Lettera aperta di una ex-Guardia svizzera

Andrej Rublëv, Icona di san Paolo, 1407 ca,
Galleria Tret’jakov, Mosca

Ad onore della Parola di Dio, proclamata da Paolo e dalla Chiesa, ci preme ricordare le parole della Lettera ai Romani che chiariscono come un cristiano si debba comportare in questioni controverse e non strettamente di fede. Secondo l’Apostolo, chi compisse una azione ingiusta, da lui ritenuta

giusta, non dovrà essere condannato e così, al contrario, colui che compisse una azione giusta, ma da lui ritenuta ingiusta, peccherebbe.

Vediamo le parole dell’Apostolo:

La questione è legata ai cibi e a fare sì che i giudei, che si astengono da determinati cibi, non giudichino male quei pagani convertiti alla fede che, invece, se ne cibano non appartenendo a quella tradizione.

14Io sono pienamente convinto, come ha detto il Signore Gesù, che niente è impuro di per sé. Ma se qualcuno pensa che qualcosa sia impuro, per lui lo è. 15 Ora, se tu, per un cibo, sei causa di tristezza per un tuo fratello, non ti comporti più con amore verso di lui. Non rovinare, per una questione di cibo, uno per il quale Cristo è morto. 16Ciò che è bene per voi non deve diventare per altri occasione di rimprovero. (Rm 14, 14-16)

La questio morale sta nel fatto che la convinzione soggettiva, anche se erronea, chiama in campo la coscienza con la sua responsabilità.

A riguardo di ciò mi sembra corretto, come già fatto con la pubblicazione della Lettera di un docente che riteneva ingiusto vaccinarsi, pubblicare la lettera della ex Guardia svizzera Pierre-André Udressy resa nota da Renovatio 21 in data 8 Ottobre 2021, in seguito all’obbligo di vaccinazione stabilito all’interno della Città del Vaticano.

Ognuno potrà fare le proprie considerazioni, tenuto conto anche del fatto che la decisione della Città del Vaticano si è trovata in contrasto con quanto stabilito poco tempo prima dalla Congregazione per la Dottrina della Fede in materia di vaccinazione anticovid.

Guardia Svizzera in uniforme di gala, 1839

Lettera aperta di una guardia svizzera che ha resistito alla vaccinazione obbligatoria in Vaticano

 8 Ottobre 2021

Renovatio 21 pubblica questa lettera aperta di un’ex guardia svizzera, che ha rifiutato di sottoporsi all’obbligo vaccinale, in vigore ora presso tutto lo Stato del Vaticano. Egli ha quindi perso il lavoro, ma ci tiene a far sentire, infine, la sua voce di cattolico. 

Lettera aperta in risposta alle autorità del Vaticano, al suo capo supremo il Santo Padre Papa Francesco, alla Segreteria di Stato vaticana, alle istituzioni della Città, al Comando della Guardia Svizzera Pontificia

Dopo aver ricevuto una raccomandata in data del 20 Agosto scorso presso la Guardia Svizzera Pontificia, raccomandata che ha fatto seguito alla lettera della Segreteria di Stato del 10 agosto 2021 e avente per soggetto la vaccinazione contro il COVID-19, tengo a rispondere come mi è stato richiesto, così come a tutte le persone non vaccinate fino a questo giorno.

È stato richiesto per il 15 settembre seguente, a queste «persone interessate», di contattare il personale responsabile allo scopo di organizzare la vaccinazione, o eventualmente di far pervenire un certificato medico che attesti l’incapacità di farsi vaccinare. Mi sta a cuore di dare seguito a questo «Appello alla vaccinazione contro il COVID», secondo il mio dovere. Per quel che riguarda il mio stato fisico, al momento e secondo il parere dei medici, non ho da temere un’inattitudine alla vaccinazione. Non ho dunque nessun certificato medico da presentare. Dovrei dunque rispondere all’appello iscrivendomi per la vaccinazione. Devo però riflettere a questa scelta, non con pregiudizi «pro o contro» il vaccino in generale. Si tratta per me di capire che io debba essere «per tale vaccino, amministrato in tali condizioni, a tale popolazione, in un tale luogo».

Infatti è questo il principio stesso del vaccino: la prevenzione di un male predisponendo a quest’ultimo per acquisirne l’immunità, tenendo conto dei rischi e dei benefici. «Il dubbio è l’inizio della conoscenza».

Ogni vaccino comporta dei rischi, richiede prudenza specialmente quando non è stato sufficientemente testato, secondo l’urgenza o lo stato del paziente. Purtroppo bisogna ammettere la realtà, prendere in considerazione gli eventi avversi. La frequenza di incidenti mortali dopo la vaccinazione è «sottostimata», secondo il Direttore dell’Università di Heidelberg, Peter Schirmacher, che aggiunge: «Il vaccino è la causa della morte nel 30-40% delle autopsie delle persone vaccinate di recente». Ma «il rischio accettabile è quello che è accettato».

