La Guerra mondiale abortita

di Marcello Veneziani.

L’11 settembre produsse più una svolta culturale che storica, incise più nella mentalità e nella percezione del nemico che negli assetti mondiali. L’egemonia planetaria dell’America è rimasta, con le stesse contraddizioni e le stesse cadute; l’antiamericanismo, che si era spento all’indomani dell’11 settembre, ha ripreso a veleggiare in Occidente, oltre che naturalmente nel resto del mondo. E l’egemonia americana è messa a repentaglio dalla Cina più che dall’Islam

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11 settembre 2001, la guerra che non venne. Dobbiamo avere la cruda franchezza di dirlo: si trattò di un gigantesco, doloroso falso allarme. Vorrei tornare con voi, a tanti anni da quella catastrofe, a quei giorni e ricordare che cosa pensò il mondo, l’America, noi, all’indomani della tragedia delle due torri. Si apriva per noi, in modo spettacolare e feroce, il terzo millennio con la terza guerra mondiale. Non tra est e ovest ma tra nord e sud, non tra due ateismi, uno pratico e l’altro ideologico, ma tra due civiltà venute da due religioni, anzi tre, di cui una appariva come giudeo-cristianesimo. Con la perdita dell’invulnerabilità dell’America in casa sua, pensavamo di entrare in un tunnel di attentati, guerriglie, ritorsioni, fino al conflitto mondiale. Eravamo rassegnati a veder precipitare le cose, sembrava una valanga inarrestabile, un po’ come il 1939 o il 1914.

Per fortuna ci sbagliammo. L’11 settembre non fu l’inizio di questa guerra, ma l’apice. Allora pensavamo che niente sarebbe stato più come prima; il peggio doveva ancora accadere. Invece, almeno finora, in Occidente, dobbiamo dire che il peggio è passato e la vita, più o meno, ha continuato ad essere quella di prima. Negli anni seguenti la psicosi è stata alta, gruppi di fanatici sono stati scovati, l’attesa di attentati è stata cento mille volte più alta di quel che è realmente accaduto; due tre attentati, a Londra, Madrid, Parigi, per esempio, ci sono stati (poi venne pure l’Isis o Daesh). Ma non abbiamo visto moltiplicarsi le due torri, non abbiamo visto orde di fanatici, come cantava Battiato, invadere le terre degli infedeli. Nulla ha superato l’attentato dell’11 settembre, solo minacce, attentati e presentimenti, prevenzioni e falsi allarmi, o allarmi sventati. L’emergenza Iraq c’era prima dell’11 settembre, l’Afghanistan pure, e così Israele e il Libano, la striscia di Gaza e i territori occupati.

Insomma l’11 settembre produsse più una svolta culturale che storica, incise più nella mentalità e nella percezione del nemico che negli assetti mondiali. L’egemonia planetaria dell’America è rimasta, con le stesse contraddizioni e le stesse cadute; l’antiamericanismo, che si era spento all’indomani dell’11 settembre, ha ripreso a veleggiare in Occidente, oltre che naturalmente nel resto del mondo. E l’egemonia americana è messa a repentaglio dalla Cina più che dall’Islam.

Non dirò allora che tutti, dai Bush ai teocon e ai nostri atei devoti, si sono sbagliati, che Oriana Fallaci ha perso il suo tempo a suonare l’allarme, che gli apparati militari e polizieschi si sono mobilitati per nulla, che le file interminabili agli aeroporti per i controlli, soprattutto negli Usa, siano ingiustificati. Altro che… Ma la guerra non c’è stata, i barbari interni all’Occidente hanno ripreso il sopravvento sulla paura dei barbari esterni; e chi diceva che l’Islam sarà il comunismo del XXI secolo, ribaltando una vecchia teoria, forse si è sbagliato, perché la Cina, ad esempio, è il nuovo comunismo, repressivo, antiambientalista e mercantile del XXI secolo. E il neonazismo d’appendice può sorgere perfino in Israele.

Allora forse converrà attrezzarci a capire l’esigenza religiosa dei popoli, le diverse civiltà e sensibilità. Capire che non è Dio il mandante dell’Orrore e del Terrore, come credono sciami di atei; non sono le religioni a insanguinare il pianeta, ma sono i fanatici che possono usare una religione, un’ideologia o perfino un interesse, per spargere sangue per volontà di potenza. E in ogni caso disprezzare e sopprimere una religione impoverisce l’umanità e fa più danni del suo riconoscimento. Ogni segno di tradizione cancellato per forza e per legge, è un’offesa all’uomo, alla sua civiltà e un incitamento ai fanatici.

Non dirò che l’allarme suonato dopo l’11 settembre fosse un effetto propagandistico per tenere unito il mondo sotto l’America, dopo che aveva perso il suo antagonista sovietico; non dirò, come sostenevano gli stessi neocon, che l’Islam fanatico è stato utile all’America; non dirò che dietro tutto ci sono solo gli interessi petroliferi, militari e strategici degli Usa che hanno pompato il pericolo e tantomeno seguirò i complottisti che parlano dell’11 settembre come di un evento inesistente e pilotato dalla stessa America, più ambienti giudaici…Dirò invece che nell’Islam si nasconde un pericolo, che i fanatici sono tanti e gente disposta a morire per farci morire ce n’è ancora tanta, in numero impressionante. Ma le aspettative tragiche dopo l’11 settembre non si sono avverate, l’allarme ha superato di gran lunga la realtà. E la fine del mondo, con annesso giudizio universale, è stata rinviata a data da destinarsi.

MV

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