Grillini in fuga

di Frodo.

Il governo giallorosso può far finta che vada tutto bene, ma tutto bene non va: il passaggio di Alessandra Riccardi alla Lega, da senatrice, può fare da preludio ad altre fuoriuscite. La questione è tutto fuorché secondaria: Giuseppi non può contare su una maggioranza al Senato che possa definirsi vasta, compatta, prospettica e certa della sua permanenza. Il verbo che descrive è “traballare”. Agosto è alle porte, e Giuseppi sembra essere affezionato ad un’estate politicamente densa di incognite: il passo felpato di chi sa che la sabbia scotta ma procede comunque perché non può fare altrimenti.

Il fatto è che già nella giornata di oggi, e quindi a poche ore dall’addio della Riccardi dal MoVimento 5 Stelle, è iniziata a circolare una voce che dà per partenti verso altri lidi ulteriori tre senatori grillini: Mattia Crucioli, Tiziana Drago e Marinella Pacifico. La notizia trova conferma su IlGiornale.it. Questi trei addii possono andare a segno oppure no: cambia poco. Perché il MoVimento 5 Stelle sembra essere in fase di decomposizione. E il tempo, solo quello, rischia di essere la proprietà rimasta nelle mani della gestione Di Maio, che annaspa con tutta evidenza in un panorama economico-sociale che richiederebbe ben altra capacità di tenuta politica.

Ma i grillini sono così: nati liquidi e finiti per abbandonare il Paese nel momento della prova del nove, quella della fase post-pandemica, con tutte le esigenze pratiche di cui il popolo, anche quello che aveva visto nei pentastellati una soluzione, avrebbe bisogno di vedere corrisposte. Il ministro degli Esteri ed ex – dice lui – capo politico del MoVimento ha rimandato o quasi il congresso nazionale: segno che le divisioni non sono gestibili; sintomo di come il correntismo abbia attecchito pure sulla creatura di Grillo e Casaleggio; pessimo segnale, magari di paura, nei confronti dei propri compagni di partito. E allora la fuga dei grillini, in termini di prassi politica, diviene quasi giustificata.

Come biasimare del resto chi scappa da un contesto che non sembrerebbe più avere consapevolezza di sè, del proprio ruolo e della propria posizione nell’ambito del sistema partitico-italiano? Stigmatizzare i fuggiaschi diviene quasi impietoso. Le loro motivazioni non vanno neppure sciorinate: hanno la nostra solidarietà, nella misura in cui chi esce mantiene la promessa di fare opposizione, in piena logica parlamentare.

La cosa straordinaria del MoVimento 5 Stelle è la seguente; tutti sanno che le elezioni (pure Zingaretti le vorrebbe) non si terranno per via del niet dei grillini, che non sarebbero disposti asd assecondare un’altra maggioranza a quanto pare. Tutti, al contempo, sanno nei palazzi che molti parlamentari eletti in fila con Di Maio in questa legislatura sarebbero destinati a perdere il posto. E allora ci si rassegna ad assecondare questa che è una specie di litania alimentata dalla necessità che la clessidra scorra senza troppi intoppi.

I corridoi dei palazzi del potere sussurrano che non si può votare perché il MoVimento non può. A farne le spese sono gli italiani – lo sappiamo – . Ma sono gli eletti dei 5stelle che stanno anticipando Di Maio nel ragionamento che lo stesso ministro degli Esteri avrebbe dovuto fare: poiché la nostra sorte elettorale è scontata, tanto vale tentare il tutto per tutto. In un caso cambiando partito, nell’altro mediante di una ristrutturazione interna passante a) dalla caduta del governo, b) da una fase congressuale. Ma possiamo ridurci noi a dare consigli a Di Maio pur di evitare che il Belpaese collassi sotto i colpi del poltronismo? Sì, possiamo, e anzi dobbiamo.

Il MoVimento 5 Stelle ha una possibilità di salvezza: una tabula rasa dell’esistente ed un’apertura ad un governo di unità nazionale che permetta di distribuire le responsabilità delle scelte che andranno fatte. Altrimenti il governo cadrà o dovrà pagare il conto, perdendo le elezioni successive, delle misure impopolari. Di Maio potrebbe non saperlo, ma magari qualche grillino, leggendoci, potrebbe assumere consapevolezza. Aspettiamo fiduciosi che la scatoletta di tonno si apra e, come per magia, infonda lucidità nei cuori e nelle menti del grillismo.

Fonte: l’Occidentale

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