Un pericolo potrebbe dover essere accettato per un bene più grande, non c’è dubbio, come potrebbe essere l’immunità generale. Tuttavia, secondo Didier Febvrel, direttore del Servizio sanitario di Marsiglia, «assicurare che il vaccino non presenta alcun pericolo e che è l’arma decisiva contro il virus deriva da una comunicazione utopica e militare del secolo scorso che coincide con la propaganda».

Purtroppo, molte volte nella storia degli incidenti hanno avuto luogo proprio per la politicizzazione delle campagne vaccinali, come con l’epatite B, la rosolia in Inghilterra, la crisi H1N1, l’affare POR Walkefield, la varicella scomparsa ma per la quale si continua a vaccinare con rischi mortali… E in tutto questo, l’unico problema sarebbe che ne deriva una cattiva pubblicità per il vaccino! Così i recalcitranti sono sempre più numerosi e alcuni vaccini considerati importanti vengono evitati… E la difesa del vaccino non è certo garantita da un obbligo universale del medesimo, obbligo del resto già deciso il 12 settembre 2019 (prima della «pandemia») nel Global vaccination summit. Allora ci si viene a dire che avremmo un’immunità collettiva, una copertura vaccinale con il 75% della popolazione vaccinata, «salvo che questa non è scienza. Per uno stesso microbo, la contagiosità è differente tra un ceppo e l’altro. In realtà, l’idea stessa, apparentemente assai logica, che più una popolazione è vaccinata meno il virus circola, non è del tutto esatta», ha affermato il Dott. Didier Raoult, dell’IHU di Marsiglia, uno dei massimi infettivologi viventi.

Anche secondo questa ideologia, si potrebbe dunque lasciare una parte della popolazione libera di non farsi vaccinare, invece le cose non stanno così, la vaccinazione deve essere qualcosa di globale, senza limiti né discernimento. Ma come sperare l’immunità se i vaccinati stessi sono portatori del virus? «Benché la vaccinazione avanzi a ritmi crescenti, il virus non sta per sparire e i pazienti avranno bisogno di cure sicure ed efficaci», ha detto Stelle Kyriakides, commissaria dell’UE per la Salute e la sicurezza alimentare.

Così durante questo anno, vorrei farlo notare, tutti i membri della Guardia Svizzera risultati positivi al COVID-19 erano stati vaccinati, al massimo pochi mesi prima. E che ne è di Israele, uno dei paesi più vaccinati al mondo, in una situazione pandemica assai critica?

Care autorità, in risposta alla pressione che ci è stata fatta, avrei potuto difendermi con certificati medici, dichiarando di essere immune per aver contratto la malattia alla fine dell’anno scorso. Di certo non si può essere immunizzati meglio che dalla guarigione dalla malattia stessa. Avrei potuto quindi giustificare in piena logica che non avevo bisogno di vaccino: ma nemmeno questo sarebbe stato accettato! E mi è comunque preferibile testimoniare in piena verità, senza ipocrisie, ciò che è mio dovere testimoniare e sostenere così tutti quelli che si permettono di pensare diversamente, di reagire con intelligenza ed evitare con convinzione ciò che non è ragionevole. Quanti dei miei cari colleghi hanno purtroppo ceduto a un trattamento medico a cui non davano pieno consenso, obbligati dalla forza, per riottenere delle libertà? Per me è fondamentale difendere con convinzione la Libertà. Perché dovrei obbligarmi a qualcosa della cui assurdità sono cosciente? Chi potrebbe obbligarmi?

A questo proposito cito la Congregazione per la Dottrina della Fede, che in data 21 dicembre 2020 diceva: «appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria». Che cosa dobbiamo capire? Non è questa l’indicazione che ci viene dalla Chiesa cattolica?

