Cosa pensa veramente Giorgio Parisi?

Dopo i grandi successi sportivi, l’Italia ha ottenuto anche il Nobel per la Fisica a Giorgio Parisi.(foto)

La scelta dell’Accademia svedese ha sollevato molti entusiasmi e qualche evitabile polemica. Giorgio Parisi risulta infatti tra i firmatari di una lettera di diversi anni orsono in cui si osteggiava la presenza di Benedetto XVI a la Sapienza di Roma, cioè presso l’università della capitale fondata proprio da un papa nel lontano 1303.

Il ricordo di questo fatto ha sollevato le gioie degli atei militanti dell’Uaar, convinti di poter usare questo Nobel per le loro battaglie ideologiche, ma anche il risentimento di tanti cattolici che si sono chiesti: “Perché il cattolico Nicola Cabibbo, nel 2010, no, e Giorgio Parisi sì?”.

Cerchiamo di capire come stiano davvero le cose ricordando anzitutto che Nicola Cabibbo è stato proprio il maestro di Parisi e di tanti altri grandi fisici italiani.

Cabibbo, cattolico, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, fu effettivamente privato del Nobel forse proprio per la sua conclamata fede cattolica. Il Corriere della Sera per esempio titolava così, alla sua morte: Morto il fisico Cabibbo. Gli fu negato il Nobel. Era il «padre» delle idee sviluppate dai 2 fisici giapponesi premiati con il Nobel ma il comitato del premio lo escluse.

Effettivamente fu un vero scandalo, che dimostra come persino l’assegnazione del Nobel per la fisica possa essere soggetta a pregiudizi ed ideologia (anche se molto meno spesso di quella del Nobel per la letteratura o per la pace, che troppo sovente è legata non al reale merito, ma all’ideologia in quel momento più apprezzata dagli accademici svedesi).

E’ stato del resto lo stesso Parisi, con grande galanteria e onesta schiettezza, a dichiarare, appena ricevuto l’ambito premio: “Il Nobel sarebbe dovuto andare anche a Nicola Cabibbo, mi dispiace che le scelte della Fondazione Nobel non siano andate in questa direzione”.

Detto questo, ha davvero senso utilizzare Parisi per trarre dalle sue convinzioni religiose (non è un credente), conclusioni filosofiche su una presunta incompatibilità tra scienza e fede?

Assolutamente no. Non solo perché, come si è visto, era cattolico il suo maestro Cabibbo, e lo è l’altro Nobel italiano vivente, Carlo Rubbia,  ma soprattutto perché è lo stesso Parisi ad avere ben chiaro che certe posizioni ideologiche sono incompatibili con un corretto ragionamento filosofico.

Bastino alcune frasi tratte da suoi articoli o da sue relazioni: “Non sono religioso, ma non ho mai pensato di fare una battaglia contro la religione, tanto più utilizzando la mia autorità di scienziato per esprimermi su quei temi. Mi sembra una follia, senza voler giudicare le persone che lo fanno:..”; “La scienza ha risposte al mondo nel mondo, ma non spiega il perché del mondo”.

In altre parole Parisi sa benissimo che la scienza non esclude la fede e non ha la pretesa di spiegare il perché del mondo, ma semmai, parzialmente, il come.

E sa anche che proprio la scienza ci pone oggi davanti ad un universo così straordinariamente congegnato che alla fine, osservando i “parametri, i numeri che lo regolano si ha l’impressione che siano “scelti” in maniera tale da permettere l’esistenza della vita: “allora, alla domanda perché avviene così, uno può dare risposte che vanno al di là della scienza: una risposta possibile è perché c’è un progetto…”.

Parisi usa non a caso le due parole, “scelti” e “progetto” perché sa benissimo che entrambe rimandano, filosoficamente parlando, ad un’ Intelligenza e ad una Volontà trascendenti (progetto, per esempio, era il termine utilizzato da Isaac Newton, per parlare dell’opera del Dio Creatore).

Dice dunque Parisi che la scienza, che non spiega il perché del mondo e apre a domande che “vanno al di là di essa”; aggiunge che tra le risposte “possibili”, nel senso di logiche, c’è quella del Creatore.

Che poi questa non sia la risposta che, sino ad oggi, si dà Parisi è un altro discorso, che non giustifica i cattolici che criticano l’ assegnazione del Nobel (non si vede perché un’ ingiustizia verso Cabibbo dovrebbe essere ripagata con una, uguale e contraria, verso Parisi) e tantomeno gli atei militanti che cercano di impadronirsi di uno scienziato che può essere definito “agnostico” e che non vede alcuna incompatibilità di principio tra scienza e fede (anzi, con i suoi ragionamenti lascia capire, piuttosto il contrario).

Si potrebbe concludere il ragionamento con una frase dello stesso Cabibbo: “La scienza mira a fornire un’immagine del mondo priva di ombre. È vero, ma nel disperdere una ad una le ombre se ne svelano di nuove, cosicché lo scienziato si trova perennemente — e in questo non è differente dal letterato o dall’artista — a vivere in between, nella zona di confine tra luce ed ombra”.

Questa frase suona incredibilmente simile a quanto scriveva secoli orsono il fisico e mistico Blaise Pascal: “Dio ha messo nel mondo abbastanza luce per chi vuole credere, ma ha anche lasciato abbastanza ombre per chi non vuole credere” (da: la voce del Trentino)

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.

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