Caso Gregoretti, Ricolfi: “Sinistra e giudici divorziano dal buon senso”

di Stefano Zurlo.

Ricolfi: “Ci sono casi in cui il reato dipende dal giudice che prende in mano il fascicolo. La procura aveva chiesto l’archiviazione, il Tribunale dei ministri vuole processare Salvini. Quindi se anche fra i giudici c’è un margine così grande di interpretazione si capisce che la questione è politica. Ma c’è di più. Qui c’è un divorzio dal buonsenso. Anzi no, dal senso comune che è più basico, il buonsenso richiede un minimo di saggezza. Qui stiamo parlando della modulazione dei tempi di un’operazione di sbarco dei migranti. Dov’è il crimine?”

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È il congedo dal buonsenso. Luca Ricolfi, sociologo e autore di saggi acutissimi, da Il sacco del Nord a La società signorile di massa, ascolta le ultime, acrobatiche evoluzioni del caso Gregoretti e allarga le braccia: «Temo che a sinistra, e io vengo dalla sinistra, questo congedo sia definitivo».

Professore, cominciamo dal reato.

«Ma in questo caso il reato c’è o no?. Ci sono casi in cui il reato dipende dal giudice che prende in mano il fascicolo. La procura aveva chiesto l’archiviazione, il Tribunale dei ministri vuole processare Salvini. Quindi se anche fra i giudici c’è un margine così grande di interpretazione si capisce che la questione è politica. Non è, non dovrebbe essere penale. Ma c’è di più».

Che cosa?

«Qui c’è un divorzio dal buonsenso. Anzi no, dal senso comune che è più basico, il buonsenso richiede un minimo di saggezza. Qui stiamo parlando della modulazione dei tempi di un’operazione di sbarco dei migranti. Dov’è il crimine?».

I diritti non devono essere rispettati?

«È evidente che è tutto sproporzionato, eccessivo, senza senso. È lampante, almeno ragionando con i criteri dell’opinione pubblica, che siamo dentro la sfera di competenza della politica. Ma se proprio si voleva dare un senso a tutta questa vicenda, allora si doveva mettere sotto inchiesta tutto il governo».

Non lo si è fatto ed è iniziato un altro balletto nei Palazzi della politica.

«Siamo sempre al divorzio dal senso comune. Mi dispiace che la sinistra abbia scelto una linea giustizialista. C’è stato un periodo in cui qualcosa era cambiato e l’avevo sottolineato scrivendo una nuova prefazione per il mio saggio Perché siamo antipatici? Quando Veltroni prese in mano il Pd nel 2007 si manifestò una nuova sensibilità: Berlusconi non era più il nemico ma l’avversario».

Un passo in avanti?

«Si, ma poi, dopo la stagione renziana, il miglioramento, chiamiamolo cosi, è svanito. Ripeto, parlo senza disporre di particolari competenze giuridiche, ma quello che so è sufficiente per capire».

La sinistra ha scelto di non andare in giunta al momento del voto. Errore?

«Errore nell’errore. Perché se decidi di seguire una linea giustizialista poi devi seguirla fino in fondo. Non puoi fermarti davanti al calendario e alle convenienze elettorali».

Ma ai piani alti del Pd dicono che non volevano assecondare il vittimismo salviniano.

«Se hai preso una posizione, la dovresti tenere. In questo modo si dà a Salvini un assist formidabile».

A proposito, Salvini ha chiesto di essere processato. Ha fatto bene?

«No, secondo me il suo è un vittimismo artificioso». Anche lui ha forzato i toni. Ha esagerato».

I Cinque stelle?

«Qui c’è un problema ulteriore».

Il caso Diciotti?

«Certo, non si capisce perché si siano schierati con Salvini quando erano insieme a Palazzo Chigi e contro Salvini ora che è passato all’opposizione».

I due casi sarebbero diversi.

«Non mi sembra e la differenza non può farla questo o quel cavillo. In questa vicenda le manipolazioni da una parte e dall’altra non si contano più. È davvero una storia imbarazzante».

Non salva nessuno?

«No, salvo la Meloni e Forza Italia. Hanno tenuto una posizione più chiara e meno strumentale dall’inizio alla fine. Troppa ideologia fa male e allontana la gente dall’establishment».

Fonte: il Giornale

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