Super ex. Papa e Scalfari: birds of a feather flock together…

di Marco Tosatti.

Cari lettori di Stilum Curiae, più volte in passato ci siamo occupati di quegli strani compagni di interviste-non interviste che sono il pontefice regnante ed Eugenio Scalfari. Abbiamo parlato però, spesso, soprattutto del Pontefice, più che del suo interlocutore. Ecco, oggi Super Ex si dedica invece a dirci chi è Eugenio Scalfari; e così facendo mette in luce singolari (ma non tanto) affinità elettive fra i due dispotici personaggi. Buona lettura. (Birds of a feather flock together significa che uccelli dello stesso genere fanno stormo insieme…).

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Per capire dove vuole andare Bergoglio, bisogna tornare ai suoi esordi.

Alla sua conclamata amicizia con Eugenio Scalfari, con cui volle incontrarsi fin dal principio, rilasciandogli più volte discusse interviste.

Mi sono sempre chiesto come un argentino potesse conoscere l’importanza di Eugenio Scalfari per l’opinione pubblica italiana; come potesse sapere che il suo quotidiano, Repubblica, è, per usare le parole di uno che vi ha lavorato per anni, Giampaolo Pansa, “un potere invisibile in grado di influenzare partiti, governi, conflitti economici, mode culturali e comportamenti di massa”.

E mi sono pure domandato come potesse un papa scegliere di aprire il suo pontificato, e di punteggiarlo, tributando tanti onori a uno dei più acerrimi nemici della Chiesa.

Chi è Scalfari? Anzitutto un uomo intriso di cultura massonica; in secondo luogo un ateo radicale che ha sempre combattuto per tutto ciò che un cattolico rifiuta: divorzio, aborto, eutanasia…

In terzo luogo, l’uomo che aveva costantemente avversato papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Partiamo dalle origini massoniche.

Giancarlo Perna in Scalfari – Una vita per il potere (Leonardo editore, 1990), ci dà utili informazioni: «Scalfari-padre era massone. Una tradizione di famiglia. Il capostipite fu don Antonio, che, a cavallo tra il sette e l’ottocento, fondò la Loggia della Calabria uniforme (…). Eugenio ha i ritratti degli avi che indossarono il grembiulino appesi nella sua villa di campagna, a Velletri. Su ognuno c’è l’emblema massonico scalfariano: uno scudetto a due campi: uno con la scure e l’altro con il ponte (…). Con la caduta del fascismo (…) Pietro (padre di Eugenio) fu tra i fondatori della loggia locale».

Radici massoniche (rivendicate pubblicamente), dunque, e un passato fascista (nascosto il più possibile), da collaboratore per qualche anno, di Roma fascista, il giornale del Gruppo universitario della capitale.

Passati un po’ di anni, troviamo Scalfari tra i fondatori del Partito radicale, nel 1956, con Marco Pannella ed altri. Con Pannella i rapporti saranno discontinui, ma i due si troveranno fianco a fianco nelle lotte per i cosiddetti diritti civili: se in Italia l’aborto è legale, lo dobbiamo soprattutto alla loro campagna indefessa, alla loro costante propaganda per la morte.

Tanto che dopo il decesso di Pannella, Eugenio Scalfari ne scrive un ricordo intitolato: “Addio caro Marco. Noi, i primi radicali sempre insieme per le battaglie civili”.

E’ il 20 maggio 2016: Scalfari è da tempo confidente privilegiato di Bergoglio, Pannella è stato santificato post mortem da mons. Vincenzo Paglia e dallo stesso Bergoglio, che gli ha fatto arrivare insistiti e pubblici saluti, e che omaggia di frequenta la sua più potente discepola, elevandola nell’Olimpo dei “grandi italiani”: Emma Bonino.

Scalfari conclude il pezzo ribandendo ciò che pensa della vita e della morte: Pannella “ha vissuto col gusto di vivere ed ha voluto che anche gli altri facessero lo stesso da questo punto di vista non ha mai considerato che cosa sarebbe accaduto o non accaduto dopo. Alla fine arriva sorella Morte e tutto è finito”.

Origini massoniche, combattente in prima fila per la distruzione morale del paese; autore di libri, spesso autobiografici, per nutrire un ego senza confini, dal titolo inequivocabile, come “L’uomo che non credeva in Dio” (Einaudi, 2008), e di centinaia di articoli contro la fede cattolica e contro il buon senso (ne conservo uno, pubblicato su L’Espresso del 24/11/2005, dal titolo “Ma se io sono Dio…”)… sono meriti sufficienti per divenire amico di Bergoglio e depositario di succulente interviste, forse le più celebri della sua vita?

No, dicevamo, Scalfari ha almeno un altro merito. Ha lottato come un leone, da par suo, contro Ratzinger, per tutto il suo pontificato.

L’attacco comincia subito. Nel 2005 il papa tedesco sposa la battaglia dei cattolici in difesa della legge 40, contro utero in affitto, ibridi e chimere, compravendita di ovociti e sperma, fecondazione eterologa…Contro il far west della provetta.

Scalfari si adira e scrive, su Repubblica del 1 giugno, un articolo dal titolo: “E dopo la provetta toccherà all’aborto”.

Una lunga predica zeppa di strali contro il papa e contro Ruini: “Partirà dunque la campagna contro l’aborto, siatene certi. Con virulenza pari o maggiore di quella attualmente in corso. E poi partirà anche quella contro il divorzio. Adesso smentiscono queste intenzioni. Per ovvie ragioni. Concentrano la pressione su fratello embrione”.

Gli attacchi continuano per tutto il pontificato. Tanto che persino Famiglia Cristiana si sente in dovere di intervenire, il28/5/ 2012, con un articolo “Se Scalfari gioca a fare il Papa”, in cui troviamo scritto che “Repubblica… segue alla cieca la propaganda dei Radicali”.

Il resto è storia recente: Benedetto abdica; Bergoglio, Panella e Scalfari amoreggiano; la Chiesa azzera i principi non negoziabili, e dopo che mons. Galantino ha decapitato Scienza & Vita ed ostacolato in ogni modo il mondo pro life cattolico, il già citato Paglia cala la mannia, su preciso ordine del suo capo, ma con profondo piacere, sull’Istituto Giovanni Paolo II:

Un’ultima annotazione. Non ci sono sole le idee ad accomunare Bergoglio e Scalfari.

C’è anche la forma mentis, il carattere. Giampaolo Pansa, nel suo La Repubblica di Barbapapà (Rizzoli, 2013), descrive Scalfari come un personaggio “autoritario, con un’autostima enorme, convinto di avere sempre ragione al punto di non sopportare chi si azzarda a mettere in dubbio la sua assoluta perspicacia. E quando commette un errore, sbaglia una previsione, rimuove tutto senza spiegare nulla”. Per questo, quand’era direttore, Repubblica era un “giornale caserma, una fortezza inchiodata ad un pensiero unico. Dove non vengono ammessi dubbi, dissensi, deviazioni”; dove si fabbrica sempre un nemico, prima Craxi, poi Berlusconi, poi Salvini, per una sorta di innato fanatismo, coniugato con reiterate dichiarazioni di antifascismo e tolleranza.

Si può immaginare qualcuno di più simile a quello che è stato giustamente definito “il papa dittatore”? Non è oggi, la Chiesa, una “caserma, una fortezza inchiodata ad un pensiero unico”, senza possibilità di porre “dubia”? Non è, Bergoglio, come Scalfari, alla costante ricerca di un nemico interno o esterno da demonizzare?

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