Contro il Pensiero Unico: dinamismo della cultura di destra

libri_biblioteca_02Impazza ancora, purtroppo o per fortuna, la polemica sulle case editrici di destra, reazionarie, identitarie, nazionaliste e non omologate (rispetto all’editorialmente corretto). E ci si interroga sull’esistenza stessa di una possibile e legittima cultura di destra.

Se per l’avanguardia del politicamente corretto destra e cultura rappresentano una contraddizione logica come bene e male o come sapienza e ignoranza, per la retroguardia della mondanità esisterà pure un autore o un pensiero di destra, ma solo come eccezione alla regola, marginalità culturale, paradosso inspiegato.

In verità, ben al di là degli ambienti di Altaforte e di Casapound, è un fiorire di case editrici fuori dallo Zeitgeist che vivono e crescono nel silenzio e nella censura dei media dominanti. Proprio come un tempo erano contrastati e malvisti dal marxismo culturale egemone, Rusconi, Volpe, le edizioni del Borghese e perfino la prima Adelphi.

Si pensi, tra le tante sigle che potremmo nominare, alla laica Lindau e alla cattolica Fede & Cultura: 2 esempi significativi e convergenti. La Lindau, diretta da Ezio Quarantelli, nasce a Torino nel 1989, ma solo dagli anni attorno al 2000 inizia a far parlare di sé. Pubblica decine di testi l’anno che spaziano dalla letteratura al cinema, dalla storia alla politica, fino alla scienza e alla psicologia.

Sempre, come indica il loro sito, dando voce ad autori “fuori dal coro”. E anch’essa come si usa oggi, per differenziare il mercato e il target degli acquirenti, ha creato dei marchi nuovi che vivono di vita autonoma, come Senza Frontiere, La Fontana di Siloe, Melchisedek e altri minori. Nell’insieme le edizioni Lindau hanno già superato i mille titoli pubblicati. Titoli che di norma i benpensanti non leggono per quel pregiudizio assoluto per cui se uno fa parte di una minoranza culturale certamente non va nel senso della storia (marxianamente inteso). Ovvero: le minoranza etniche, sessuali e nazionali piacciono molto ai progressisti, le minoranze culturali – non conformiste – no.

Nel composito e frastagliato mondo cattolico è sorta a Verona nel 2005 la casa editrice Fede & Cultura, grazie all’impegno e allo zelo apostolico del professor Giovanni Zenone. E la sua casa editrice in soli 15 anni ha sfornato quasi 500 titoli di ispirazione rigorosamente cattolica, senza alcuna subalternità alla secolarizzazione della società né al modernismo interno alla Chiesa.

Letteratura edificante e romanzi imperdibili, come quelli di Benson Chesterton, saggi di politica ed attualità, poesia e scienza, teologia e agiografia, liturgia e mistica, il tutto ad maiorem Dei gloriam.

A questa iniziativa di apostolato e apologetica esplicita, se ne collegano altre dello stesso tenore, come le opere pubblicate da Solfanelli, D’Ettoris, La Vela. Ad esse paiono ispirarsi le nuove collane, dai tratti chiaramente identitari e controcorrente, di edizioni storiche come la Cantagalli, le Edizioni Studio Domenicano, la Ares, Sugarco e varie altre che impreziosiscono la cultura cattolica italiana.

Tutto questo universo editoriale produce migliaia di libri l’anno e sono proprio questi i libri, per usare una formula in voga, “che i mass media del Pensiero Unico non ti farebbero mai leggere”…

Ma la cultura è fatta anche di riviste periodiche e non di soli libri. E fra i periodici che si situano al di là del pensiero dominante, vogliamo nominare almeno 2 riviste di storia che apertamente vanno in senso opposto allo storiograficamente corretto e accettato. Storia in rete, mensile che esce in edicola dal 2005 ed è diretto da Fabio Andriola e Storia Rivista, trimestrale solo per abbonamento, diretto da Adalberto Baldoni e sorto nel 2018.

Si dovrebbero superare le etichette di destra e di sinistra in nome della priorità dei contenuti sulle etichette. Ma come sempre è stato, è il pensiero progressista ad erigere dei muri e a pretendere di dire alla gente cosa leggere e cosa no, quali quotidiano sarebbero in e quali out, e così via. Fino alla cacciata e alla censura di autori e titoli giudicati come pericolosi.

A volte questa censura viene messa in relazione con i roghi di libri del passato. Ma l’accostamento è fallace. Per chi crede nell’esistenza della verità religiosa, la diffusione dell’eresia e della pornografia ovviamente è un male da tamponare. La contraddizione sta tutta dalla parte dei relativisti che prima dicono che la verità nessuno l’ha in tasca, ma poi combattono accanitamente chi entra in concorrenza con loro sul piano delle idee e dei valori. Oggi, per esempio la pornografia andrebbe censurata, sul web e sulla stampa, ma tutti i liberal hanno paura di dirlo… Però vogliono censurare chi propone una politica diversa dalla loro, parlando non di censura, ma di tolleranza (a geometria variabile, però).

Chi non vuole accettare il confronto e non riesce a superare il falso dogma destra = ignoranza sono proprio quei radical chic ultraconservatori che oggi rimpiangono il passato, e si fanno cantori inconsci del “si stava meglio quando si stava peggio”. Già! Che pacchia quando il mondo era diviso in due blocchi e se nell’Urss si poteva leggere solo il verbo di Marx e la letteratura dell’ateismo, nell’Occidente liberal-capitalista cultura voleva dire, pavlovianamente, sinistra, comunismo, psicanalisi, laicismo, progressismo, eccetera…

Ma quei tempi cari signori sono finiti, ed è ora di svegliarsi e leggere quel che scrivono gli autori sovranisti, spiritualisti e identitari. Chissà che forse siano loro i profeti del domani…

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