Ormoni ai bambini per bloccare lo sviluppo dell’identità sessuale? Pericoloso ed antiscientifico!

Uno degli argomenti con cui i sostenitori del ddl Zan (Pd e 5S in primis) accusano di transfobia (chiedendo perciò la galera) i sostenitori della differenza tra uomo e donna, è che sarebbe una violenza negare ad un bimbo maschio, che si sente femmina, di ricorrere alle cure ormonali ed alla transizione solamente perché “è nato senza vagina”. Si tratta di un argomento che rivela una totale inadeguatezza.

Cerchiamo di capire il perché.

Anzitutto va ricordato che per “trasformare” un maschio in una femmina, sempre che ciò sia possibile, occorre un trattamento invasivo che sta incorrendo sempre più spesso nelle critiche dei medici e degli scienziati. Per questo nella gran parte dei paesi del mondo ciò non è permesso, ed anche dove invece ciò è stato possibile, si sta facendo retromarcia.

Recentemente la Svezia ha infatti deciso lo stop ai bloccanti della pubertà ai minori di 16 anni, dal momento che i trattamenti per bloccare lo sviluppo degli adolescenti sono connessi a «conseguenze avverse estese e irreversibili come malattie cardiovascolari, osteoporosi, infertilità, aumento del rischio di cancro e trombosi» (https://www.lanuovabq.it/it/la-svolta-della-svezia-stop-ai-metodi-blocca-pubertahttps://www.avvenire.it/opinioni/pagine/mika-e-gli-altri-giovani-svedesi-diventati-cavie-della-transizione).

In secondo luogo occorre notare come quest’idea della assoluta indistinzione tra i sessi, per cui basterebbero un po’ di ormoni (tutta la vita) e un po’ di condizionamento culturale, a mutare il maschio in femmina e viceversa, ha già avuto il suo esperimento decisivo, ed ha fallito, quando il dottor Money cercò di insegnare ad un maschietto a cui in un’operazione di circoncisione era stato tagliato, per errore, il pene, a vestirsi da donna, comportarsi da donna, per diventarlo realmente.

Il risultato fu che “il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza” finì suicida, come avviene a quasi il 50% dei transessuali Ft e Mtf che trasformano in tutto o in parte il loro corpo (https://voce24news.it/bioetica-in-pillole-la-gerder-theory-e-una-bufala-parte-seconda-a-cura-di-giuseppina-coali/; https://www.truenumbers.it/trans-suicidio/).

Ma l’argomento decisivo, per negare la propaganda “zanista” secondo cui un maschietto sarebbe soltanto una creatura con il pene e una femminuccia soltanto una creatura con la vagina -come tali entrambi intercambiabili senza effetti collaterali- è quello che possiamo ricavare dalla medicina, dalla fisiologia, dalle neuroscienze.

Per brevità ricordiamo almeno che ognuna, dicesi ognuna!, delle nostre cellule è sessuata. Questo comporta per esempio lo sviluppo di una “medicina di genere” che riconosce che uomini e donne sono soggetti a malattie diverse e in modo diverso, per cui abbisognerebbero, in molti casi, di cure differenziate.

Ma è soprattutto il cervello ad essere o “maschile” o “femminile

E’ un dato di fatto incontrovertibile, infatti, che “le differenze tra il cervello maschile e femminile sono almeno cinque e riguardano volume, peso, struttura, composizione, funzionamento del cervello” (http://www.filosofiaescienza.it/anche-cervello-sessuato/), e sono dovute al fatto, come ricorda per esempio Michela Matteoli, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, Docente di Farmacologia presso Humanitas University e Responsabile del Neurocenter di Humanitas Research Hospital, che già in fase prenatale “l’ambiente ormonale prenatale contribuisce allo sviluppo delle differenze tra i due sessi”.

La differenza cerebrale e quella, connessa, ormonale, scrive la neuropsichiatra Louann Brizendine nel suo “Il cervello delle donne” (Rizzoli, 2019) sono così importanti che “i massicci effetti neurologici che gli ormoni possono provocare durante i diversi stadi della vita” influenzano “desideri, valori e il modo stesso di percepire la realtà” (vedi anche: ( https://www.youtube.com/watch?v=DKjoZ5tDEgI )

Maschi e femmine” non è dunque un’ invenzione della Bibbia, né una fissazione delle femministe come Marina Terragni, che non sopportano che i trans maschi gareggino nello sport con le donne, o che uomini maschi si dichiarino femmine per poter accedere alle “quote rose” ecc. ma un dato scientifico, biologico, genetico, ormonale, anatomico, neuroscientifico… che una legge non può negare, e che comporta, se violato, grandi sofferenze (https://www.libertaepersona.org/wordpress/2021/05/walt-heyer-da-maschio-a-femminaand-back-again/ ).

E se invece che insistere su questa strada nichilista (per cui tutto diventa liquido, anche l’identità sessuale), provassimo a dare valore e rispetto alle differenze, promuovendo una cultura dell’alleanza maschio-femmina?

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.

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