INSEGNANTI DI RELIGIONE verso il “MAGIS”

La vigna

Già pubblicato in Agorà IRC n. 11 Novembre 2021, L’IRC nella scuola che cambia, Insegnamento della religione cattolica verso il Magis, di Marcello Giuliano, 4. (QUI ). Pubblicato qui con alcune integrazioni.

Nel convegno di formazione per gli Insegnanti di religione Cattolica, tenutosi a Bergamo il 30 e 31 Agosto 2021 (Istituto Suore Orsoline di Somasca), introdotto da Don Manuel Belli, docente al Seminario di Bergamo, si è riflettuto sui “valori” partendo dallo studio sociologico del 2020: F. Biolcati – G. Rovati – P. Segatti, Come cambiano gli italiani. Valori e atteggiamenti dagli anni Ottanta a oggi, Il Mulino, Bologna 2021. Si evidenziavano mutazioni nelle convinzioni etiche degli italiani, negli

ultimi 40 anni, sulla famiglia, valore fondamentale pressoché per la totalità e ogni fascia di età. Fu già evidenziato dal Censis nel 2012 in Dio, Italia e famiglia. Restano questi i valori più importanti (La Repubblica, 13 marzo 2012 – QUI).

Gli esiti delle due indagini sono molto diversi. Matrimonio o no? Tra due uomini, tra due donne, un genitore con i figli, degli uomini con gli animali domestici? Non era certamente così negli anni ’50, quando, a garanzia di un valore, c’era l’istituzione. Oggi, tutto si regge sulla scelta soggettiva ed emotiva, mentre prima sull’insegnamento della Chiesa. Oggi è famiglia ciò che l’uomo ritiene esserlo e capace di restituire un clima affettivo percepito come famigliare. 

Secondo Charles Taylor, nella secolarizzazione nulla farebbe riferimento a Dio, alle credenze religiose, ma alla “razionalità” (cf L’età secolare, Feltrinelli, Milano 2009, 12). La famiglia sarebbe un valore conveniente per un buon tasso di felicità. «Tradizioni e regole non valgono di per sé, ma “se ne capisco il valore”, se sento che aumentano il mio benessere…» (P. Bignardi, Fede e valori religiosi in Istituto Giuseppe Toniolo, La condizione giovanile in Italia. Rapporto giovani 2018, Il Mulino, Milano 2018, 118). Non si esclude una convivenza che duri tutta la vita, ma non sarebbe dovuta ad una norma civile o religiosa. Questo il sentire diffuso.

Un Occidente da rievangelizzare. Tale fugace sguardo evidenzia un Occidente da rievangelizzare. Non siamo più, dunque, tanto nella fase del dialogo tra due soggetti che si riconoscono, -auspicata dal Concilio Vat. II- quanto nella fase di Paolo all’Areòpago: “Ti ascolteremo un’altra volta!” e i ‘rappresentanti del mondo’ se ne andarono ridendo! Per un dialogo, occorrerebbe porre basi comuni. In effetti, la fondazione della Chiesa non si resse tanto sul dialogo, quanto sull’annuncio di liberazione e dalle nuove basi partì il dialogo con la cultura pagana. Questa considerazione porta ad un avverbio, al magis.

San Francesco d’Assisi, più conosciuto come patrono dell’ecologia, ritiene il mondo fisico non un ecosistema da tutelare, ma creato da cantare in  lode a Dio, custodire, coltivare, orma e impronta del bene, di quel Bene, del Sommo Bene! Gesù non è scelta etica. Tra mondo e creato si pone la rivelazione di Gesù: insegnamenti, esempi e persona divina, non solo la scelta etica ragionevole che fa star bene. I ‘valori’ conoscono alterne vicende nella storia. Cristo non tramonta mai, ne è fondamento!

Per il cristiano, i valori non sono storici (sofisti), ma relativi a un principio eterno e ad una coscienza formata. La discordia tra storia, valori e coscienza nasce solo opponendoli. Ecco, invece, lo spazio per la missio dell’insegnante di religione, discernendo e mediando tra cultura secolare e religiosa.

