Perché ci governano i peggiori della società? Analisi del Trionfo dei Mediocri

di Vanessa Combattelli.

In qualsiasi contesto meritocratico e guidato dal buonsenso, verrebbe naturale richiedere una formazione sana delle élite al potere, così da permettere a qualsiasi sistema di funzionare nel modo più efficiente possibile. Ma se lo stesso meccanismo che porta élite a diventare casta è altrettanto funzionante ed efficiente, ancora una volta non bisogna stupirsi del trionfo della Mediocrità né del continuo sbeffeggiare i migliori. La sana competizione è più che necessaria per permettere ai bravi di emergere, sicché è proprio la sua mancanza a mortificare continuamente un rechange positivo e sano, portando avanti falsi miti e uomini senza alcuno spessore morale nè politico

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Capita spesso, soprattutto nel corso di quest’ultima stagione politica, di ritrovarsi ad analizzare i vari profili dei vertici politici restandone amareggiati per il magnetismo verso il basso da cui sono caratterizzati. Non deve stupire: nell’epoca dei social e della tecnologia immediata, tutto ci è disponibile nel giro di pochi click, quello che una volta era semplice da nascondere, oggi è visibile agli occhi di tutti, soprattutto per chi sa cercare. Dunque non è una novità che i profili dei comandanti del potere deludano (e confermano) di gran lunga le aspettative di chi analizza, sicché in una logica anti-pateriana e non meritocratica, vediamo il successo dei mediocri versus il fallimento dei più bravi.

Durante il primo Novecento rappresentò un elemento di studio cardine quello delle élites, legato fondamentalmente al processo di sviluppo di uomini e donne nuovi capaci di interpretare il proprio tempo e comunicarlo agli altri. Non appena l’agone politico ha visto l’ingresso di movimenti anti-sistema persino questo nobile termine ha ritrovato una connotazione completamente stravolta, inquinandone la sua stessa radice e necessità.
Sicché le trasformazioni politiche che hanno succeduto questo meccanismo sono state naturali, quasi scontate viste le nuove sfumature della società.

Possiamo però individuare questa decadenza verso il basso ancor prima dell’inizio della Terza Repubblica, tanto è vero che le basi del clientelismo e dell’appiattimento culturale trovano grande fondamento già nei primi anni del Regno d’Italia, pratiche poi perseguite occultamente durante gli anni di governo della Balena Bianca e degli altri partiti di massa.
Gran parte della tragedia attualmente decantata non è frutto di nessuna trasformazione antropologica, molto semplicemente ciò che prima era più semplice da nascondere oggi non lo è più, sicché per quanto possibile arrivare ai profili dei nuovi galli del potere è più immediato e semplice.

C’è chi parla del fallimento della democrazia o persino di un autoritarismo dei mediocri dove gli amici degli amici sistemano se stessi sino a proteggere il proprio branco, c’è da dire che tutto questo non fa altro che confermare le previsioni dei teorici dell’élite, cosicché la Legge Ferrea dell’Oligarchia oggi si dimostra più attuale che mai, e forse lo sarà sempre.
Ma come mai in un mondo dove tutti richiedono qualifiche per qualsiasi cosa, solitamente nei luoghi di potere e negli uffici più importanti albergano personalità senza la benché minima esperienza né conoscenza del settore? E’ una domanda retorica e ridondante a cui probabilmente questa società non può dare risposta. In qualsiasi contesto meritocratico e guidato dal buonsenso, verrebbe naturale richiedere una formazione sana delle élite al potere, così da permettere a qualsiasi sistema di funzionare nel modo più efficiente possibile. Ma se lo stesso meccanismo che porta élite a diventare casta è altrettanto funzionante ed efficiente, ancora una volta non bisogna stupirsi del trionfo della Mediocrità né del continuo sbeffeggiare i migliori.

La sana competizione è più che necessaria per permettere ai bravi di emergere, sicché è proprio la sua mancanza a mortificare continuamente un rechange positivo e sano, portando avanti falsi miti e uomini senza alcuno spessore morale nè politico. L’ultima riflessione che sta nel concetto della scelta è relativo ai metodi: se si riceve una posizione importante per il semplice gusto di una compravendita utile alle parti o per essere una personalità che si lascia telecomandare da chi più potente (e quindi divenire un prestanome), quanto possiamo assicurarci che gli atti e le azioni emanate da quello stesso ufficio possano essere legittime e giuste per coloro che le subiranno? Se questo discorso si estendesse a più cariche e situazioni politico-tecniche, sarebbe molto più semplice anche capire davvero perché alcune Nazioni sono più lente di altre e non offrono un solido futuro.
Per terminare questa riflessione rispetto al confermarsi spietato della Mediocrazia, facciamo riferimento a Steve Jobs, un uomo che dal piccolo ha rivoluzionato il mondo e lo ha fatto proprio combattendo la tendenza al basso dei suoi collaboratori.

Un principio cardine di Jobs era quello di assumere sempre i migliori, ovvero le persone di serie A, altrimenti “appena assumi uno di serie B, quello comincia a portarti in azienda giocatori di serie B e di serie C, e ben presto l’azienda andrà a rotoli.” Questo concetto è valido come nei contesti imprenditoriali anche in quelli politici, sicché se sostituissimo il termine “azienda” con “partito”, verrebbe fuori un quadro molto chiaro di come il fallimento sia molte volte causato dai “numeri uno” che temono una concorrenza con altri dello stesso livello. Ma senza élites illuminate non possono esserci grandi Nazioni, la storia lo ha sempre insegnato e dimostrato.

Fonte: l’Occidentale

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