Anche il Mes si tinge di arcobaleno e strizza l’occhio alla teoria del Gender

di Giuseppe Pica.

Non solo le istituzioni europee nel loro complesso hanno sposato al 100% le cause liberal, ora non si ha problema a far riferimento anche ad elementi economici per giustificare l’adesione alle battaglie che riguardano le teorie “gender”. Se fino a ieri quindi il MES aveva come nemici tutti coloro i quali lo consideravano il simbolo più punitivo dell’UE dal punto di vista economico, c’è da scommettere che d’ora in poi anche nel mondo cattolico e moderato in pochi faranno la fila per difenderlo a spada tratta

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Le tre lettere che formano l’acronimo MES sono ormai da mesi sulla bocca di tutti. L’unica fonte vera di finanziamento messa a disposizione dell’UE per l’Italia per l’anno corrente e materia di accesissimo dibattito politico anche all’interno delle forze di maggioranza. Nelle ultime ore però l’istituto finanziario ha fatto parlare di sé per motivi che esulano totalmente dai compiti che è chiamato a svolgere e che mai qualcuno avrebbe pensato potessero riguardarlo. Pochi giorni fa infatti, sulla pagina Twitter del MES è stato postato un appello parso a molti decisamente singolare e che recitava così: “#ESM si unisce alla comunità LGBTQ + nel celebrare la #Pride Week a #Luxembourg dal 4 al 12 luglio 2020. Per ulteriori informazioni sul nostro impegno per #DiversityAndInclusion vedi qui: http://ow.ly/1wI150Aqm4O #LuxembourgPRIDE #UnitedInDiversity”.

A questo si aggiunge la colorazione arcobaleno della foto profilo, a testimoniare l’ulteriore vicinanza alla comunità LGBT. Ma cosa c’entra un istituto di credito creato alcuni anni fa e con sede a Lussemburgo (i cui membri godono di molte immunità) con eventi attinenti al mondo delle politiche di genere? Il post citato in precedenza – che ha introdotto un’intervista rilasciata a Repubblica dal Segretario Generale Giammaroli – rimanda ad una pagina del sito ufficiale del MES nella quale si specifica che “un forte impegno per la diversità e l’inclusione non è semplicemente positivo per le imprese, ma essenziale al successo delle imprese”.

Dunque, appare evidente come non solo le istituzioni europee nel loro complesso abbiano ormai sposato al 100% le cause liberal (e in Europa in cui i Popolari esprimono la presidente della Commissione più svariati altri ruoli di rilievo questo è assolutamente rilevante), ma ora non si ha problema a far riferimento anche ad elementi economici per giustificare l’adesione alle battaglie che riguardano le teorie “gender” come se, per cercare di convincere i più scettici della bontà di queste ultime, fosse necessaria una ulteriore spinta, che tende ad essere molto più materiale che ideologica.

Se fino a ieri quindi il MES aveva come nemici tutti coloro i quali lo consideravano il simbolo più punitivo dell’UE dal punto di vista economico, c’è da scommettere che d’ora in poi anche nel mondo cattolico e moderato in pochi faranno la fila per difenderlo a spada tratta.

Fonte: l’Occidentale

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