La personalità del feto

Chi lo ha detto che solo i cattolici credono nella “personalità” del feto? E’ vero: sono diversi anni che il pensiero laicista si dibatte nelle discussioni sofiste, sulla essenza dell’embrione e del feto, sino ad inventare una serie di nomi incredibili, quali “pre embrione“, “ovosoma“, “epidosembrione“….

Al solo fine di confondere le poche idee chiare che abbiamo. Così abbiamo assistito a grandi dibattiti sull’anima, da parte di chi all’anima magari non crede neppure; o a dotte dissertazioni sulle convinzioni di san Tommaso, come se oggi dovessimo rimanere vincolati alle conoscenze scientifiche di ottocento anni fa; oppure abbiamo ascoltato attenti e seriosi le discussioni sulla appartenenza o meno al genere umano di embrioni, feti, handicappati, bambini appena nati ecc.

Peter Singer, il più famoso animalista e bioeticista al mondo, ci ha insegnato che l’uomo acquista una dignità uguale a quella degli altri mammiferi, dei maiali e dei polli, solo al ventottesimo giorno dopo la nascita.

 Lewis Wolpert, professore emerito di biologia applicata a Londra, ci ha invece istruito, durante il primo congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, organizzato dal partito radicale italiano, sul fatto che il rispetto per la vita umana inizia in una data imprecisa e confusa, di cui non esiste nessuna definizione scientifica, ma certo posteriore al parto: “La mia linea di condotta è che un embrione diventa un essere umano quando può sopravvivere al di fuori dell’utero materno senza un grande supporto esterno” (Atti del convegno). Eppure a ben vedere le conoscenze scientifiche sono un po’ diverse. Sono, infatti, ben più precise e chiare, basta volerle seguire. E non vi è bisogno di essere cattolici, occorre solamente osservare la realtà.

Infatti anche un celebre ginecologo abortista dello Uaar (unione atei e agnostici razinalisti) come Carlo Flamigni, docente universitario a Bologna, collaboratore del quotidiano “l’Unità”, e membro della Uaar, l’associazione atei e agnostici razionalisti, dovendo parlare del feto alle donne gravide, afferma: “Lontano dall’essere un ospite inerte, il feto svolge un ruolo attivo nell’andamento della gravidanza, controlla vari aspetti del suo sviluppo ed è capace di rispondere a vari stimoli uditivi, visivi e tattili provenienti dall’ambiente esterno. Alcuni psicologi parlano di ‘personalità’ del feto prima della nascita. Queste supposizioni sono confortate da vari racconti di individui in ipnosi che hanno ricordato esperienze vissute nel periodo prenatale o l’esperienza della nascita. In base quindi al presupposto che il feto possa essere cosciente, consapevole e capace di memoria, è anche stato ipotizzato che le esperienze che vive durante il periodo prenatale possano influire sullo sviluppo della sua emotività e sulla sua mente.

Vari studi hanno dimostrato che l’attitudine della madre verso il feto ha un forte impatto sulla salute sia fisica che psichica del nascituro. I bambini nati da madri ‘ambivalenti’, cioè con difficoltà ad accettare la gravidanza anche se apparentemente felici, presentano spesso problemi comportamentali e somatici…le cosiddette ‘cool mothers’, madri cioè che per problemi di carriera o finanziari non vogliono una gravidanza, hanno più spesso figli inizialmente letargici e apatici. Il bambino prima della nascita è strettamente legato alle esperienze fisiche, mentali ed emotive della madre” (Avere un bambino, Mondadori).

E altrove: “Il mondo del bambino in utero comincia solo adesso ad aprirsi allo studio e alla conoscenza. Sappiamo che il feto dorme e che in alcuni momenti il suo sonno si accompagna a movimenti oculari rapidi (sonno Rem), come il sonno dell’adulto che sogna…”. Più personalità di così….

Vedi anche:

http://www.filosofiaescienza.it/dolore-del-feto/

https://d.repubblica.it/lifestyle/2015/09/22/news/scienza_maternita_emozione_ecografie_feto-2769740/

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.