Cop 25, cosa non deve fare un cattolico. Decalogo contro l’allarmismo verde

di Stefano Fontana.

Come dovrebbe essere l’atteggiamento cattolico nei confronti di un evento come il Vertice delle Nazioni Unite sul clima in corso a Madrid (Cop 25)? Un decalogo su come reagire di fronte all’allarmismo ecologista sul riscaldamento globale, alle politiche degli Stati sovra-nazionali e alle manifestazioni di piazza, scioperi per il clima, movimenti studenteschi che caratterizzano questo nuovo millenarismo. Molto più simile a un culto pagano che ad una politica basata sulla scienza. 

Come dovrebbe essere l’atteggiamento cattolico nei confronti di un evento come il Vertice delle Nazioni Unite sul clima in corso a Madrid (Cop 25)?

Prima di tutto dovrebbe essere rispettoso del livello del problema. Sulle cause antropiche del riscaldamento globale non c’è per niente accordo tra gli scienziati. E non c’è accordo, di conseguenza, nemmeno sulla opportunità o necessità di indurre costosi cambiamenti nei comportamenti umani, dato che non sono questi le causa dei cambiamenti climatici. Una piccola variazione di calore nell’Oceano Pacifico ha un impatto sul clima del pianeta infinitamente più alto di tutti gli interventi umani. La fede induce il cattolico ad adoperare la ragione, quindi a non scavalcare la scienza e non farle dire quello che non dice.

Secondariamente, il cattolico dovrebbe essere realista e non oscurare il fatto che gli ipotizzati interventi umani per ridurre il riscaldamento globale avrebbero un costo altissimo. È lecito pensare che ci siano quindi interessi notevoli dietro la spinta a deliberare questi investimenti. Se si condanna la speculazione economica di imprese di un settore, bisogna fare altrettanto per quelle di un altro settore. La green economy non è celestiale per essenza.

In terzo luogo, il cattolico non dovrebbe abbandonarsi ad allarmismi terroristici: ieri Avvenire titolava “Ultima chiamata per il mondo”. Il millenarismo degli ecologisti è noto da tempo e non si contano le previsioni da loro fatte in passato circa il collasso cui sarebbe stato ridotto il nostro pianeta, soprattutto, per la sovrappopolazione. Previsioni poi non avveratesi. Il cattolico non dovrebbe adeguarsi a queste previsioni catastrofiche, soprattutto se non hanno basi scientifiche.

In quarto luogo, la posizione cattolica, soprattutto quella espressa dalla Santa Sede o da Conferenze episcopali, non dovrebbe mai appiattirsi su decisioni politiche. Bisognerebbe astenersi, per esempio, dalla fretta di fare proprie le decisioni del vertice sul clima di Parigi o di quello di Katowice dell’anno scorso. Sono decisioni politiche, riguardano scelte contingenti e complesse, si corre il pericolo di essere considerati di parte. La Chiesa dovrebbe proporre i grandi principi, non aderire alle soluzioni politiche che dividono il campo tra “buoni” e “cattivi”. Non lo fa più in tanti altri settori perché dovrebbe farlo in questo?

In quinto luogo, il cattolico non dovrebbe mai adoperare l’espressione “Madre Terra”, soprattutto con le lettere maiuscole, e non dovrebbe aderire a documenti che usino questa espressione gnostica, esoterica e idolatrica. Né vale appellarsi per questo uso a san Francesco e al suo Cantico delle Creature, che con l’esoterismo non aveva niente a che fare. Purtroppo, invece, molti documenti ecclesiali adoperano ormai l’espressione, sicché capita che di Cristo non si parli, ma della Madre Terra sì.

In sesto luogo, il cattolico non dovrebbe mai equiparare immediatamente l’ONU al Bene, e qualsiasi conclusione di un vertice ONU a un dovere assoluto per persone responsabili. Ormai sappiamo con grande certezza che le agenzie dell’ONU portano spesso avanti percorsi ideologici, contrari al vero bene dell’uomo. La Chiesa, in particolare, non può appiattirsi sulle Nazioni Unite e condividerne il linguaggio. Per esempio non dovrebbe far proprio acriticamente il programma di sviluppo dell’ONU fino al 2030. Ai vertici del Cairo o di Pechino degli anni Novanta del secolo scorso, la Chiesa era critica verso queste posizioni. Dovrebbe esserlo ancora.

In settimo luogo, i governi non dovrebbero mai accettare ordini imperativi da entità sovra-statali su queste tematiche, perché dietro le “direttive” degli organismi politici sovra-statali, come per esempio l’Unione Europea, si nascondono visioni del rapporto tra uomo e natura che possono essere sbagliate.

In ottavo luogo, il cattolico – e tantomeno la Chiesa –  non dovrebbe farsi abbagliare da manifestazioni di piazza spesso guidate occultamente e altrettanto finanziate, anche quando si tratta di manifestazioni giovanili. Con gli slogan pilotati e con gli studenti precettati a scendere in piazza si può diventare famosi ma non giusti.

In nono luogo, quando si parla di ecologia ambientale la Chiesa e i cattolici dovrebbero sempre pretendere che si parli anche di ecologia umana. Le due cose non solo non vanno separate ma l’ecologia umana deve avere sempre il primato su quella ambientale. Se non si parla anche di lotta all’aborto diventa non solo riduttivo ma anche fuorviante parlare di lotta per la biodiversità.

In decimo luogo, mai i cattolici dovrebbero parlare della natura senza chiamarla “creato” e mai dovrebbero parlare del creato senza parlare del Creatore. Mancherebbe la prospettiva decisiva e sarebbe come dire che le cose possono andare bene anche senza Dio. Cosa del resto in contrasto con quanto si dice oggi nella Chiesa, ossia che esista il peccato di “ecocidio”. Si dice questo però non si parla mai del Salvatore quando si accenna ai problemi ambientali.

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana

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