie di ciò che i teologi morali alla fine del XXsecolo hanno qualificato “appropriazione del male””.[8] Benché la Congregazione per la Dottrina della Fede abbia usato la categoria classica della cooperazione al male, definendola materiale remota, fattispecie sempre considerata dalla teologia morale non colpevole, si giunge alla stessa conclusione con maggiore. chiarezza ed efficacia utilizzando la categoria dell’appropriazione del male altrui.

Ma anche utilizzando la fattispecie della cooperazione al male, né il ricercatore coopera all’aborto, né tantomeno chi fa un uso terapeutico del lavoro del ricercatore. Resta ancora un aspetto: se il medico che esegue la dissezione di un cadavere non coopera con l’aborto, compie comunque un atto malvagio perché la dissezione è un male in sé? Il giudizio prudenziale che mi sento di formulare è negativo. Mai nella storia della Chiesa rinveniamo una condanna dell’operato dei medici anatomisti che operavano le dissezionindei cadaveri ai fini di studio.

Così scrive Andrea Carlino: “Nel mondo cattolico esistono divieti, ma certamente non dappertutto. Se in Spagna non è possibile praticare la dissezione, in Francia e soprattutto in Italiane essa era regolarmente praticata con il benestare e il contributo – sul piano dell’inquadramento normativo ed istituzionale – delle autorità ecclesiastiche e istituzionali”.[9] L’opera di Mondino dei Liuzzi a Bologna, università dipendente dall’autorità pontificia, Andrea Vesalio a Parigi, Lovanio, Padova, Bartolomeo Eustachio nella Roma di Paolo III, dove sezionava i cadaveri provenienti dagli ospedali di S.Spirito e della Consolazione, sono esempi della pratica settoria dei cadaveri nella civiltà cristiana. Una bolla del 1482 di papa Sisto IV pose fine ad ogni dubbio autorizzando ufficialmente le dissezioni nell’università di Tubinga in Germania. Addirittura vi sono esempi di dissezioni ordinate da pontefici. Innocenzo III infatti ordinò la dissezione in un caso di morte sospetta.[10] Una pratica, quella settoria, che non si è mai interrotta o esaurita, che piuttosto era proibita nella Roma pagana. Io stesso, durante gli studi di anatomia ho utilizzato l’Atlante descrittivo di anatomia umana di Johannes Sobotta edito nel 1904. Le sue magnifiche immagini come furono ottenute, se non dalle dissezioni anatomiche effettuate dall’autore? Come si può curare le persone senza conoscere la clinica? Come si può conoscere la clinica senza conoscere la patologia? Come si può conoscere la patologia senza conoscere la fisiologia? E come si può conoscere la fisiologia senza conoscere l’anatomia? E al dunque, come si può conoscere l’anatomia senza la dissezione dei corpi? Ecco dunque un fatto incontestabile: tutta la medicina, tutta la terapia ha nella dissezione dei cadaveri un pilastro senza il quale tutto l’edificio crolla. Ha forse commesso un male il dottor Crucitti quando, grazie a tutta questa catena di collegamenti che ho descritto, quando attraverso le conoscenze anatomiche e la laurea acquisite grazie al lavoro dei medici settori, operava San Giovanni Paolo II? Ecco, per coerenza con la loro impostazione della cooperazione al male, tutti coloro che considerano moralmente illecito l’impiego di vaccini sviluppati mediante impiego di linee cellulari ottenute da aborti, dovrebbero non solo affermare che la Chiesa in questo insegnamento erra, non solo dovrebbero rinunciare a tutti i trattamenti medici che direttamente o indirettamente abbiano utilizzato quelle stesse cellule, ma dovrebbero anche volontariamente rinunciare a ogni trattamento medico, giacché in qualche modo compromesso con la dissezione di cadaveri. Questo argomento  analogico rende evidente la fallacia della posizione. Si può eccepire che il cadere del ricercatore che ha lavorato con le cellule HEK-293 è quello di un bambino innocente assassinato, mentre i cadaveri utilizzati dagli anatomisti erano di morti per malattia, o di persone giustiziate. L’argomento è accidentale e non sostanziale. Non è assolutamente escluso che gli anatomisti non facessero dissezioni anche di vittime di crimini e comunque di persone assolutamente innocenti. Durante il suo soggiorno all’Università di Pisa, Vesalio operò la dissezione su una monaca di 36 anni inviata dall’ospedale di S. Maria Nuova e su una vergine diciassettenne morta per difficoltà respiratorie e dissotterrata dal camposanto del Duomo.