Il Papa individua un altro nemico: silurato il cardinale Becciu

di Nico Spuntoni.

“Dimissionato” da Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi e privato dei diritti connessi al Cardinalato. Questa è il duro provvedimento preso da papa Francesco nei confronti del cardinale Angelo Becciu. Il motivo non è stato spiegato ma si dà per scontato che riguardi lo scandalo legato all’acquisto di un palazzo a Londra, che ha già fatto cadere non poche teste eccellenti.

Redde birettam coccineam (ridammi la berretta color porpora). Si dice che queste furono le parole con cui Pio XI chiese a Louis Billot di rinunciare alla dignità cardinalizia a causa del suo sostegno alla Action française. Al termine di un’udienza inaspettatamente silenziosa, i presenti videro il famoso teologo francese uscire senza porpora e senza anello. Avrebbe terminato i suoi giorni come semplice prete gesuita nel noviziato di Galloro.

Non dovrebbe essere stata ugualmente silenziosa, invece, quella che i beninformati cronisti dell’Ansa hanno definito l'”udienza choc” andata in scena ieri all’interno delle Mura Leonine tra Francesco e il cardinal Becciu. La notizia esplosiva è arrivata in serata attraverso un bollettino della Sala Stampa della Santa Sede. Questo il contenuto rilasciato senza ulteriori spiegazioni: “Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu”.

Dunque l’ex numero tre del Vaticano non solo non è più il titolare della cosiddetta Fabbrica dei Santi, ma subisce l’onta toccata in passato allo scozzese Keith O’ Brien della perdita dei diritti del cardinalato. Questo significa, quindi, che il focolarino sardo manterrà il titolo cardinalizio ma senza quelle prerogative riconosciute nei canoni 349, 353 e 356 del Codice di diritto canonico. D’ora in poi sarà un cardinale soltanto onorifico, privato – tra gli altri – del privilegio di entrare in Conclave per scegliere il Successore di Pietro.

L’esistenza di un solo precedente nella storia rende bene l’idea della gravità della decisione presa dal papa. A differenza di O’Brien, però, che aveva ammesso le molestie sessuali di cui era accusato da quattro sacerdoti, Becciu ha sempre negato ogni suo coinvolgimento nello scandalo sull’acquisto del palazzo di Londra. Ieri sera, dopo che le agenzie hanno battuto la notizia del licenziamento, nelle strade di Borgo Pio era molto facile imbattersi in sacerdoti in clergyman intenti a parlarne e a collegarla con l’inchiesta che da quasi un anno sta provocando un terremoto continuo in Vaticano.

L’affaire dell’ormai famoso immobile al civico 60 di Sloane Avenue, acquistato nel 2014 dalla Segreteria di Stato attraverso l’investimento in un fondo collegato al finanziere Raffaele Mincione, ha già fatto cadere – direttamente o indirettamente – non poche teste eccellenti: dall’ex direttore dell’Aif Tommaso di Ruzza all’ex presidente René Bruhelart, dall’ex capo ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato monsignor Alberto Perlasca al dirigente laico Fabrizio Tirabassi. Senza dimenticare le clamorose dimissioni di Domenico Giani, comandante della Gendarmeria vaticana e fino ad allora ombra del papa, a seguito della diffusione di un documento interno con i nomi e le foto dei primi dipendenti indagati nell’inchiesta sul palazzo.

Uno dei cinque volti stampati sul foglio in stile wanted che tanto fece arrabbiare Francesco – e che costò il posto al fedelissimo capo della Gendarmeria per una presunta omessa vigilanza – era quello di don Mauro Carlino, capo dell’ufficio informazione e documentazione della Segreteria di Stato al momento dell’apertura dell’indagine. Proprio con la sospensione del prete pugliese – a cui sarebbe successivamente seguito il suo licenziamento – il nome del cardinale Becciu aveva cominciato ad emergere in relazione all’inchiesta condotta dal promotore di giustizia, Gian Piero Milano, sull’operazione finanziaria di Londra. Don Carlino, infatti, era stato a lungo segretario dell’ex Sostituto per gli Affari Generali.

Scoppiato pubblicamente lo scandalo nell’ottobre scorso, le insistenti voci su un presunto coinvolgimento di Becciu avevano fatto sì che il popolare sito Dagospia arrivasse a pubblicare un’indiscrezione secondo cui il papa avrebbe imposto all’allora prefetto di non lasciare il territorio di Città del Vaticano. Una circostanza smentita dal diretto interessato attraverso un inusuale tweet con tanto di rimando al flash del portale fondato da Roberto D’Agostino: “Che ridere – aveva commentato il porporato sardo – proprio ieri il papa in udienza mi ha augurato buon viaggio per il volo che domani mi porterà in Brasile!”.

Sin dall’inizio dell’indagine condotta dalla magistratura vaticana sull’operazione immobiliare realizzata ai tempi del suo incarico di Sostituto in Segreteria di Stato, Becciu ha dimostrato di essere pronto a tirare fuori le unghie per difendersi dalle accuse che gli piovevano addosso. Non lo ha fatto solo con Dagospia, ma anche col suo Segretario di Stato, quel cardinal Parolin che non esitò a parlare alla stampa di “operazione opaca” sentendosi rispondere a stretto giro dall’ex numero tre del Vaticano che “non c’era niente di opaco” perchè “l’investimento era regolare e registrato a norma di legge”.

La notizia choc di ieri segna, forse, la resa definitiva del determinato porporato di Pattada che in questo anno più volte si era speso per ricordare il valore attuale del palazzo acquistato nel 2014 dopo la Brexit e per confermare la sua fiducia anche nei collaboratori finiti nell’inchiesta. Papa Francesco, dal canto suo, appare piuttosto determinato ad andare avanti costi quel che costi a “scoperchiare la pentola” sull’affaire londinese.

E pensare che tutto ebbe inizio nel 2012 quando la Segreteria di Stato abbandonò l’idea di un investimento in una piattaforma petrolifera in Angola per rifugiarsi nel più sicuro mattone. Paradossalmente proprio quell’operazione immobiliare, generalmente sinonimo di solidità economica, ha finito per scatenare uno dei terremoti più dirompenti nella storia della Santa Sede. Un terremoto che, considerate le non poche appendici di questa storia, potrebbe non essere finito.

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana

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