Un governo di magliari

di Marcello Veneziani.

Sono magliari. Non c’è altra definizione che riesca a dare un senso compiuto e complessivo al governo in carica e alla loro arte del raggiro a partita doppia, nei confronti dell’Europa e degli italiani. Un giorno trovano di botto ventitré miliardi, spuntati dal nulla e la cosa più penosa è che le tv e i giornali prendono sul serio la “scoperta” mirabolante di Conte e ne fanno titoli entusiasti e argomentazioni a supporto, neanche ponendo il dubbio che si tratti nella migliore delle ipotesi di puro artificio contabile, di illusionismo da prestigiatori. Altri soldi necessari vengono trovati semplicemente annunciando vaghe azioni future, punendo l’Anonima Cattivi ed Evasori, insomma mettendo a bilancio le intenzioni, il fumo ideologico e il grattaevinci della fortuna. Tassano e detassano case e ogni bendidio, a intermittenza; appena sentono le reazioni della gente o degli esperti cambiano verso. Gira e rigira alla fine tentano di aumentare il debito. Il gioco delle tre carte.

Un altro giorno senti i giochini d’equilibrio tra Luigino Di Maio e Matteo Renzi che erano cane e gatto e ora sono diventati il gatto e la volpe, si sono messi in società per intortare gli italiani e per non far capire loro da che parte troveranno i soldi per la finanziaria, in modo da accontentare tutti, l’Europa, il fisco e gli italiani. E Zingaretti, per non essere da meno, promette 500 euro di mancia tramite un gioco di prestigio sul cuneo fiscale. Poi risenti o’ Professore di Palazzo Chigi che si finge esperto dello Scibile Universale e lancia termini da avvocato Balanzone: rimoduleremo l’Iva, compiremo la caducazione, e via sdottoreggiando. Ma che vuol dire, in concreto, a chi vuol prendere per scemo?

Vedi poi un imbucato al ministero della Pubblica Istruzione che un giorno dichiara guerra non all’ignoranza ma alle merendine, un altro guarnisce con uno striscione ecologista il suo ministero come se fosse un centro sociale; un altro giorno istiga i ragazzi a non andare a scuola e scioperare per il clima; poi, non contento del suo esibizionismo, si mette in mostra espellendo dalle scuole Gesù Cristo e propone di sostituire il Crocifisso con una cartina geografica. E visto che si trova – come un fanatico dell’islam che non tollera le icone – caccia dalle aule pure la foto di Mattarella che in foto è più vivo che dal vivo. Vi risparmio il contorno di amenità, di sparate pro-migranti, di cazzate e cirinnate ad altezza d’uomo che guarniscono la marcia dei governativi. E’ il governo dei magliari e non poteva essere diversamente, visto il modo in cui è nato, la giravolta acrobatica delle fecce tricolori giallo-rosso-renziane, il patto infame, il concubinato osceno.

Ai magliari, giusto sessant’anni fa, dedicò un film omonimo e memorabile Francesco Rosi, con Alberto Sordi, Renato Salvatori, Aldo Giuffré. I magliari, spiegano i dizionari, i critici cinematografici e gli esperti, vengono dal sud e da Roma e operano a livello internazionale, in Europa. Proprio come i nostri. Si vestono in modo simil-elegante per fingere credibilità, hanno la parlantina, a volte un eloquio all’apparenza forbito perché devono raggirare in modo convincente;  sono camaleontici, voltano gabbana, vivono di sotterfugi, dissimulazioni, truffe. Insomma sono imbroglioni. Non hanno una sede fissa, sono venditori ambulanti, vanno dai padani ai pidini. E’ facile trovare nel film, nei loro modi e nei loro soprannomi molti degli attuali magliari: Mezzalingua, il Persuasore, Merdazzella… Sono loro, senza ombra di dubbio, sotto falso nome.

Ora devo ammettere onestamente due cose: uno, tra i magliari, i meno magliari sono quelli di sinistra, che avranno altri, pessimi difetti ma conservano ancora una vaga traccia di decenza politica, mentre i grillini e i loro capi non hanno rivali né pudori. Ieri mi è parso di vedere qualcosa di sinistra e di rispettabile in Stefano Fassina, ferito mentre manifestava in difesa di lavoratori a rischio licenziamento. Due, non sono molto meglio dei magliari governativi gli oppositori, di cui è evidente l’inconsistenza piazzista ad uso tele-social-elettorale. Ma i magliari di governo riescono oggi a rendere giganti anche loro, che non lo sono, e a generare nel paese l’aspettativa di cambiamento in quella direzione. Potrebbero non dire e non fare niente, gli oppositori, perché fanno e disfano tutto loro, i governativi si squalificano da soli.

Insomma, siamo messi male; ma questa, poi, non è una novità per il paese, è perlomeno un destino ciclico se non permanente. Conviviamo col peggio, a volte ci ridiamo pure. Ma ora arriva per distrarre il gentile pubblico con uno spettacolo pirotecnico il taglio dei parlamentari, a furor di popolo. Mancano all’appello decine di miliardi, ma risparmiare quattro soldi sui parlamentari è un piacere sadico in voga tra la gente. Non so quando quel taglio sarà effettivo, a giudicare dai precedenti verrà rinviato di legislatura in legislatura, ogni parlamento rifilerà il pacco al prossimo; ma in tanto serve a spruzzare fumo in faccia al pubblico pagante e a blindare il parlamento in carica che non è così suicida da affrettarsi alle urne sapendo che la stragrande maggioranza di loro non tornerà in aula. Una polizza per il governo. I magliari stanno preparando la sòla, tagli futuri e proporzionale subito, per garantirsi l’oggi e magari un po’ il domani. Annunciavano un mondo migliore, ci danno un mondo magliaro.

MV, La Verità 4 ottobre 2019

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