[11]  Ma se pensiamo ai riscontri autoptici, che cosa abbiamo? Un cadavere di una persona che può essere stata la vittima di un orrendo omicidio, dunque un gravissimo male simile all’aborto, sezionato per un bene, capire la causa della morte ed aiutare in questo modo la giustizia. Se utilizzare un trattamento sanitario al cui sviluppo abbia concorso l’impiego di cellule originate da bambini abortiti è un male di collaborazione all’aborto, allora dobbiamo essere coerenti. Nicholas Green era un bambino americano di 7 anni. Il 29 settembre 1994 era in viaggio sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria con i genitori diretto in Sicilia in vacanza. Nei pressi di Vibo Valenzia, nel corso di un tentativo di rapina da parte di malviventi che avevano scambiato l’auto su cui viaggiava per quella di un gioiellere, fu raggiunto alla testa da alcuni proiettili mentre dormiva sul sedile posteriore. Vano saranno intentativi dei medici di salvarlo. Alla sua morte, i genitori autorizzarono il prelievo e la donazione degli organi: ne beneficiarono sette italiani, di cui tre adolescenti e due adulti, mentre altri due riceventi riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee. Tutti, sanitari, riceventi il trapianto e ersi noi genitori del bambino, tutti cooperatori dell’omicidio di Nicholas? Tutti colpevoli di incitare gli omini di bambini? Siamo tutti colpevoli di cooperazione con la riduzione in sciavitù quando usiamo il cellulare o il computer che hanno batterie al litio i cui contatti sono fatti di quel cadmio estratto in Congo utilizzando manodopera minorile schiavizzata? Cosa potremmo fare senza il timore di cooperare con qualcosa di malvagio? Dovremmo vivere come gli Hamish e forse nemmeno in questo modo saremmo totalmente al riparo da qualche cooperazione al male. L’azione del ricercatore che riceve i resti di un bambino abortito, corrisponde alla terza fattispecie di appropriazione del male altrui descritta da Kampowski, quella in cui con la propria azione si persegue un obiettivo che è parallelo alle intenzioni di colui dal cui atto cattivo si trae beneficio.  Kampowski fa l’esempio di un paziente con insufficienza renale che riceve un rene da una vittima di omicidio che aveva precedentemente dichiarato la sua volontà di donare un organo in caso di morte. Kampowski sostiene che ricevere l’organo non ė moralmente colpevole perché l’omicidio non è stato commissionato dal ricevente e non è stato commesso in vista del traffico di organi. Sostituite la parola “omicidio” con “aborto” e vi troverete nella situazione del caso citato dal teologo del Giovanni Paolo II, perché, come ho già detto, l’aborto non è stato commissionato dal ricevente e non è stato commesso in vista della ricerca.

Chiusa dunque la questione della liceità morale della vaccinazione con i vaccini ad oggi disponibili, vorrei spostarmi su un altro aspetto che ha rilevanza bioetica e se possibile ancora più incandescente. La liceità per un governante di stabilire ciò che è stato fatto: l’obbligo vaccinale, in particolare l’obbligo universale dai 50 anni in poi. La fonte morale normativa è ancora una volta la già citata nota della Congregazione per la Dottrina della Fede che sul punto afferma: “appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”.

