Secondo il Vocabolario della Lingua italiana di Nicola Zingarelli, madre vuol dire, anzitutto, “genitrice di figli”. Ma questo molto presto non sarà più vero nella nostra vicina Francia per gli esiti estremi, ma infondo estremamente logici, di una nuova normativa bioetica, laica e destabilizzante, fortemente (e follemente) voluta dall’algido e insipido presidente Emmanuel Macron. La quale normativa sarà discussa e, visti i numeri in parlamento e le dichiarazioni di voto, facilmente approvata a partire da questo settembre.
Ed ora in TV il ministro della giustizia transalpino nonché sostenitrice della legge, madame Nicole Belloubet, ha spiegato che i figli che nasceranno grazie alla PMA (procreazione medicalmente assistita, che sarebbe meglio chiamare con il suo proprio nome ovvero: procreazione artificiale) saranno iscritti nell’atto di nascita (civile) come nati da madre x e madre y.
E sempre secondo la ministra, “molto probabilmente”, la (vera) madre biologica comparirà per prima nello stato civile del nascituro, mentre la (finta) madre intenzionale o sociale, dopo. Con aberrante esclusione e rimozione del padre, come se il seme ricevuto in dono (od offerto dietro lauto compenso) non appartenesse a nessuno, e fosse prodotto in laboratorio.
Sono decenni che si parla e si straparla di scomparsa del padre, dell’uomo, del maschio, nelle società tendenzialmente femministe e parricide del post-68, come ad esempio faceva già molti anni fa il nostro Claudio Risé, in un breve testo divenuto ora profetico (Il padre. L’assente inaccettabile, san Paolo, 2013). Ma qui si va oltre.
Scrivere su un atto pubblico ufficiale, che quel bambino lì, quella creatura di nome Jean o Brigitte, che si agita nel ventre materno prima di vedere la luce, ha 2 madri ed è nata grazie all’amore di queste due madri, è fare un falso in atto pubblico. E ciò in ogni società ben costituita dovrebbe interessare la giustizia penale, altro che storie e diritti!
Cosa c’entra la donna B, innamoratissima della mamma A, con la nascita del figlio C? Che per caso il figlio è frutto dell’amore tra A e B? Anche un neonato capirebbe che così non è.
Davanti a questa ennesima follia, gli animi si dividono e si surriscaldano. Se Emilie Duret, vicepresidente degli “avvocati LGBT” dichiara che la decisione della Belloubet “era necessaria” e va salutata, del tutto opposta è la reazione di Ludovine de La Rochère presidentessa della Manif pour tous, la quale prepara le sue truppe per la manifestazione – che si suppone oceanica – contro la “PMA senza padre” indetta per domenica 6 ottobre a Parigi.
E’ interessante notare che, rispetto alle manifestazioni degli scorsi anni, il linguaggio della Manif si è fatto ancora più preciso e tagliente, e l’argomentazione imparabile. Così, tra gli slogan pensati per il corteo parigino, spiccano i seguenti: “Tutti nati da un padre e una madre”, “Mater semper certa est”, “Marchons enfants” (Marciamo figli, dall’inno nazionale francese) e “Uguaglianza per tutti i bambini”.
Se c’è in effetti una nuova e insidiosa discriminazione che si fa avanti, nell’ombra della logica dei diritti, è proprio, ancora una volta, quella contro i bambini, i minori, i più deboli. I quali, in nome dei diritti della donna (lesbica), non dovranno né potranno – secondo la legge che si sta per approvare a Parigi – mai conoscere il proprio padre. Una vita senza padre, non a causa di morte accidentale e imprevista, ma al contrario prevista e voluta esplicitamente dalla legge…
A questo siamo arrivati per seguire il progresso (e le lobby gay): a rendere preventivamente orfani alcuni dei nostri bambini. E al contempo a spossessare l’uomo della sua più naturale prerogativa: la paternità. Ma come ha scritto giustamente la giornalista Juliette Mondon, “dire che un bambino abbia due madri è come dire che la terra è piatta”. E forse anche peggio.