Un governo ombra per fermare la deriva giallorossa

di Marco Gabrielli.

Italia, fine ottobre 2019: il Governo giallo-rosso sta muovendo i primi passi. L’Italia della politica non è riuscita a reagire ad avvenimenti tanto inspiegabili da risultare incomprensibili ai più. Sono accaduti scenari e fatti mai visti prima. La ricerca di possibili alternative di governo non è riuscita a trovarne di numericamente valide considerando le forze attualmente presenti in Parlamento. La richiesta di elezioni anticipate non è stata esaudita.

La disaffezione per la cosa pubblica ha raggiunto valori record. Non solo una persona su due non va a votare: anche fra gli elettori le motivazioni che portano a determinare scelte di campo non sempre sono valide e solide, ma risultano spesso epidermiche e, come tali, lasciano il tempo che trovano. In molti si chiedono che senso abbia andare a votare se si viene governati, sia pure in modo legittimo, da coalizioni che nessuno avrebbe immaginato possibili.

La politica spettacolo dell’era Internet porta a questi frutti. Non più le ideologie. Non più i programmi. Solo tanti slogan, lanciati in poche parole sulle reti sociali, qualche fotografia, alcuni “selfie”. Senza affrontare concretamente i problemi, senza dare risposte, senza proporre soluzioni concrete.

Come venirne fuori? Era la fine degli anni ‘80: anche allora i cambiamenti nella politica erano epocali. C’era ancora il Partito Comunista Italiano, che avrebbe chiuso il suo percorso un paio di anni dopo, segretario Achille Occhetto. È lui che ha importato in Italia l’idea britannica di “Governo ombra”. Non giudico quell’esperienza, che non sembra abbia comunque dato grossi frutti al PCI: ricordo soltanto che alcune personalità di quel “governo” hanno poi raggiunto traguardi di tutto rispetto, a partire dalla Presidenza della Repubblica assegnata al “Ministro ombra agli Esteri” Giorgio Napolitano.

Perché pensare ad un Governo ombra alternativo all’attuale? Per superare la politica basata su singole persone e sugli slogan. Per affrontare i problemi cercando la soluzione e non solo il potere. Per trattare con realismo una legge elettorale criticabile, ma non attualmente emendabile, che non premia un singolo partito, ma costringe a delle alleanze. Per essere pronti ad eventuali nuove leggi elettorali che potrebbero premiare le coalizioni.

Come pensarlo?

Il Governo ombra del PCI era formato prevalentemente da esponenti dello stesso partito: prevedeva un governo monocolore. Nel 2020 bisognerebbe pensare ad un governo frutto di alleanze costruite per raggiungere e superare abbondantemente il 50% dei voti e il 50% dei rappresentanti in Parlamento.

Pensare ad un programma di coalizione fra le forze di un’ipotetica alleanza di governo orientato a Centrodestra è già un progetto ambizioso. Trovarsi concordi, già da ora, su dei nomi a cui affidare oggi un “incarico ombra” per assegnare un domani gli incarichi di Ministro o Sottosegretario rasenta l’impossibile.

Ministri e Sottosegretari ombra dovrebbero lavorare, studiare, valutare, ascoltare la base, percorrere le Periferie spiegando e motivando determinate scelte che andrebbero presentate compiutamente, e non solo a livello di slogan; distribuire analisi, proporre soluzioni supportate da esperienze o simulazioni credibili; produrre puntuali proposte di legge alternative, da contrapporre alle proposte del Governo ufficiale o anticipando le proposte stesse di chi governa.

Soprattutto, questo ingente sforzo, dovrebbe risolvere le immancabili differenze di vedute presenti nei vari partiti, dovrebbe preparare i programmi credibili di una alleanza già pronta ad affrontare le scelte più importanti il giorno in cui fosse realmente chiamata alle responsabilità di governo.

Un lavoro, un grosso lavoro, un impegno per i Ministri ombra, ma anche per tutte le persone che hanno a cuore la politica, che dovrebbero venir coinvolte e chiamate anche a decidere sulle scelte strategiche.

Che sia poi un “Governo ombra“ o sia qualcosa di diverso non è poi troppo importante: l’importante è trovare una risposta alla necessità di costruire una alternativa credibile, fino al punto di raccogliere i voti della maggioranza degli italiani, che sono ormai stufi della vacuità degli slogan e desiderosi di un reale cambiamento.

Fonte: l’Occidentale

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