Che la vaccinazione, come ogni altro atto medico, sia di norma volontaria, è una prescrizione accettata da tutti, ma che significato dare alla locuzione “di norma”? Il significato in realtà non si presta a molte interpretazioni, l’espressione indica com’è in linea generale, solitamente, abitualmente. Ma è possibile intendere una pandemia come questa che stiamo attraversando come una situazione abituale? È possibile pensare che un numero di morti nel Paese di decine e decine di migliaia, le terapie intensive strapiene, la medicina di guerra applicata negli ospedali con interi reparti costretti ad essere convertiti, gli effetti devastanti sull’economia della Nazione e delle famiglie, davvero è pensabile a tutto questo come ad una situazione di normalità? Io credo di no, credo che sia contro la ragione non ammettere che il Covid abbia costretto l’Italia ed il mondo intero ad una situazione di assoluta eccezionalità. Dunque che il vaccino non sia un obbligo morale la cui assunzione debba essere volontaria, non rientra tra i precetti assoluti. Se la Chesa avesse voluto proibire l’obbligo ala vaccinazione avrebbe utilizzato altre espressioni, avremmo letto nel documento cose più o meno del tipo: “In nessuna circostanza è lecito obbligare alla vaccinazione”.

Questo però il documento non lo dice. Dunque non ci si può appellare a quel documento magisteriale della Chiesa per affermare che l’obbligo vaccinale sia un illecito morale. Cercherò di dimostrare che è l’esatto contrario. Partiamo da un precedente storico, l’editto del 20 giugno 1822 emanato nello Stato Pontificio, papa Pio VII regnante, in cui si legge:

“Art. 13. Le Commissioni centrale e provinciali dovranno far sì che in ogni Casa degli esposti si eseguisca perennemente in ogni a braccio onde possa aver settimana la vaccinazione da braccio a braccio onde possa aversi in qualunque tempo il virus da somministrare ai Vaccinanti. Qneste Case saranno perciò considerate come altrettanti Istituti provinciali di vaccinazione” e qui siamo che gli orfanotrofi venivano utilizzati come i nostri depositi e hub vaccinali.

“Art 14. Oltre gl’ infanti appartenenti ai detti pii stabilimenti, si vaccineranno nei medesimi anche tutti gl’infanti del Comune ove si trovano essi stabilimenti. Vi si vaccineranno ancora tutti i bambini che vi fossero inviati da altri Comuni perchè sia praticata nei medesimi la vaccinazione da braccio a braccio. Gl’infanti però non appartenenti alle Case degli esposti si vaccineranno in un luogo appartato e colle cautele necessarie onde evitare ogni pericolo d’infezione per i bambini ricoverati nelle Case medesime”

Qui si istituisce l’obbligo vaccinale sia per i bambini orfani che per quelli con i genitori. I bambini formavano la categoria in cui il vaiolo dava le complicanze più gravi. Qui siamo cioè al principio dell’obbligo vaccinale per le categorie a maggiore rischio.

Art. 15. Nessun bambino delle Case degli esposti potra essere consegnato alle nutrici e portato fuori del proprio ospizio se preventivamente non sarà stato vaccinato. Gl’infanti quindi che dopo la pubblicazione del presente Editto si consegneranno alle nutrici o ad altre persone che li richiedessero, dovranno essere muniti del certificato di vaccinazione”.

E qui siamo al super green pass: senza il certificato di vaccinazione non si esce dall’orfanotrofio e dunque non si entra in comunità.[12]

Nel settembre 1824 il successore di Papa Chiaramonti, Leone XII, con una circolare legatizia abolì l’obbligatorietà stabilita due anni prima, affermando che ci si poteva vaccinare, sempre gratuitamente, su base volontaria e facoltativa.