In tutti i modi, e soprattutto nei modi più ipocriti, si è arrivati a spaventare la gente sotto pretesto di prevenzione. Quello che davvero fa paura sono coloro che approfittano di questa «finestra di opportunità», che non aspettavano altro per la ricostruzione di un mondo, l’abolizione della società del vicinato, la snaturalizzazione della specie umana con la proliferazione di specifiche leggi (aborto anticipato, embrioni chimera uomo/animale, PMA/GPA). Ciò che fa ancora più paura è l’oblio della Vita lì dove si dovrebbe difendere la Vita! In una situazione così drammatica, la gente non si aspetterebbe altro che un sostegno spirituale, in una crisi simile solo la Fede potrebbe permettere di accettare la situazione. Purtroppo invece lo scandalo maggiore è proprio lì, si è arrivati a sopprimere il sostegno spirituale e sacramentale e ad abbandonare le persone nella necessità. La situazione era sicuramente difficile da gestire, c’era la minaccia dei governi, ma in molti luoghi si è giocato di anticipo e sono le stesse autorità ecclesiastiche ad aver rifiutato di portare i soccorsi soprannaturali alle persone in difficoltà. Il Vaticano ha dato l’esempio! Ci sarebbero qui da riportare tanti aneddoti, che proverebbero l’assurdo delle decisioni prese da degli uomini di poca fede. Più volte, durante le visite, le spiegazioni di storia della Chiesa, ci hanno raccontato la fede dei Padri, l’impegno della Santa Chiesa durante le grandi pestilenze, senza poterci giustificare l’assurdo della situazione attuale. Quante volte ci siamo posti queste domande quando si ammiravano tanti episodi concreti nella storia di Roma e di tutta l’Italia. Stranamente la morale è dissimulata, sembra che in caso di urgenza sia tutto permesso. Che ne è poi del documento della Congregazione per la Dottrina della Fede citato poco sopra? Non ha nessuna portata, anche giuridica, in Vaticano? Che ne è di questo obbligo contro la coscienza delle persone oneste?

Che ne è del documento della Pontificia Accademia per la Vita del 5 giugno 2005? Questo documento afferma chiaramente che bisogna combattere i vaccini illeciti, preparati a partire cellule provenienti da feti umani abortiti, pur ammettendo poi che in caso di necessità se ne potrebbe accettare l’uso.

«I medici e i padri di famiglia hanno il dovere di ricorrere a vaccini alternativi (se esistenti) (cf Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n.74), esercitando ogni pressione sulle autorità politiche e sui sistemi sanitari affinché altri vaccini senza problemi morali siano disponibili. Essi dovrebbero invocare, se necessario, l’obiezione di coscienza rispetto all’uso di vaccini prodotti mediante ceppi cellulari di origine fetale umana abortiva». 

Dunque secondo la dottrina della Santa Sede, certi vaccini sono chiaramente definiti illeciti, almeno quanto alla loro produzione, e benché sia tollerato di usarli in caso di necessità, si dice che occorre combattere i governi che diffondono tali vaccini.

«Ugualmente dovrebbero opporsi con ogni mezzo (per iscritto, attraverso le diverse associazioni, i mass media, ecc.) ai vaccini che non hanno ancora alternative senza problemi morali, facendo pressione affinché vengano preparati vaccini alternativi non collegati a un aborto di feto umano e chiedendo un controllo legale rigoroso delle industrie farmaceutiche produttrici».

Perfino il documento della stessa Accademia del 31 luglio 2017, pur essendo più permissivo quanto all’uso di tali prodotti, non manca di ricordare il necessario «impegno comune a far sì che ogni vaccino non abbia alcun riferimento per la sua preparazione ad eventuale materiale di origine abortivo».

Ora il Vaticano, l’istituzione della Chiesa, ha scelto il vaccino Pfizer, testato su linee cellulari abortive. Che pensare? Addirittura impone il vaccino a tutti i suoi dipendenti, benché come Stato sovrano, avrebbe la possibilità di scegliere dei prodotti non contaminati dall’aborto, che pure esistono.

Come cattolico che segue il Magistero, avrei il dovere di battermi contro le scelte vaccinali della Città del Vaticano? Se si leggono i documenti citati, si deve rispondere di sì.

11 – Sì, ho seguito fin qui l’evoluzione di queste restrizioni, dell’obbligo vaccinale, ed ho sopportato fino ad oggi, come vittima, tutto quello che abbiamo dovuto subire.

Ho conosciuto tutta la pressione che è stata fatta progressivamente e sovversivamente per convincere le persone a scaricarsi della responsabilità che non ci si vuole assumere.

Sono stato testimone di situazioni di ingiustizia, tanto più opprimenti quanto più pesavano su persone dalla sorte più difficile della mia, pur essendo io stesso estenuato. Ho sopportato tutto questo sino alla fine cercando di servire al meglio.

Per intuizione della mia coscienza e dopo aver pregato sono stato spinto a discernere le cose in questo modo, e persuaso del mio dovere, difendo così la Libertà e vendico così le persone che sono state messe gravemente alla prova.

Ciò che è certo in tutto questo, è che quanto stiamo vivendo non ha più niente di umano né tantomeno di cristiano, ed è davvero intollerabile vedere la santa Città del Vaticano arrivare a questo punto!

Che San Michele si degni di proteggere e difendere sempre la Città santa!

Acriter et fideliter

Pierre-André Udressy

Ex guardia svizzera e attuale cittadino indigente del Vaticano

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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