Si aprono, dunque, delle possibilità educative se si riconosce lo specifico cristiano (cf P. Sequeri, La fede, le opere e i giorni, in AA. VV., Quanto resta della notte, Glossa, Milano 2014).

I fedeli laici, la cui vocazione è nella Chiesa e nel mondo, a vent’anni dal Concilio Vaticano II, furono argomento del Sinodo dei Vescovi del 1987. Sono quel Popolo di Dio raffigurato dagli operai della vigna di cui Matteo 20, 1-16. Sappiamo che il padrone chiamò cinque volte. Alla fine, pagò iniziando da quelli dell’ultima ora, riconoscendo loro lo stesso compenso pattuito con quelli della prima ora. Scandalizzò, ma realizzò il Regno.

La parabola di Mt 13, 38 mostra il campo che è il mondo, la cui mietitura ne rappresenta la fine, secondo il disegno di Dio, in vista dell’avvento del Regno di Dio definitivo:

 I Christifideles laici appartengono a quel Popolo di Dio che è raffigurato dagli operai della vigna dei quali parla il Vangelo secondo Matteo:

« Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna » (Mt 20, 1-2).

La parabola evangelica spalanca davanti al nostro sguardo l’immensa vigna del Signore e la moltitudine di persone, uomini e donne, che da Lui sono chiamate e mandate perché in essa abbiano a lavorare. La vigna è il mondo intero (cf. Mt 13, 38), che dev’essere trasformato secondo il disegno di Dio in vista dell’avvento definitivo del Regno di Dio. (Cf GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica post-sinodale Christifideles laici, 1).

Il che è diverso e di più del: «Siamo chiamati ogni giorno a costruire nelle nostre classi frammenti di partecipazione attiva e di democrazia, in una società che sembra sempre più incapace di appassionarsi alla discussione, al confronto ragionato e all’approfondimento serio dei problemi. La scuola deve essere un po’ meglio della società che la circonda, se no cosa ci sta a fare?» (F. LORENZONI, I bambini ci guardano. Una esperienza educativa controvento, Sellerio, Palermo 2019, 15). Il magis, di cui sopra, illuminerà la dimensione antropologica, salvandola.

Al Giovane ricco (Mt 19,16-22) Gesù domanda circa i valori scritti nel cuore dell’uomo: non uccidere, non rubare, non dire il falso, non commettere adulterio; norme che custodiscono valori grosso modo accettabili per ogni persona e cultura (cf Rm 2,14-15), ma soprattutto per il cuore che supera le culture.

In questo spazio, l’insegnante di religione, consapevole della certezza che gli viene dalla riflessione e dalla virtù teologale della Fede, opererà con strumenti culturali, illustrando la differenza tra riflessione umana, sottoposta alla fallibilità, e Salvezza. Mostrerà il peccato, che attanaglia il cuore dell’uomo, e indicherà la via della Salvezza della Fede teologale, il che rientra sia nel dato culturale di conoscenza, sia nella sua esperienza, perché egli, pur non essendo tolto dal mondo, è preservato dal Maligno (cf Gv 17, 15).

Per il cristiano non basta la vita buona del giovane ricco, è indispensabile la sequela-imitazione di Gesù -lo riconosceva anche D. Bonhoeffer, Sequela, Queriniana, Brescia2004, Il nascondimento dell’ascesi devota, 157-160-, povero e crocifisso, possibilità conferita dal Battesimo nel suo Nome e Sangue. Egli ammaestra dalla Sapienza datagli da Colui che ha ogni potere in cielo e in terra (Mt 28, 16-20; Lc 24, 36-49; Gv 20, 19-23; At 1, 6-8). « … il cristianesimo non è un discorso su Cristo, sui valori e sulla cultura del vangelo, ma l’amore folle di Dio per gli uomini e degli uomini per Lui» (M.I. RUPNIK, Il discernimento, I: Verso il gusto di Dio; II: Come rimanere con Cristo, Lipa, Roma 2004, 200). In primis, questo è un dato culturale, non catechesi: va spiegato.

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