Il successore di Papa Leone, Gregorio XVI, ridiede nuovo impulso alle campagne vaccinali, istituendo nel 1834 la Congregazione speciale di Sanità. Papa Gregorio dispose che i detenuti nelle carceri dello Stato Pontificio fossero obbligatoriamente vaccinati, dunque un altro obbligo vaccinale per una particolare categoria di persone.[13] I papi agivano in questi affari non come i vicari di Cristo, ma in quanto legittimi governanti degli Stati e l’obbligo o la facoltatività vaccinale era stabilita non in maniera dogmatica, ma secondo un giudizio prudenziale che teneva conto delle circostanze. Non si vede motivo per il quale le cose oggi dovrebbero essere diverse da allora.

D’altra parte, se l’obbligo vaccinale ordinato da uno Stato costituisse un illecito morale, allora saremo in presenza di una legge ingiusta, una legge che costituirebbe un’ingiustizia legalizzata, una legge che non sarebbe obbligante, ma verso la quale ci sarebbe semmai il dovere di sottrarsi.

In Italia la vaccinazione antivaiolosa fu resa obbligatoria nel 1888 con la legge Crispi-Pagliani. Successivamente furono rese obbligatorie altre vaccinazioni, la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991), fino ad arrivare alla legge Lorenzin che ha reso obbligatori 10 vaccini per i nostri bambini.

Possibile che in più di un secolo la Chiesa non abbia mai denunciato l’obbligo vaccinale come una legge ingiusta? Lo ha fatto per il divorzio, per l’aborto, per le unioni civili, cosa impediva di farlo anche per i vaccini? Niente. Se non lo ha fatto, non pensate che forse è perché non ritiene tali leggi qualcosa di iniquo in sé, ma una decisione affidata al giudizio prudenziale dei governi? E quali sarebbero i presupposti per un obbligo vaccinale? Ancora una volta dobbiamo ragionare in modo bioetico, partendo cioè dal dato scientifico corretto e su questo ragionare e giungere ad esprimere un giudizio etico.

[continua]


[1] Graham FL, et al. Characteristics of a human cell line transformed by DNA from human adenovirus type 5. J Gen Virol 1977; 36(1): 59-74.

[2] Timothy P. Carney. Abortion, ethics, and the coronavirus vaccines. 30-12-2020 American Enterprise Institute. https://www.aei.org/op-eds/abortion-ethics-and-the-coronavirus-vaccines/

[3] Ibid.

[4] Austriaco NPG. Moral Guidance on Using COVID-19 Vaccines Developed with Human Fetal Cell Lines. 26-5-2020 The Public Discourse. https://www.thepublicdiscourse.com/2020/05/63752/

[5] A. van der Eb, testimony before the Vaccines and Related Biological Products Advisory Committee, May 16, 2001, FDA Center for Biologics Evalution and Research meetingtranscript, 81, http://www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/01/transcripts/3750t1_01.pdf p. 81

[6] Ketting E, Schnabel P. Induced abortion in the Netherlands: a decade of experience, 1970-80. Studies in Family Planning 1980; 11(12): 385-394.

[7] Ibid.

[8] Kampowski S. Cooperazione, appropriazione e vaccini preparati con l’aiuto di ricerche sulle cellule fetali. Veritatis Amoris Review. 26-1-2021. https://review.veritasamoris.org/cooperazione-appropriazione-e-vaccini-preparati-con-laiuto-di-ricerche-sulle-cellule-fetali#_ftn6

[9] Carlino A. Religione, igiene, anatomia. Per un’antropologia della dissezione nel rinascimento. Publications de l’École Française de Rome; 1999: 260: 101-114.

[10] Toby Huff. The Rise Of Modern Science (2003), p. 195

[11] Lazzerini L. Le radici folkloristiche dell’anatomia. Scienza e rituale all’inizio dell’età moderna. Quaderni storici NUOVA SERIE 1994: Vol. 29, No. 85 (1), pp. 193-233.

[12] Effemeridi Letterare di Roma, Tomo VIII, 1822, pp 102-112.

[13] Tornielli A. Vaccini per tutti, vaccini per i poveri: quegli esempi di Pio VII e Pio IX. Vatican News. 7-5-2021. https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-05/vaccini-vaticano-poveri-pio-vii-pio-ix.html

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