Una classe dirigente cattolica che non ci fa dormire tranquilli

di Stefano Fontana.

Oggi dietro all’etichetta di cattolico non è più sicuro cosa ci sia. Il che significa che può esserci di tutto. Per questo la richiesta di una nuova classe di politici cattolici, oltre a suonare male perché c’è già, come Mattarella, Conte e Cartabia dimostrano, è un esercizio retorico o strumentale, almeno fino a che non si faccia un po’ più di chiarezza su cosa significhi essere cattolico, e poi cattolico in politica

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I cattolici possono dunque dormire tranquilli: cattolico è il presidente Sergio Mattarella, cattolico uscito dalla scuola del cardinale Silvestrini è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ora abbiamo anche una Presidente cattolica della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. Il cardinale Bassetti ripete che serve una nuova classe dirigente per il nostro Paese e una nuova classe politica cattolica. Perché lo continui a dire non si capisce, dato che c’è già.

I cattolici possono dire di occupare tutte le principali posizioni della politica italiana. Già perché non solo la Presidenza del Consiglio ma anche il Quirinale e la Presidenza della Consulta sono ormai cariche politiche. Basti pensare come il Quirinale intervenga  in modo significativo sulla composizione dei governi e come le linee di politica europea siano ormai nelle sue mani, con tutto il peso che i rapporti con l’Unione Europea oggi hanno per la politica italiana. Per quanto riguarda la Corte Costituzionale, basti pensare ad alcune sue sentenze in campo bioetico, da quelle sulla fecondazione artificiale alle recenti sull’assistenza al suicidio, che hanno avuto conseguenze politiche di rilievo non solo per i loro riflessi sull’attività del Parlamento, non solo perché rispondevano di fatto alle esigenze culturali di una parte politica, ma anche perché destrutturavano e ristrutturavano importanti settori della vita pubblica: dalla procreazione alla famiglia.

Quando fu eletto Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica non avevamo fatto salti di gioia, prevedendo che egli – dossettianamente – avrebbe dato più importanza alla Costituzione che non al diritto naturale o all’essere cattolico. Nessun fatto personale, era la coerenza con la sua ideologia politica. Dopo anni ci sembra onestamente di non esserci sbagliati. Quando la Consulta emise la sentenza conclusiva sul tema dell’aiuto al suicidio, su questo quotidiano avevamo fatto notare che era stata approvata all’unanimità, quindi anche con il voto di Marta Cartabia. Secondo il nostro parere, il riconoscimento in alcuni casi della liceità dell’aiuto al suicidio, che quella sentenza consentiva, poneva seri problemi etici e, per un cattolico, religiosi. A nostro parere lo sviluppo delle tecniche di mantenimento in vita non autorizza la sospensione dei sostentamenti vitali, che non possono essere considerati accanimento terapeutico, dato che non sono terapie. Ora Marta Cartabia è presidente della Corte: possiamo stare più tranquilli di prima?

Molte volte in passato ci è scappato di dire che forse sarebbe meglio che una nuova classe di politici cattolici non nascesse e che le attese del cardinale Bassetti andassero deluse. Questo perché per sbagliare sono sufficienti gli altri. Se andiamo a ritroso nella vita politica del nostro Paese, possiamo dire che molti cattolici si siano spesi per il bene, ma anche che dietro le scelte politiche più eticamente radicali, dietro le leggi più libertarie, dietro le norme più lesive della vita e della famiglia, dietro le celebrazioni dell’autodeterminazione più scriteriata … ci sono stati dei cattolici, che ci hanno messo la faccia e la firma. Con le motivazioni più diverse, ma tutte ricorrenti su un punto: una cosa è il Vangelo e una cosa è la Costituzione, principio che inevitabilmente si converte nel seguente: in politica la Costituzione viene prima del Vangelo. E qui dico Vangelo in senso religioso, ben sapendo però che esso pone un rapporto di autonomia, ma non di indipendenza, della ragione politica nei suoi confronti. Non ricordo nessuno che abbia detto di non starci perché quel provvedimento o quella legge era contro il diritto naturale e quindi era violenza sulle persone, anche se consenzienti o con la maggioiranza politica dalla loro parte.

Le previsioni sono solo previsioni e quindi ogni tanto è lecito giocare anche con le previsioni. Si può prevedere che se domani l’apertura concessa dalla Corte Costituzionale all’assistenza al suicidio dovesse allargarsi a seguito di una apposita legge parlamentare che vada oltre anche a quella sulle DAT, Il Presidente della Repubblica firmerebbe senza discutere quella legge e la Corte Costituzionale, ove fosse investita da un quesito di incostituzionalità, la dichiarerebbe non solo costituzionale ma costituzionalissima. Le previsioni sono solo previsioni, ma talvolta ci azzeccano.

Della situazione che ho provato a descrivere bisogna preoccuparsi, ma non c’è da meravigliarsi. Oggi dietro all’etichetta di cattolico non è più sicuro cosa ci sia. Il che significa che può esserci di tutto. Per questo la richiesta di una nuova classe di politici cattolici, oltre a suonare male perché c’è già, come Mattarella, Conte e Cartabia dimostrano, è un esercizio retorico o strumentale, almeno fino a che non si faccia un po’ più di chiarezza su cosa significhi essere cattolico, e poi cattolico in politica .

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana

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