
“Nella penombra del primo mattino distinsi a malapena due figure avvolte nei mantelli, che stavano là con aria sospetta e attendevano che ci avvicinassimo. (…) Per caso, o per un loro progetto, ci trovammo gli uni di fronte agli altri proprio sotto un noce secolare, per cui capimmo che dei due sconosciuti almeno uno era longobardo (…). L’altro, un giovane dai capelli nerissimi e crespi e dall’incarnato olivastro, mi fissava con i suoi grandi occhi neri (…). «Sei tu la matrona sapiens nominata in tutto il mondo?», mi domandò con fare disinvolto e sicuro. «Sono Trotula, ma tu chi sei?». «Io sono il medico Costantino»”
Così la prof.ssa Dorotea Memoli Apicella, nel suo volume dedicato a Trotula de Ruggiero (Io, Trotula. Storia di una leggendaria scienziata medioevale, Marlin editore, quinta edizione, 2020) immagina l’incontro tra questi due personaggi che fanno parte della storia della Scuola di Salerno e anche di quella della medicina dell’Occidente: Trotula de Ruggiero e Costantino l’Africano. La prima nasce a Salerno in un’illustre e agiata famiglia, il secondo a Cartagine, la loro data di nascita non è ben precisata e tra le diverse segnalate dagli storici c’è anche il 1020, proprio mille anni fa e possiamo pertanto unirli per il loro comune destino. Trotula ha ascendenze familiari nel mondo sanitario e specialmente nel settore ostetrico, Costantino viaggia quarant’anni nel medio Oriente da Babilonia (antico nome di Baghdad) al Cairo fino a spingersi in Etiopia raccogliendo materiale medico e esperienze nel settore che ne faranno un esperto traduttore della letteratura medica araba quando arriva a Salerno, probabilmente, intorno al 1070. Si fa monaco benedettino nell’abbazia di Montecassino dove si dedica alla traduzione di testi di letteratura medica dal greco e dall’arabo in latino fino alla sua morte nel 1087. Letteratura in parte originale, dove lo stesso Costantino inserisce spesso delle modifiche facendo proprie pubblicazioni altrui apponendovi la propria firma. Si tratta di traduzioni in arabo di scritti greci che gli arabi hanno conservati e tradotti per la loro importanza medica e letteratura medica araba originale. Alcuni califfi di Babilonia, particolarmente sensibili alla cultura, gareggiavano nel chiamare alla loro corte eruditi cristiani che portavano con sé la letteratura medica dell’epoca traducendola in arabo. In particolare i cristiani nestoriani, espulsi da Bisanzio, la arricchiscono con la cultura greca, cultura che torna poi a Salerno grazie a Costantino. Trotula non si allontana mai dalla sua città natale e diventa una delle prime dottoresse in medicina della storia occidentale. Non si interessa solo medicina e, in particolar modo di ostetricia, ma anche di estetica, cosmetica e quanto altro ha a che fare con la bellezza femminile lasciando un ricettario che per molti aspetti è valido anche oggi. Come Costantino è autrice di molti libri, i suoi sono testi originali frutto della sua esperienza medica, Costantino traduce, aggiunge, toglie, modifica e riporta a Salerno una letteratura che accompagnerà il mondo medico occidentale per secoli. A lui viene attribuito un importante trattato di anatomia che risente molto, specie nella terminologia, delle origini arabe del suo autore e che ha il merito di riportare in primo piano questa disciplina che sarà la base della formazione dei medici. Trotula non è un’eccezione nel panorama medico dell’epoca, sono molte le mulieres Salernitanae, istruite in medicina, che curano prevalentemente altre donne specialmente di alcune classi sociali come riferisce Salvatore De Renzi, nella sua Storia documentata della Scuola Medica di Salerno (1857), prima scuola medica nel mondo occidentale, avanguardia di quelle che saranno poi le scuole universitarie europee.
Andrea Bartelloni