Dopo le dicerie sul ritiro di Muti, stiamo assistendo ad una sua Estate intensissima di incontri, concerti e di massimo sforzo nel promuovere l’attività della sua giovane orchestra Luigi Cherubini, pensata, desiderata e avviata per formare giovani talenti selezionati a livello internazionale, trasmettendo, per quanto possibile, la propria sapienza musicale. In questa tournée sono incluse anche popolazioni e ceti sociali disagiati e anche i carcerati. La musica per elevare l’uomo da qualunque condizione possa partire!
Un vero impegno educativo il suo, ancora non appieno compreso e valorizzato nelle sue più intime motivazioni!
Avrebbero voluto Riccardo Muti a dirigere anche oggi, ma ha deciso di concedersi un giorno di gioia nell’intimità della famiglia. Poi, il 29 Luglio, domani, sarà al Quirinale a dirigere per il “G20 Cultura”. Non ha preparato particolari parole per il Presidente Mattarella. Ha invece detto:
“Lascerò parlare la Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák che abbiamo scelto. Dopo la tragedia che abbiamo vissuto, auspichiamo che si apra veramente un nuovo mondo con un pieno recupero dei valori, non un mondo di superficialità, di sciatteria e di abbruttimento. La speranza per il futuro sta anche nell’eseguire questo concerto con l’Orchestra giovanile Cherubini”. (Dal Quotidiano Nazionale on line, 27 Luglio 2021, a firma di Stefano Marchetti).
Il Maestro, commentando con il pubblico, -che può partecipare alle prove (Rehearsal)-, spiega che Dvořák indica una melodia ‘dolente’. Sottolinea la parola ‘dolente’ con il tono della voce, qui come in molte altre occasioni. Il modo di dirlo, quasi trascinato, accompagnato, verso la fine diventa più grave, poggiando sull’ultima sillaba, sulla “e” finale, risultando musicale; partecipazione alla ‘dolenza’ del Compositore. Dolenza, nostalgia e malinconia tipica di quelle terre boeme, aggiunge. E, intervallando con gli esempi musicali, inquadra con tocchi fugaci la composizione della Sinfonia di un Nuovo Mondo in cui il Maestro spera!
Perché il Maestro ritorna spesso sulla ‘dolenza’ nella musica? Perché, forse, in tutti questi grandi artisti v’è sempre un fondo di universale dolenza che vivono nell’incompiutezza delle loro opere. Anche le più belle, le più riuscite e ammirate, trovano quella dolenza, nostalgia, stuggimento per l’im-perfezione, perfezione mai raggiunta.
Quando Muti termina una esecuzione ne è contento, sa di aver compiuto qualcosa di veramente bello con l’orchesta, il coro, il pubblico (che gli è sempre presente nel cuore, lui parla con il pubblico … ), ma, allo stesso tempo, è insoddisfatto perché il risultato è sempre inferiore alla sua aspettativa, quasi Michelangelo, che, si narra, avrebbe detto:
“È fama, e si ha per tradizione che lo stesso Michelangelo, dopo di averla finita, si compiacesse tanto di questa statua, come già Pigmalion della sua, che rivolto alla medesima, col martello che in man tenea, vuolsi che le scagliasse un colpo sul ginocchio, dicendole: perché non parli?”
Il suo sorriso mesto, però, testimonia dolce e commossa compiacenza, quasi che di più, Lui e Loro, non avrebbero potuto, fare, paghi, forse, di aver toccato quasi il Cielo ancora una volta.